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YUPPI DU (1975) di Adriano Celentano

Creato il 25 gennaio 2009 da Close2me
YUPPI DU (1975) di Adriano CelentanoChe Celentano adori il cinema, con le sue sfumature e le sue immense potenzialità, è ormai attestabile come verità assoluta, inconfutabile.
Al molleggiato si deve soprattutto il pregio di aver compreso che le regole narrative del cinema non sono poi così rigide, necessarie solo per chi si considera mero esecutore di rappresentazioni convenzionali, ma in sostanza aperte ad innumerevoli sovversioni di sorta: stravolgimenti di messa in scena e montaggio che solo pochi fortunati visionari si sono potuti permettere (un po’ per lo status di personaggio raggiunto, un po’ perchè recidivamente irresponsabili).
"Un musical della gioiosa rivolta contro povertà e ingiustizie sociali, morti bianche e veleni che inquinano corpi e pensieri. La storia, ispirata a un fatto di cronaca, racconta dell’apparizione di Silvia (Charlotte Rampling), creduta morta e in realtà fuggita con un ricco milanese, mentre nel frattempo suo marito Felice (Adriano Celentano) si è risposato con la dolce e bellissima Adelaide (Claudia Mori). La felicità può essere in una casa-palafitta, in un umido antro sotto un ponte piuttosto che nella vita nella sontuosa Milano dell’apparenza e dello smog. Storia di crudeltà e disillusione, con il sentimento che si fa commercio. Metafora della modernità e delle sue tentazioni. L’antidoto è Felice che riuscirà a fare dei fumi chimici, dell’avidità e degli abusi una parabola d’amore." (Comingsoon.it)
Servirebbe immaginare il pubblico del tempo in sala, con molta probabilità intimorito da tanta poetica freak-apocalittico-ambientalista eppure totalmente travolto dalla passione sperimentale con cui il cantante ha trasfigurato i temi a lui cari. Il rischio di volare (almeno nella messa in scena) troppo alto portò di conseguenza ad un imprevisto successo d’incassi e di critica: caso unico per un film italiano dalla natura platealmente eccentrica, sfuggente, inclassificabile.
Un’opera rock nata cult fin dal manifesto iconografico – ritraente uno stilizzato Celentano con le braccia aperte, volte a disegnare un ipotetico gabbiano in volo – riconfermandosi poi tale in numerose, inclassificabili ed originalissime sequenze della storia: dialoghi fuori campo "percepiti" dai protagonisti, improvvisi momenti musical, un’estetica steampunk ante-litteram che ancora adesso fa rabbrividire con il suo drammatico disincanto.
Il film, a seguito del passaggio cinematografico, non fu mai editato (per volere dello stesso autore) per il mercato video e conobbe solo 4 storici passaggi televisivi sulle reti Mediaset. Nel 2008 in occasione della 65a "Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia" è stata finalmente presentata una versione restaurata dell’opera, con modifiche di montaggio e differenti elaborazioni audio/video che, comprensibilmente, ha scontetato i fan più fedeli (fatto piuttosto grave, se si tiene conto che la successiva uscita in DVD non è accompagnata dalla versione originale). Onore infine a Charlotte Rampling e Claudia Mori, le cui bellezze inondano di luce e colore l’intera storia.  
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