Almeno venti soldati yemeniti sono stati uccisi oggi in un raid aereo, compiuto dalle forze della coalizione a guida saudita, nel centro di Sana’a, capitale dello Yemen. A riferirlo sono fonti dell’agenzia di stampa Reuters sul posto.
Secondo le prime notizie i militari, alleati con i ribelli Houti che, dopo la destituzione del presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi, ora dominano gran parte del paese mediorientale, si trovavano da ieri in un compound in attesa di ricevere la paga; secondo i residenti si sono udite quattro forti esplosioni in corrispondenza della base, alle quali se ne sono aggiunte altre nei pressi di alcune postazioni militari poco fuori città.
Non si ha notizia di vittime civili, ma le informazioni trapelano con il contagocce e la loro veridicità è comunque spesso difficile da verificare.
Questi attacchi della coalizione internazionale sono spesso diretti contro obbiettivi militari ma sono anche volti a distruggere centrali elettriche e l’intera rete di telecomunicazioni in mano ai ribelli, al fine di impedire il più possibile al nuovo governo, sostenuto dall’Iran e da Hezbollah, di avere collegamenti con l’esterno; scontri si sono registrati poi in corrispondenza di raffinerie ed impianti per l’estrazione del petrolio mentre, pochi giorni fa, alcuni missili Scud sono stati lanciati verso l’Arabia Saudita.
Con questa campagna militare, cominciata il 26 marzo scorso, l’obbiettivo di Riyad è infatti quello di indebolire e rovesciare il regime instaurato dagli Houti sciiti, al fine di restaurare il Governo precedente; il golpe contro Abd-Rabbu Mansour Hadi è avvenuto il 27 gennaio scorso, in seguito alle richieste della minoranza sciita, ignorate dall’Esecutivo, di veder riconosciuti alcuni suoi diritti, come una rappresentanza nell’esercito, nelle amministrazioni regionali e l’assegnazione di 10 ministeri.
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