- Anno: 2015
- Durata: 118'
- Distribuzione: Medusa
- Genere: Drammatico
- Nazionalita: Italia, Francia, Svizzera, Gran Bretagna
- Regia: Paolo Sorrentino
- Data di uscita: 20-May-2015
È stato accolto con un lungo applauso il film di Paolo Sorrentino a Cannes in occasione della proiezione ufficiale con il pubblico della kermesse. Youth – La giovinezza, che dalle immagini del trailer faceva pensare a una sorta di sequel ideale de La Grande Bellezza, in realtà e per fortuna non ha niente a che vedere con il suddetto lavoro. La non-azione si svolge in una casa di cura in Svizzera. Michael Caine è Fred Ballinger, un famoso compositore ora in pensione da tutti ricordato per il suo capolavoro Simple Songs. Invitato più volte dalla regina a dirigere questo brano per lei, Fred si rifiuta adducendo motivi personali. Insieme a lui nella casa di cura si trova l’amico Mick (Harvey Keitel) e la figlia Leda (Rachel Weisz), sua assistente a tempo pieno e moglie del figlio di Mick. Una serie di creature sorrentiniane danno il loro contributo alla narrazione: Paul Dano nei panni di un attore alle prese con un personaggio da interpretare, la venerea Miss Universo (Madalina Diana Ghenea) che si rivelerà più intelligente di quanto aspettato, un istruttore di arrampicata che ha una cotta per Leda, la popstar Paloma Faith nei panni di se stessa, l’attrice Jane Fonda in arrivo da LA per scoraggiare Mick a girare il suo ultimo film-testamento.
Sorrentino conferma ancora una volta lo stile elegante e poetico nel muovere la macchina da presa, che ruota ora attorno alla preda, sceglie poi angolazioni ricercate per incorniciare immagini straordinarie, immortala volti che anche solo guardando in camera raccontano storie. Youth – La giovinezza racconta di una giovinezza imprigionata in ricordi ormai dimenticati, di una giovinezza che ora si può solo godere di riflesso con gli occhi sempre ammaliati dai corpi statuari delle donne del centro. Mick è un regista “di donne” (viene in mente Fellini in più di una occasione) che sta invecchiando, Fred un compositore che si rifiuta di dirigere da quando la moglie non è più al suo fianco. Insieme parlano e si commentano nell’illusione di raccontarsi solo le cose belle, danno voce a dialoghi brillanti sulla contingenza e sull’impossibilità di afferrare la bellezza, nel ricordo e nel presente.
Lo sfarzo vacuo de La Grande Bellezza è svanito insieme alla giovinezza di Mick e Fred, e ciò che rimane in Youth – La giovinezza è un noioso centro di cura dove nulla accade più alla popolazione che lo abita, a cui non rimane che una verbosa considerazione esistenziale che evita scientemente di parlare dei fondamentali dell’esistenza stessa. Persone intrappolate in quell’unico personaggio ricordato dal grande pubblico tanto odioso a loro stesse, i protagonisti di Youth – La giovinezza sembrano corpi abbandonati dalla vita che si trascinano nell’apatia della loro quotidianità piatta.
Sorrentino immortala un momento particolare dell’essere umano, quello in cui la giovinezza è solo un’immagine indecifrabile, e a tal momento esistenziale dedica un linguaggio visivo pacato, fatto perlopiù di staticità e non di mirabilie stilistiche (che tuttavia non mancano). Piazza San Marco allagata in una Venezia notturna che Fred raggiunge in sogno incrociando il corpo voluttuoso di Miss Universo che lo sfiora soltanto, la sequenza di Dano vestito da Hitler, il confronto di corpi-stadi dell’esistenza in piscina, Jane Fonda che si dimena in aereo, sono alcune tra le immagini eloquenti che vale la pena menzionare e che rendono vibrante ed esteticamente estatico un film che nella sua totalità non raggiunge i livelli de L’uomo in più o Le conseguenze dell’amore.
Si può raccontare l’orrore o il desiderio, Dano/Hitler dice quando ammette a se stesso di non poter accettare questo ruolo. Tutti gli abitanti di Youth – La giovinezza vivono in bilico tra orrore e desiderio, l’orrore del viale del tramonto o dello stallo e il desiderio di ritornare a vivere, ma solo ad alcuni Sorrentino regala una seconda giovinezza.
Francesca Vantaggiato