Fuori dal tunnel
Ha probabilmente ragione Rick Strassman, autore di “DMT, the Spirit molecule”, quando asserisce: “Non c’è nulla nei regni dello spirito che sia intrinsecamente buono. Ci sono certamente forze spirituali oscure.” (Hancock, Sciamani, p. 652). Queste forze spirituali oscure possono cambiare nome (Arconti nel Quarto vangelo e nella Gnosi, Principati e Potestà in Shaul, Asura nella tradizione mazdea, demoni in quella cristiana, ginn nell’Islam, alieni ostili nell’ufologia etc.), ma sono dissimili denominazioni e differenti parvenze dietro cui si celano presumibilmente le stesse entità predatrici. I contesti culturali modellano le percezioni di una realtà che è occultata dai fenomeni.
Ci si chiedeva: che cosa cercano queste creature? Sembra siano particolarmente interessate al genoma umano: il D.N.A. silente, stando alle ipotesi di alcuni ricercatori, è una sorta di archivio in cui sono contenute informazioni ancestrali. Non sappiamo quali siano le informazioni né chi le abbia introdotte: a tutt’oggi il D.N.A. silente (il 90 per cento circa del codice) è un enigma. E’ assodato che non è funzionale alla sintesi proteica cui presiede il 10 per cento circa della macromolecola. Potrebbero gli Altri essere al corrente che il genoma “non attivo” è un ponte verso dimensioni iperfisiche, uno strumento utile per varcare la soglia della sfera empirica ed astrale? Qui entra in gioco la Bioingegneria, considerata come il tentativo di manipolare il D.N.A. con lo scopo di carpirne un segreto che riguarda la continuazione della vita o l’accesso a regioni off limits…
“L’oceano del soprannaturale – osserva Graham Hancock – è vasto ed infido. Non è possibile navigarvi senza mappe. Ovunque sia possibile, si dovranno cercare punti di riferimento da cui dedurre le proprie coordinate”. E’ così: questo oceano immenso circonda la piccola isola che è la vita terrena. Acquisire un’ottica spirituale significa non solo interrogarsi sulla natura dell’iperuranio, ma pure provare a comprendere quale possa essere la via d’uscita. E’ necessario costruire la zattera che ci consenta di affrontare le insidie del mare incognito per approdare indenni nel continente dell’eternità. E’ dunque, nel senso più profondo, una questione di coscienza.
Qual è la via della liberazione che, come è consigliato da molti saggi, deve essere individuata durante la breve e tormentosa esistenza terrena? Per nascere, bisogna morire: gli antichi riti misterici insegnavano che l’adepto doveva morire alla sua vecchia vita, spogliarsi dell’involucro grossolano e delle illusioni, se intendeva entrare nel mondo vero, uscendo dal carcere del tempo. La meditazione, le pratiche ascetiche, in primis il digiuno, particolari danze, l’assunzione di sostanze psicoattive… sono sempre state reputate i percorsi privilegiati. Eppure non siamo sicuri siano sufficienti né è certo che la morte del corpo combaci, ipso facto, con l’emancipazione. Lunghe, sinistre ombre si proiettano sulle plaghe oltre il sipario che chiamiamo “realtà”…
Nota di bibliografia ragionata.
L’idea per questo articolo è scaturita specialmente dal corposo ed eccellente testo di Graham Hancock, “Sciamani”, Milano, 2006, passim. A questo titolo rinviamo per ogni approfondimento e per le fonti dirette, libri di paleontologia, antropologia, storia delle religioni, botanica, chimica ed ufologia. Sono stati anche compulsati gli articoli di Nigel Kerner, uno dei pochi ufologi che correla le interferenze aliene alle concezioni ed agli “avvertimenti” della Gnosi antica, incluso il Quarto vangelo. E’ uno studioso il cui approccio sentiamo, soprattutto per questo motivo, congeniale. Circa gli abitanti del mondo astrale, abbiamo consultato Carlo Splendore, “L’uomo e l’aldilà”. Il cross over tra xenologia e tradizioni esoterico-sciamaniche è il tema saliente del saggio scritto da Enrica Perrucchietti, “Il fattore Oz”.
APOCALISSI ALIENE: il libro