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Editoriale. Scontro Calabresi Odifreddi e il reato d’opinione.

Creato il 20 ottobre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
piergiorgio odifreddi

Piergiorgio Odifreddi

Sembra che tutto il Paese si stia divertendo a cambiare argomento.

Le luci della stampa stanno vorticosamente correndo in lungo e in largo alla ricerca di un tema su cui dividere i lettori e creare interesse. Siamo un popolo di guelfi e ghibellini e viviamo di scontri ideali, spesso inutili, e se la politica non ci da più soddisfazioni, avendoci fatto trovare in poco tempo tutti dalla stessa parte, allora ci divertiamo a trovare altri temi su cui poterci scornare.

Il dibattito di oggi sul negazionismo tra Odifreddi e il Direttore Calabresi ne è un lampante esempio. Tutto nasce dalla post pubblicato da Odifreddi sul sito di Repubblica.it:

Non entro nello specifico delle camere a gas, perché di esse “so” appunto soltanto ciò che mi è stato fornito dal “ministero della propaganda” alleato nel dopoguerra. E non avendo mai fatto ricerche al proposito, e non essendo comunque uno storico, non posso far altro che “uniformarmi” all’opinione comune. Ma almeno sono cosciente del fatto che di opinione si tratti.

Frase non infelice, semplicemente insignificante. Che palesa l’impreparazione storica di un matematico a cui piace sentirsi tuttologo. A questo punto il quotidiano La Stampa, anzichè vergognarsi di aver pubblicato per anni articoli di un editorialista storicamente impreparato, si toglie qualche sassolino sottolineando l’inopportunità della frase di Odifreddi, che, subito, si scalda e tuona:

Confesso che non avrei mai immaginato che La Stampa, un giornale per il quale ho scritto per anni, e i cui giornalisti mi conoscono da ancora più anni, potesse non solo prendere parte, ma mettere essa stessa in moto una «macchina del fango» che credevo appannaggio di ben altre testate.

Esagerata accusa al quotidiano, tanto da portare Calabresi a sbottare:

L’incapacità di fare marcia indietro, di rendersi conto degli errori, di scusarsi produce reazioni grottesche, come quella di dipingere La Stampa come una macchina del fango, quando ha solo fatto informazione accendendo una luce su una vera macchina di negazionismo e becero antisemitismo come quella scatenata da Odifreddi con un suo sciagurato post.

Alla fine mi trovo però a schierarmi dalla parte di Odifreddi. Non tanto per le posizioni che sostiene, ma perchè il vero punto di discussione qui è il reato di negazionismo.

La nostra società, ormai da quasi un secolo, vanta una superiorità morale nei confronti del fascismo e del nazismo nel campo delle libertà individuali e del rispetto dei diritti umani, ma, saltuariamente, utilizza gli stessi strumenti per difenderle.

Inserire il reato di negazionismo significa limitare la libertà di opinione del singolo individuo, cercando di dirgli cosa debba o non debba pensare. A me spiace che Odifreddi sia un deficiente, nel senso etimologico del termine, ma lo tollero. E’ con le armi della cultura che si sconfigge l’ignoranza non quelle della giustizia, altrimenti si da solo adito a pensare che sia lo Stato a voler imporre una verità e non che ci sia una verità storica.

L’intolleranza sta alla base dei regimi etico/dittatoriali e  i nostri sistemi democratici ne stanno dando grande esempio. Cerchiamo di recuperare i valori della cultura liberale occidentale, anziché adoperarci a sbattere in galera chi non la pensa come noi. Allora forse anche i giornali  la finiranno di andar dietro alle dichiarazioni dei deficiens, limitandosi a proporre le posizioni dei grandi pensatori per stimolare il dibattito.


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