Mesi e mesi e mesi di chiacchiere. I signori della libertà discutono e si indignano nel tentativo, in parte riuscito, di convincere quella parte di sciagurato popolo italico che le intercettazioni telefoniche sono soprattutto un danno per il comune cittadino. Zia Marta, tanto è preoccupata d’esser spiata che non passa più le ricette delle torte alle sue amiche al telefono. Dice che mai e poi mai vorrebbe che parlando di farina qualche magistrato potesse interpretare male.
E se zia Marta si preoccupa della sua farina, Daniela Santanchè, per gli amici Macchesanta (decida il lettore l’enfasi e l’eventuale accento), si esprime con leggiadra leggerezza contro le intercettazioni nei confronti dei mafiosi mentre disquisiscono amorevolmente con le loro fidanzate o con le loro madri. Questione di privacy!
La sottosegretaria (cha cha cha della sottosegrata-a-a-aria – ndr) intervistata a “Mattino 5” dice in Santanchese: «Perché in Italia, devono sapere gli italiani, che siamo il Paese che spendiamo più soldi ma non per intercettare faccio un esempio (esercizio di stile… però ci avrei messo almeno una virgola – ndr) se c’è un mafioso che si sta indagando su un mafioso (ma chi era Dante Alighieri? – ndr) che senso ha intercettaRrlo mentre parla con la fidanzata degli atti sessuali che compie, o quando paRrla con la madRre, questo non ha senso, un abuso ma sono milioni (ma ecco che arriva lo sconto – ndr) migliaia di euRro che vengono spesi per cui voglio essere chiaRra su questo punto, nessuno vuole eliminaRre l’istituto dell’intrecciat-inteRrcettazione, stRrumento fon-da-men-tale per capire ma l’abuso va assolutamente tolto.»
Piccola nota: parlando al telefono (o scrivendo pizzini) i mafiosi usano molto spesso codici riconoscibili ai loro familiari, e magari mentre parlano di orgasmi con le fidanzate… danno il via a qualche losco affare.
Strano che questo dettaglio sia sfuggito alla Santanchè che naturalmente il giorno dopo l’infelice affermazione, mortifica l’intelligenza di tutti noi sfoderando la stessa tititera di sempre, ovvero che le sue parole sono state strumentalizzate.
Certo che se almeno provasse a esprimersi in italiano.
E comunque, per concludere, è opinione comune a molti che non si debba punire chi pubblica le intercettazioni da cui emergono reati, cari signori e signore della libertà (evidentemente di delinquere), ma fino a prova contraria ci si aspetterebbe che venga punito chi i reati li commette, o come direbbe la Daniela: che siamo il paese che è meglio che punisce chi dile-dela-delinque.
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