Magazine Diario personale
In fondo sono tutti comunicati stampa. Li leggerò con calma. Si, quando non so. Con calma. Se ci sarà, un momento di calma. Mi accorgo che la mail più recente riporta lo stesso nome di una delle richieste di amicizia di Facebook che ho ignorato e la cosa mi incuriosisce. Ancora con il caffé caldo in mano, decido di aprirla, prima di dedicarmi completamente a tutto il resto.
Si tratta di Valentina, una neomamma che ha due gemelli maschi che portano lo stesso nome dei miei. Però i suoi hanno solo 3 mesi. Si scusa per la mail, sostiene di non essere una stalker. Le credo e vado avanti a leggere. Più leggo più mi accorgo che il cattivo umore può essere cancellato dalle sue parole. Dice che il mio blog l'ha fatta tanto ridere e l'aiuta a sperare. Che quello che scrivo l'aiuta a pensare che un giorno potrà riavere indietro un po' di vita di coppia, un po' di vita sociale. Mi chiedo dove abbia letto tutto questo, ma sono contenta di averla fatta ridere.
Ripenso ai miei primi mesi. A com'eravamo, io, il Papi e i due microbi piccolissimi che piangevano e non ci spiegavano mai perché. Che volevano mangiare, bere, essere coccolati nello stesso momento. Ma mai dormire agli stessi orari, per carità. Ore di veglia continua. Ripenso ai digiuni, alle staffette notturne. Ripenso al mio sguardo annebbiato, che avrebbe confuso facilmente giorno e notte, non fosse stato per il sole e la luna (chissà come fanno i genitori dei gemelli in Lapponia, dove è sempre giorno o sempre notte, a seconda delle stagioni). Penso a quelle passeggiate lunghe, stancanti, snervanti con il passeggino doppio: quando spingevo arrancando per arrivare da qualche parte, ma c'era sempre un ostacolo ad impedirmelo. Penso alle prime febbri, alle prime pappe. Penso a quanto sia stata difficile ogni cosa.
Siamo stati da amici questo weekend. Siamo andati a mangiare al ristorante. Abbiamo cenato a casa, ospiti di una coppia inglese, con tanta altra gente, mentre i nani saltellavano con altri nani nella stanza dei giochi. E noi chiacchieravamo con adulti veri. Quelli che ti offrono "vino o birra?" e che parlano di politica, di calcio, di società. Quelli che ti guardano dritto negli occhi quando parlano e non diventano strabici per cercare di completare una conversazione sbilenca composta da 4 battute controllando contemporaneamente che il nano di turno non smonti la libreria. Siamo andati a dormire a mezzanotte e l'indomani ci siamo svegliati alle 10, tutti e quattro, perdendoci perfino la colazione in hotel. Abbiamo fatto cose che sembravano impossibili, pochi mesi fa. Ci siamo anche sciroppati una decina di ore di macchina senza lamentarci (troppo).
No, non crescono velocemente, i gemelli. Si fa fatica ogni istante che passa. Ogni istante è così densamente vissuto e faticoso che sembra lungo un giorno.
Non voglio illuderti, Valentina. Però è vero quello che dicono tutte le mamme di gemelli: tieni duro perché è tutto in discesa. Ogni tanto ti sembrerà impossibile, ma passa. Ogni tanto ti sembrerà di aver fatto due passi avanti, ma non temere, ne farai uno indietro, subito dopo. E' la crescita, funziona così (anche per prenderci un po' in giro).
Verso le dodici una mia cara amica mi ha detto che aspetta un altro bambino. E io sono stata felice per lei, ma di una felicità confusa. Sono stata catapultata indietro, un'altra volta. Sono stata catapultata a quando io e lei confrontavamo le nostre tette, alla prima gravidanza comune (soddisfazioni che non si dimenticano). Questa volta ho provato nostalgia (anche un po' per le tette). A me non capiterà più, quel turbinio di sensazioni. Non misurerò più con lo sguardo e le mani la pancia che cresce a dismisura. Un po' mi manca, questa mancanza. Mi sta scomoda questa consapevolezza. Eppure, dopo quello che ho passato, so che è meglio tenermi la nostalgia senza rimpianti. Perché non ho più le energie necessarie, per ripassarci. Anche se, nel caso arrivasse solo un fagottino, sarebbe una passeggiata per me dopo il ciclone che ho attraversato. Il problema è che non mi sono rimaste più energie. Nessuno potrà mai capire davvero perché. Solo tu, Valentina, forse capirai. E un'altra mamma di gemelli, come te.
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