Fuggita a tredici anni dall’abisso nord-coreano, Yeonmi Park, l’unica della sua nazione, ha commosso la platea, e se stessa, denunciando le atroci violazioni dei diritti umani più basilari commesse nel proprio Paese al Dubiln for the One Young World Summit, che si definisce un “ritrovo globale per giovani leaders di età compresa tra i 18 e i 30 anni”.
L’iniziativa si svolge a Dublino, e si occupa di selezionare alcuni elementi di grande valore delle nuove generazioni così che possano esporre le loro preoccupazioni, critiche e soluzioni ai problemi della realtà quotidiana.
La Park, ventunenne, dalla sua fuga otto anni fa è diventata un po’ un simbolo per le sue persone, gente che, in un modo o nell’altro, è riuscita a fuggire dal regime di Pyongyang, e non si capacita di come, in un mondo occidentale che ogni ventisette di gennaio ricorda le atrocità commesse contro gli ebrei, è di una timidezza disarmante nei confronti dei nordcoreani, carnefici verso il loro stesso popolo.
Le prove del coinvolgimento del regime nella perpretazione di crimini contro la propria gente è, del resto, ormai pienamente assodato. Non sono solo centinaia le fonti da cui ciò si evince, né sono solo le decine di studi e di rapporti internazionali che parlano della Corea del Nord come di uno dei luoghi più in basso in ogni indicatore di qualità della vita, libertà di ogni genere, sperequazione sociale; perfino il profano può attraverso google maps individuare la presenza di decine di campi di concentramento, evidentissimi per la loro peculiare struttura.
Secondo la denuncia della Park, in Corea del Nord non è raro svegliarsi la mattina e trovare cadaveri nel fiume vicino a casa. Per questo si commuove guardando il Royal Canal di Dublino, dove al massimo galleggia qualche bottiglia di plastica. Ella non usa mezzi termini per descrivere gli accadimenti in Nord Corea: è “un”olocausto”, dice. “I corpi delle persone si impilano le une sulle altre mentre marciscono sulle strade e negli ospedali – la maggior parte morte di fame”. Aggiunge: “nessuno se ne preoccupa, perchè ognuno è concentrato per non essere il prossimo”.
Yeonmi Park dimostra di avere ben capito come poter dosare le sue parole per ottenere il massimo effetto, ed è abilissima nelle scelte lessicali. Nelle sue parole si comprende bene, grazie al suo raffronto con l’Occidente, tutta la degenerazione Nord Coreana. In un’intervista con l’Irish Independent, raccontò di come il suo primo ricordo fosse la madre che le diceva neppure di sussurrare, perchè anche i topi e gli uccielli avrebbero potuto sentirle. Anche dunque gli stessi coreani del nord si rendono conto del proprio stato di sorveglianza. La madre della Park ha sempre cercato di proteggerla dalla tirannia del regime, e, a giudicare dal fatto che ora sua figlia è salva in Occidente e si sta facendo un nome per sé, deve aver fatto un ottimo lavoro.
Racconta delle giustificazioni addotte dal regime per i propri crimini: “quando uccidono le persone, si giustificano dicendo che esse erano criminali che tentavano di distruggere il nostro paradiso socialista”. Suo padre fu arrestato per aver contrabbandato metalli alla Cina, sua madre fu incarcerata quando lei aveva nove anni. Rimase sola con la sorella, e specifica che ciò non fu un particolare scandalo per i vicini e gli amici: a nessuno importava di due sorelle lasciate sole, come riportato anche sopra, le persone sono intente a sopravvivere, e a pensare solo a se stesse. Ironico, dal momento che la Corea del Nord si fregia di un socialismo universale che dovrebbe fare dell’altruità il proprio sentimento fondante.
L’intero intervento della Yeonmi Park è visualizzabile su youtube, ed è già abbsatanza virale. La sua speranza, e quella di chiunque sia un minimo informato sul dramma della Corea del Nord, è quella di portare ad azione gli Stati dell’Occidente, così che queste barbarie siano fermate.
Ma, come viene fatto giustamente notare nei commenti in giro per la Rete, settanta anni fa non si entrò in guerra contro la Germania per i suoi campi di concentramento; difficilmente lo si farà ora con la Corea del Nord.