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Yoani sanchez: "il blog unico modo per farmi ascoltare"

Creato il 30 aprile 2013 da Afrodite
Ha la forza tranquilla di chi è abituato a vederne di tutti i colori... Figuriamoci se le fanno effetto le contestazioni di qualche rifondarolo mimetizzato dietro a una nuvola di bandiere rosse!
Un po' di più la turba la veemenza con cui una sua compatriota, oltretutto sua omonima, la accusa di essere una voce isolata contro decine e decine di cubani devoti al regime di Castro, ma riesce comunque a mantenere la calma senza mai perdere la fermezza.
 Ecco sì, ascoltando la blogger e dissidente cubana Yoani Sanchez viene spontaneo pensare a quello che raccomandava quell'icona mai impallidita del Che di essere "forti, ma senza perdere la tenerezza".
Le contestazioni l'hanno seguita nel suo tour italiano: Perugia, Torino e oggi anche Monza, in Brianza.
La sala del "Manzoni" è piena solo a metà per questo appuntamento organizzato dal settimanale locale "Il Cittadino". Molti i latinoamericani presenti tra il pubblico, tra cui un nutrito gruppo di cubani in esilio.
Yoani parla, intervistata da Gordiano Lupi, traduttore ufficiale del suo blog, Generacion Y (http://www.lastampa.it/Blogs/generacion-y), ospitato sul sito del quotidiano torinese La Stampa.
"Cuba è il paese con il più basso numero di accessi Internet - dice la blogger, inserita da Time tra le cento personalità più influenti al mondo - Il governo sostiene che a essere connesso è il 20%, ma si tratta di una cifra gonfiata: in realtà è solo il 3% a collegarsi, se non si considerano gli accessi alle Intranet controllate dal regime".
E se vi sembra strano che in un paese così una donna di 37 anni decida di aprire un blog per fare opposizione, lei risponde che "era l'unica possibilità che avevo di farmi ascoltare, perché né la Tv né i giornali  avrebbero mai dato spazio alle mie opinioni".

YOANI SANCHEZ:

Monza: la blogger cubana Yoani Sanchez (seconda da sinistra)  durante l'incontro al teatro Manzoni 


Per portare avanti le sue battaglie Yoani utilizza anche i social network, in particolare Twitter.
"Su oltre 11 milioni di cubani solo 123 lo usano - afferma la blogger - Però è importante, perché in questo modo le notizie vengono riprese dalla stampa internazionale e da questa rimbalzano di nuovo nell'isola attraverso le telefonate o gli sms degli esuli. Così la stampa ufficiale è costretta a parlare di cose di cui altrimenti avrebbe taciuto".Per l'icona dell'anticastrismo non tutto è negativo a Cuba, "ci sono luci e ombre. La scuola e la sanità sono gratuite, ma questo impedisce che si possano avanzare critiche. La gente è alfabetizzata, ma non può scegliere che cosa leggere".A chi le chiede quando Cuba riuscirà a liberarsi da un regime che la domina da oltre cinquant'anni, risponde ironicamente di non essere Nostradamus. Ma ci sono due dati di fatto che fanno ben sperare chi come lei ne auspica la fine: la società civile, che è molto cresciuta in consapevolezza negli ultimi anni, e il venir meno degli aiuti venezuelani dopo la morte di Chavez.
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