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Zombi rabbiosi e burattini killer in dvd per Dynit

Creato il 01 marzo 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Il titolo italiano gli venne probabilmente dato per cavalcare l’onda del successo dell’invasione cinematografica zombesca succeduta al mitico La notte dei morti viventi, anche se, in realtà, I drink your blood ottenne una distribuzione dalle nostre parti soltanto nel 1978, quindi, dieci anni dopo l’uscita del capolavoro firmato da George A. Romero.
Diretto nel 1970 dal David E. Durston che, in seguito, si dedicò addirittura al porno gay, La rabbia dei morti viventi prende il via da un’idea tanto semplice quanto bizzarra: deciso a vendicare l’abuso sessuale che sua sorella ha subito da una banda di pericolosi hippy dediti a culti satanici, il giovanissimo Peter alias Riley Mills fa in modo che mangino dei pasticci di carne che, a loro insaputa, ha infarcito con il sangue di un cane idrofobo.
Ma, mentre appare immediatamente evidente che il gruppetto di malviventi in questione non si rifaccia altro che alla combriccola di folli che, sotto la guida del carismatico Charles Manson, operò il famigerato massacro di Bel Air alla fine del decennio precedente, il tocco bizzarro della oltre ora e venti di visione arriva dal momento in cui, anziché morire, si trasformano tutti in esseri rabbiosi pronti a seminare cadaveri e contagio.
Infatti, più che di veri e propri morti viventi, possiamo parlare di aggressivi individui disgustosamente caratterizzati da bava biancastra che cola dalle loro bocche e che, appunto, invece di apparire lenti e dinoccolati, presentano movenze bene o male identiche a quelle dei comuni mortali e una certa dimestichezza con le armi bianche.
Tanto che, man mano che ci si avvia verso il sanguinolento massacro pre-epilogo, non risultano assenti decapitazioni operate con machete e mani mozzate tramite coltello elettrico; nel corso di un cruento horror che, fino ad oggi del tutto inedito nel mercato dell’home video tricolore, viene riesumato su supporto dvd da Dynit.

Puppet master

La stessa Dynit che, dall’oscuro dimenticatoio dei b-movie, recupera anche Puppet master – Il burattinaio di David Schmoeller, ovvero una delle pellicole per mezzo di cui, nel 1989, il re del basso costo Charles Band avviò la sua Full Moon Entertainment.
Pellicola che apre nel 1939 all’interno dell’albergo Bodega Bay Inn, dove il burattinaio André Toulon, incarnato da William Hickey (candidato all’Oscar per L’onore dei Prizzi), all’arrivo di due sicari nazisti decide di spararsi in bocca; però, soltanto dopo aver nascosto cinque particolari burattini armati cui ha donato la vita grazie ad antichi riti egizi.
Ed è proprio la lunga soggettiva rasoterra di uno dei pupazzi ad introdurre elegantemente i circa novanta minuti che, impreziositi dall’ottima fotografia di Sergio Salvati, proseguono cinquant’anni più tardi con il malvagio Neil Gallagher interpretato da Jimmie F. Skaggs; il quale, scoperti i segreti del defunto e deciso a diventare immortale, sposa la erede dei proprietari dello stabile, si uccide attirando nel posto quattro amici esperti di pratiche occultistiche e, una volta resuscitato, gli scaglia contro il quintetto di mini-killer.
Del resto, mentre il Paul Le Mat di American graffiti e la Irene Miracle di Inferno arricchiscono il cast, le cinque vere affascinanti star del lungometraggio sono Blade, dotato di lama e uncino al posto delle mani, Tunneler, dal capo a trapano, Pinhead, fornito di testa minuscola e grosse mani forzute, Jester, sorta di jolly, e Leech Woman, la cui specialità è vomitare sanguisughe sulle proprie vittime.
Come fa anche quando si sostituisce alla amante del tizio che, fattosi legare al letto, si accinge a consumare in maniera piuttosto particolare il suo rapporto sessuale; regalandoci una delle sequenze più riuscite di quello che rappresenta soltanto il riuscito capostipite di una delle più prolifiche saghe che la Settima arte della paura abbia avuto (oltre dieci capitoli).

Francesco Lomuscio


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