A cura di Alice Radice.
Tratti del viso duri, che tradiscono le sue origini slave. Sguardo tagliente e sfrontato di chi è convinto di essere il numero uno e fisico prorompente. Caratteristiche fisiche del tipico cattivo, uno di quelli che se incontri per strada abbassi gli occhi e trattieni il fiato, sperando di non imbattertici mai più. Solo a guardarlo Zlatan Ibrahimović, attuale attaccante del PSG, mette una certa paura.
Zlatan nasce a Malmö il 3 ottobre del 1981 da padre bosniaco e madre croata. La sua carriera calcistica inizia da giovanissimo, all’età di dieci anni infatti entra a far parte della FBK Balkan, in cui milita fino al 1995, anno in cui viene acquistato dalla squadra della sua città, il Malmö FF, per la quale gioca sia in Allsvenskan, prima divisione, che in Superettan, seconda divisione. La sua storia al Malmö, durata sei anni, si conclude con un tabellino di 40 presenze e 16 gol, un numero comunque ragguardevole per un ragazzino.
Le sue prestazioni decisive lo mettono in luce e, nel 2001, Leo Beenhakker, l’allora allenatore dell’Ajax, vede in lui un grandissimo potenziale e decide di portarlo nella sua squadra ad Amsterdam, pagandolo ben 7,8 milioni. Debutta con l’Ajax ai preliminari di Champions League l’8 agosto del 2001. Nel corso della stagione Ibrahimović gioca 33 partite e segna 8 gol, aiutando la squadra a vincere il campionato olandese, la Coppa d’Olanda e la Supercoppa d’Olanda. Durante quell’anno il giocatore esordisce per la nazionale maggiore svedese (6 gol in 7 partite durante le qualificazioni per l’Europeo). Dalla stagione successiva, 2002/2003, ingrana la marcia giusta marcando ben 21 gol in 42 presenze totali e, l’anno successivo, vince nuovamente il campionato olandese. In totale con l’Ajax può vantare 46 reti per 106 partite.
Le sirene di mercato estere iniziano così a suonare per il ragazzaccio di Malmö che, nel 2004, viene acquistato dalla Juventus per 16 milioni di euro. Diventa ben presto insostituibile per il gran numero di marcature decisive che mette a segno sin dall’esordio (35 presenze e 16 gol), aiutando la squadra a vincere lo scudetto (in seguito revocato per lo scandalo di calciopoli). Ibra però, oltre che per incantevoli capacità calcistiche, si mette in mostra anche per il suo famoso caratteraccio (da ricordare il pestone a Cordoba e la testata a Mihajlovic), costante che lo accompagna per tutta la sua carriera. Nonostante il suo secondo e ultimo anno alla Vecchia Signora sia meno brillante, riesce comunque a vincere con la squadra un altro scudetto (anch’esso successivamente revocato). In totale con la Juve conta 92 presenze, 26 gol e 17 assist. Sempre durante il 2004, Zlatan è impegnato anche con la sua nazionale. In particolare risulta incisivo per la qualificazione della Svezia ai quarti di finale degli Europei, senza riuscire però ad agguantare la semifinale.
Nel 2006, dopo lo scandalo di calciopoli, come molti suoi colleghi, lascia la Juventus che retrocede in Serie B. E’ l’Inter di Roberto Mancini ad aggiudicarsi il giocatore per quasi 25 milioni. Con i neroazzurri vince subito la Supercoppa italiana e a fine stagione lo scudetto con diverse giornate di anticipo, collezionando 27 presenze, 15 gol e 8 assist.
Numeri da campioni, che lo portano ad essere sempre più al centro dell’attenzione mediatica. Anche durante la stagione successiva si conferma punto fermo dell’Inter; ancor di più nella stagione 2008/2009 in cui si accaparra il posto di centravanti titolare per Mourinho, allenatore per il quale l’attaccante nutre grande stima. È proprio questo il suo anno migliore da quanto è in Italia, colleziona 45 presenze, 29 gol e 10 assist in totale, laureandosi capocannoniere del campionato e ricevendo inoltre svariati premi, quali l’Oscar del calcio AIC come miglior giocatore, miglior straniero e miglior gol. Meno consistente nel 2006 la sua prestazione ai mondiali con la Nazionale (da cui si allontana fino al 2007), che conclude con l’eliminazione agli ottavi e zero gol segnati. È nel 2008 poi che indossa per la prima volta la fascia da capitano della Svezia, che manca però la qualificazione ai mondiali del 2010.
Nonostante dichiarazioni di amore verso l’Inter, si sa, a Zlatan non piace militare nella stessa squadra per troppi anni. Nel 2009 decide infatti di trasferirsi in una delle più grandi squadre europee, il temuto Barcellona, che lo paga 46 milioni di euro più Samuel Eto’o all’Inter come contropartita. Il bilancio del primo e ultimo anno di Ibra in Spagna è buono da un punto di vista di numeri e titoli: 21 reti e 10 assist in 45 presenze, Supercoppa di Spagna, Supercoppa UEFA , Mondiale per Club e Primera Divisiòn. Ma l’attaccante non sembra nutrire un particolare feeling con il direttore tecnico del Barcellona, Pep Guardiola, motivo per il quale cambia ancora una volta squadra.
Attirando su di sé non poche lamentele e offese (prevedibili e comprensibili), sbarca al Milan, acerrima nemica della sua vecchia Inter. Il Barcellona lo cede ai rossoneri in prestito con diritto di riscatto fissato a 24 milioni.
Il suo esordio con la maglia rossonera, avvenuto nel settembre del 2010, non è esattamente memorabile, sbaglia infatti un calcio di rigore colpendo il palo, contribuendo così alla sconfitta. Ma Ibra non è certamente uno che si abbatte. Il palo colpito sarà solo un vago ricordo. Da campione affermato quale è, come ha fatto per ogni squadra per cui ha giocato, fa brillare gli occhi dei tifosi a suon di gol e assist (in 41 presenze 21 reti), aiutando la squadra a vincere lo scudetto dopo diversi anni di astinenza. La stagione seguente si riconferma e, anzi, fa ancora meglio. Vince ad agosto 2011 la Supercoppa italiana, dove segna il gol del momentaneo pareggio. Continua con la stessa marcia fino a fine campionato, rendendosi però protagonista anche per atteggiamenti sbagliati in campo, in perfetto stile Ibra d’altronde. A fine stagione le reti totali ammontano a 35 in 44 partite, 28 delle quali in campionato, che lo incoronano capocannoniere. Nonostante le sue impeccabili prestazioni, il Milan non riesce a vincere lo scudetto per il secondo anno consecutivo, scavalcato nel finale dalla Juventus.
Nonostante l’intenzione dell’attaccante sembri quella di rimanere, il 18 luglio del 2012 si trasferisce in Francia al PSG, firmando un contratto stellare di circa 14 milioni di euro, che lo porta ad essere il secondo giocatore più pagato dopo Eto’o (20 milioni). Altro paese, altra sfida, stesso Ibrahimovic. Anche in Francia segna da subito con costanza, aiutando la squadra a vincere il campionato. 47 presenze e 35 reti, questi sono i numeri impressionanti che può vantare lo svedese, che lo portano a laurearsi capocannoniere delle Ligue 1. In questo stesso anno si qualifica miglior marcatore della propria Nazionale durante gli Europei, ma senza una degna squadra alle spalle il risultato non può che essere deludente, la Svezia infatti viene eliminata al primo turno.
Durante la stagione corrente, 2013/2014, Zlatan dà il meglio del meglio. Nonostante non sia ancora conclusa, si può definire la sua migliore stagione di sempre, anche in Champions, in cui realizza 10 gol in 6 presenze. In totale, in 38 presenze 38 sono le reti siglate da Zlatan, un gol a partita. Per ora. Viene inoltre premiato con il FIFA Puskás Award, ovvero miglior gol dell’anno, per una splendida rovesciata da trenta metri di distanza. Una delle tante perle offerte dal giocatore. Uno dei tanti premi individuali vinti; da segnalare per esempio gli 8 Guldbollen (pallone d’oro svedese) e le ripetute presenze nel UEFA Team of the Year.
Da un punto di vista tecnico, Ibrahimović può essere impiegato sia da prima che da seconda punta, il suo talento è così enorme che risulta devastante in ogni caso. Ha una potenza impressionante, caratteristica che lo rende temibile per le punizioni e i calci di rigore, che raramente sbaglia, grazie anche alla spietata freddezza con cui calcia ogni singolo pallone. Il suo fisico prorompente (195 centimetri per 95 kg) lo aiuta nella protezione della palla, nello scontro diretto con l’avversario. Ottimi i suoi dribbling e gli scatti, così come la sua visione di gioco, che lo rende un abilissimo assist-man, oltre che un pericolosissimo e glaciale finalizzatore.
Insomma, Zlatan Ibrahimović, statistiche alla mano, è un campione ormai affermato. Che stia simpatico o meno, non si può non affermare che sia un fenomeno vero, uno dei migliori al mondo, probabilmente nei primi cinque.
E’ uno di quelli che la natura ha graziato con una splendida tecnica individuale e una classe infinita. Zlatan segna tanto e con costanza, ha vinto quasi tutto (gli manca solo la Champions) e sempre con merito e, come se non bastasse, molti suoi gol sono delle assolute perle, quei tipi di gol che guardi e riguardi su YouTube per la loro straordinaria bellezza spiazzante. Perché questo fa Ibrahimović: spiazza. Lo fa con tutti, allenatori, compagni, avversari e tifosi, lascia tutti a bocca aperta. È uno dei classici giocatori che spaccano la critica a metà, uno di quelli che se hai in squadra ami e se ci giochi contro odi. Non ha mezze misure, nemmeno nel suo comportamento in campo, spesso arrogante e pretenzioso, carico di agonismo e determinazione, è prendere o lasciare. Forse è proprio questo il suo punto di forza più grande. È semplicemente Ibra. E, per la fortuna di tutti gli amanti del calcio vero e spettacolare, sembra non sentire sulle spalle il peso dei 34 anni. Come il vino, invecchiando migliora.