Se credevate che mi fossi data alla latitanza, facendo perdere le mie tracce, trasferendomi dall’altra parte del mondo, eliminando ogni collegamento con la mia madre patria vi siete sbagliati di grosso.
Purtroppo sono ancora qui, non ho ricevuto la proposta di un lavoro da sogno che mi permetta di svegliarmi alle undici e di stare lontano dal prossimo e mi sto a stento riprendendo da un’allegra estate passata a formulare liste sulla gente che dovrebbe obbiettivamente morire e su quali capi d’abbigliamento in gioventù avrei dovuto acquistare per essere ora una fashion blogger in modo da potermi svegliare alle undici e stare lontano dal prossimo.
Ed ora, in modo brutale e senza soluzione di continuità, ecco il mio post.
Dopo il grande e immeritato successo e soprattutto dopo la grande, immeritata e terrificante! diffusione su youtube che stanno avendo i video fatti per strada coinvolgendo i passanti, un muto e violento terrore mi assale ogni volta che esco di casa. Innanzitutto il sentimento di paura cieca e mostruosa nasce già quando devo prepararmi per uscire: ormai anche per andare a comprare le cartucce della stampante (cosa che in realtà non ho mai fatto, ma lo scrivo lo stesso perché mi piace dare un’immagine di me tecnologica e sempre al passo coi tempi, e inoltre ricordiamo che per questi compiti esistono i fratelli maschi, fedeli vassalli del mondo informatico) dicevo, anche per andare a comprare le cartucce della stampante faccio molta attenzione ai dettagli del mio outfit: di solito scelgo una maglia very easy, di tendenza, magari con qualche scritta arguta o che faccia comunque riferimento ad un impegno sociale o a un alto ideale sociale e civile. Per il trucco opto per un tono molto leggero e fresco e faccio molta attenzione a non avere residui di prezzemolo tra i denti.
Le cuffie enormi che avevo si sono rotte, ma le metto attorno al collo per dare quell’aspetto metropolitano che non ti aspetti e per le scarpe uso dei comodi sabot perché tanto non verranno inquadrate. Anche se ogni tanto il dubbio m’assale.
Una volta in strada, per ogni volta che giro l’angolo avverto forti palpitazioni e quando da lontano intravedo ragazzi che filmano cose con il loro cellulare, man mano che mi avvicino a loro, proprio come una Don Abbondio moderna, esamino attentamente tutte le vie di fuga e le scuse plausibili finendo sempre per dirmi che se il destino mi riserva un’intervista che finirà su youtube devo fieramente accettarla perché è questa la strada che è stata scelta per me.
Confesso che tutto questo lavoraccio purtroppo e per fortuna non è mai servito a nulla, dal momento che nessuno mi ha ancora intervistato facendomi domande idiote o teso scherzi di pessimo gusto. Nessuno mi è ancora venuto incontro con un bicchiere urlando “Biv! Aggià capì si m’ poss’ fidà e te!”, nessuno mi è ancora venuto a scorreggiare addosso, nessuno mi ha ancora teso il tranello della banconota fissata al filo di nylon.
In compenso però, quando ieri l’altro un signore mi ha chiesto le indicazioni per la stazione, temendo che sotto il suo aspetto da indifeso vecchietto si nascondesse un youtuber spietato in vena di stilare classifiche sulle città più simpatiche e giocherellone d’Italia, ho risposto cantando e improvvisando un balletto che il treno dei desideri nei miei pensieri all’incontrario va.
Lui mi ha guardato schifato, ha sputato a terra e ha continuato per la sua strada.
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