PC - PS3
TESTATO SU
PS3
Genere: Sparatutto
Sviluppatore: Padaone Games
Produttore: Moonbite Games
Distributore: Digital Delivery
Lingua: Inglese
Giocatori: 1
Data di uscita: 22/01/2014
Tanti easter egg simpatici inizialmente... ... Ma fin troppi che tentano di nascondere la pochezza ludica del titolo
Prezzo non proporzionato al prodotto
Un repellente videoludico anche per i fanatici del trash
Nel corso della nostra vita da videogiocatori spesso, e sfidiamo chiunque voglia sostenere il contrario, ci siamo trovati a leggere o ascoltare delle interviste agli sviluppatori di vari generi videoludici mentre sostenevano che il loro prodotto uscente sarebbe stato l’apice del divertimento o lo sconvolgimento del genere horror, oppure, un’avventura esaltante e coinvolgente pronta per essere vissuta. Ancora più spesso, però, siamo rimasti delusi dal tentativo poco riuscito di creare hype per un videogioco che alla fine si è poi rivelato insipido o peggio, un clone di un altro titolo. Nel caso di Zombeer possiamo dire che non ci sono state sostanziali sorprese sotto il punto di vista stilistico del genere, di fatto proprio gli sviluppatori, i ragazzi di Padaone Games, hanno cercato di far intendere immediatamente che Zombeer non era un classico FPS horror come se ne vedono tanti, ma un prodotto a modo suo innovativo e strano, che tenta di farci ritornare alla mente quei videogiochi in prima persona che tanto ci hanno divertito da fanciulli.
Non parliamo certo di shooter che si sono fatti prendere sul serio, sempre parlando di contenuti, magari come Serious Sam, dove vedere cadaveri urlanti senza testa era cosa più che legittima, quasi un marchio. Insomma, Zombeer a detta dei suoi creatori doveva essere un “hilarious shooter” dove il nonsense predomina, in un’avventura di per sé lineare e poco approfondita, ma che indubbiamente ci farà sorridere di tanto in tanto. Sotto certi aspetti possiamo dire che siamo rimasti piacevolmente sorpresi ma sotto tanti altri, forse, è stato tentato troppo per sopperire ad innumerevoli mancanze. Ma andiamo per gradi e analizziamo più in profondità questo videogioco tanto particolare.
NON MORIRAI DISIDRATATOSvegliatosi accasciato sul bancone di una bettola più che caratteristica, il protagonista verrà subito lanciato nel vivo dell’azione. Dopo pochi secondi dalla piccola introduzione che ci illustra bene o male la nostra missione e le nostre priorità, saremo già pronti a colpire (mortalmente) con un dildo di gomma gli zombie che infestano la città. Noi, giovani e baldi quali saremo, avremo l’obbligo morale di andare a recuperare la nostra ragazza resasi una vittima volontaria del rettore universitario che, da quello che si lascia intendere dall’introduzione, dopo qualche smanceria è riuscito a conquistare il cuore della nostra bella, furente con noi per averla abbandonata al suo destino e non averla accompagnata ad un appuntamento perché troppo presi a sbronzarci con la Zombeer. Quest’ultimo, come suggerisce il nome è una sorta di birra, un alcolico che ha molteplici effetti collaterali e non, che saranno più che visibili a schermo. Infatti il nostro bell’addormentato, in un momento della sua vita o semplicemente durante la pennichella nel bar, è stato morso da uno Zombie che lo ha giustamente infettato. Con l’aiuto della Zombeer dovremo cercare di tenere a bada l’infezione senza mai esagerare. Grazie ad una barra dello status sullo schermo potremo tenere sott’occhio il progredire della malattia che quando arriverà al suo apice ci tramuterà in un cadavere ambulante di prima categoria; utilizzando la nostra “medicina”, al contrario, avremo la possibilità di continuare l’avventura a patto che non si esageri, perché essendo comunque una bevanda alcolica la Zombeer ci farà prendere una bella sbronza del sabato sera se non berremo con moderazione, causando una progressiva difficoltà nell’intercettare i nemici a schermo e a procedere in linea retta.
Superato il breve tutorial che ci vedrà semplicemente uscire dal pub e darci all’alcolismo, con la nostra “arma” stretta in pugno procederemo attraverso cunicoli caratterizzati in modo singolare, e tenete bene a mente la parola “singolare”, perché tra le promesse fatte dagli sviluppatori era saltato fuori che il gioco “più pazzo di sempre” fosse condito con easter egg a sfondo videooludico e non. Di fatto sono stati inseriti in maniera più che palese una mole gigantesca di piccole e grandi chicche che riportano alla mente giochi, film e libri che con Zombeer non hanno niente a che spartire. Solo nelle prime due ore di gioco abbiamo contato circa venti easter egg tutti differenti, cose piccole o grandi che balzano all’occhio anche al giocatore meno interessato, soprattutto per il fatto che la poca ampiezza degli scenari porta chi gioca ad imbattersi in ogni genere di sorpresa anche procedendo a testa bassa verso il prossimo checkpoint. Vi riportiamo una piccola manciata di esempi giusto per darvi un’idea. Procedendo spediti, subito dopo aver terminato il tutorial, ci troveremo davanti ad una sorta di corridoio dallo stile minecraftiano. Lì per lì ci siamo trovati spiazzati, chiedendoci cosa ci stesse a fare un prato a cubetti in mezzo ad una città invasa da zombie, ma senza rimanere troppo a lungo abbiamo superato l’ostacolo per ritrovarci in un secondo corridoio, un vicolo cieco dove un tubo verde emergeva dal pavimento. Saltando dentro quel tubo ci siamo trovati nel mondo di Super Mario. Anche qui lo sconcerto c’è stato, ma ammettiamo di aver sorriso, in fondo anche se privi di senso questi easter egg ci sono sembrati azzeccati in un contesto di per sé fuori dalle righe. Purtroppo, il fattore stupore ha trovato la sua fine quando ci siamo resi conto che ad ogni angolo che superavamo, ad ogni stanza che liberavamo da un manipolo di zombie, più simili a bambole gonfiabili che a cadaveri, gli easter egg erano costantemente presenti, con una cadenza più che regolare, tanto da averci quasi seccato. Se inizialmente cercare le curiosità dei vari scenari era stata una sorpresa, col passare dei minuti era diventato fin troppo eccessivo e si potevano scorgere: il fumo nero di Lost che ci tagliava la strada dentro ad un condotto di aerazione, il Necronomicon, famoso (ed inventato) testo oscuro reso famoso dai racconti Lovecraftiani; la testa in salamoia del pupazzo del film Saw ed il simbolo del Joker disegnato sul muro di una strada. Insomma, siamo consapevoli che l’inserimento di easter egg nei prodotti videoludici sia una cosa divertente ed un valore aggiunto per i giocatori più incalliti, ma inserendole senza ragione in un ambiente non esplorabile risulta alla lunga uno snervante tentativo di sopperire alle mancanze di un gioco che non ha davvero niente di divertente e di originale da offrire al giocatore. E poi, come si dice: il troppo stroppia!
Pad alla mano ci siamo trovati piuttosto in difficoltà nel colpire i nemici con il nostro “randello” di gomma e successivamente con armi originali e divertenti per via di una totale mancanza di feedback dopo un colpo, chiaramente andato a segno. I movimenti del giocatore sono fluidi, ma ancora più fluidi e veloci sono i movimenti dei nemici che nonostante non tentino strategie particolari saranno impossibili da seminare o da aggirare durante gli scontri più frenetici o durante la risoluzione di enigmi che comportano il nostro costante spostamento all’interno di arene invase da morti viventi. I modelli dei nemici sono davvero particolari, come già detto poco sopra, più che zombie assomigliano a sproporzionate bambole gonfiabili che con la loro testa a lampadina ed i particolari del viso non ben dettagliati ci correranno in faccia pronti per essere uccisi. A favore di un’IA inesistente, i poteri di cui disporranno alcuni nemici renderanno ancora più complessi i combattimenti più concitati, costringendoci ad adottare una basilare strategia di sopravvivenza, sterminando prima i nemici più comuni e deboli e successivamente i più corazzati o quelli magici. Visivamente il contesto si presenta sufficientemente bene, con colori accesi ed effetti particellari non proprio rifiniti ma comunque accettabili, consapevoli che la staticità degli ambienti ha aiutato parecchio in questo senso. Il sonoro è mediocre, con musiche non sempre azzeccate ma che passano in secondo piano se ci si sofferma ad ascoltare i rumori ambientali, e suoni ed effetti che mancano spesso di sincronia con quanto avviene a schermo. Spesso ci siamo trovati davanti a porte sbattute con violenza ma che non emettevano suono alcuno nei tre secondi successivi. Difetti che in futuro saranno sistemati, magari da una patch, ma che ora come ora non rendono gradevole il pacchetto finale considerando che la trama, se così la vogliamo chiamare, risulta davvero asettica e privata di ogni tipo di potenziale; potenziale che non viene sfruttato in nessun aspetto del videogioco.
IN CONCLUSIONECi siamo davvero dovuti concentrare e sopprimere qualsiasi istinto di conservazione per riuscire a terminare Zombeer. Un prodotto come questo è giusto che rimanga un'esclusiva per una sola console augurandoci che non si diffonda a macchia d'olio come un'epidemia zombie. Comunque, da amanti del trash, questo prodotto ideato e sviluppato dai ragazzi di Padaone Games non ha nulla da offrire se non tanta frustrazione; frustrazione che non nasce da un'eccessiva difficoltà della campagna, bensì dalla successiva consapevolezza, dopo l'acquisto, di aver speso troppi soldi per un gioco che non vale quasi il tempo speso per scaricarlo. Non c'è delusione, in fondo, Zombeer è stato annunciato come un titolo nonsense, che tale si è dimostrato. Ma quello che ci ha lasciato sorpresi, tralasciando la tecnica e la lavorazione che si nota pad alla mano, è la totale mancanza di inventiva dimostrata dai creatori del gioco. Creare divertimento semplicemente inserendo easter egg che riportano a prodotti meglio riusciti di questo è una cosa che può divertire inizialmente, ma che alla lunga stanca e fa riflettere su quanto si sta giocando. Non saremo di certo gli unici a pensare che, forse, tutta la fatica spesa dai tecnici per inserire queste "sorprese" sia stato un maldestro tentativo di non far notare la qualità finale della loro creazione. Noi ne siamo convinti, e per questo non siamo stati clementi nel giudicare Zombeer. Come sempre quando si parla di prodotti mal riusciti, ci aspettiamo che in futuro gli sviluppatori si risollevino dal baratro nel quale si sono lanciati, ma fino ad allora, state attenti a non farvi contagiare dall'epidemia alcolica di Zombeer. ZVOTO 4.5