Magazine Viaggi

Le strisce pedonali e l'impotenza

Creato il 19 ottobre 2013 da Faustotazzi
Le strisce pedonali e l'impotenza
Ecco, ora mi sento di dirlo: uno dei motivi - forse il principale - per cui questa affascinante stronzetta francese non mi piace è il fatto che ho scoperto quanto possa essere prepotentella. Non è che sia cambiata. Affatto, lei è sempre stata così. Solo che io, come i tantissimi altri che la amano follemente e incondizionatamente, sono sempre stato distratto da quanto è carina, anzi bellissima, anzi affascinante. Me ne rendo perfettamente conto, quando sono con lei e gli uomini la osservano in tralice, occhiate che saettano sulle sue labbra oppure quando una volta passati si provocano un torcicollo verso il suo sedere smagliante che danza. Lei giustamente ci usa, ci sa tenere uno per uno perfettamente sull'orlo del precipizio, in equilibrio sul palmo della sua mano, sulla coppa del suo seno. Ma una scoperta non è un'invenzione: l'America era sempre stata li e lei è sempre stata così. Quindi ora io no. Ho scoperto la mia America, ho fatto un salto quantico, ora io posso vederle dentro. 
I prepotenti e gli ipocriti sono da sempre per me due grandi nemesi. Posso capire gli inetti, posso difendere i vigliacchi ma non riesco a scendere a patti con chi si fa forte con i deboli o con quelli che fingono virtù per apparire e - magari anche involontariamente - per adoperare. E lei, sospetto si serva della sua infinita bellezza per lusingare e per usare. Sto a un semaforo che dura praticamente da due minuti, studio attentamente la lista degli atteggiamenti ipocriti e prepotenti che lei riesce a eisbire quando si trova di fronte ad attraversamento pedonale con il rosso e vuole passare. Si, è rosso ma per la legge suprema della bellezza e del fascino non è che lei si arroghi, lei si sente un diritto perfettamente legale di passare. Si ha diritto di passare a un attraversamento pedonale rosso quando si ha con sè un bambino, quando si spinge una carrozzina davanti a sè brandendola come un'arma, in generale ci si sente in diritto di passare in qualsiasi modalità e maniera simulando fretta intorno agli orari di scuola. Gli ausiliari del traffico che la vedono fin da lontano, la osservano passare ipnotizzati con uno sguardo ebete poi alzano la mano verso gli automobilisti con sguardo paternale e allo stesso tempo minaccioso fino a che lei riesce a trasformarli in conigli mannari. A queste insospettabili bestiole inoffensive lei riesce a regalare l'illusione di sentirsi maschi-alfa, anche se solo per un momento, giusto l'attimo necessario per attraversare la strada con un diritto abilmente estorto dalla loro amigdala di roditori. 
Qui siamo in Francia, e lee regole esistono. Esistono per gli altri, quelli che non hanno un corpo a curve paraboliche come il suo, quelli che non sono gallerie d'arte, musei degli impressionisti, viali alberati, palazzi a cielo aperto come lei. Lei, giustamente, ha in cuor suo il diritto sacrosanto di passare col rosso come e quando gli aggrada, a maggior ragione se pedala su bicicletta da corsa arancione degli anni settanta con quello stile retrò che a lei piace tanto (ricordate il primo capitolo? Le piaccione le musicassette!). Può anche fare il dito medio se il tassista cerca di passare, se lo vuole. Lei può attraversare le strade degli altri come le aggrada a condizione che in quel momento sia giustamente convinta di avere un sacco di cose più importanti e più urgenti degli altri da fare. Quindi se lo può permettere quasi sempre. Può passarti davanti sulle strisce pedonali senza nemmeno degnarti di uno sguardo, snobbandoti con quel fare esistenzialista di chi ha ben altre cose e ben più elevati pensieri per la mente quindi non può curarsi del fatto ci sia qualcuno che dall'altra parte che avrebbe poi tutto il diritto (per lei puramente teorico) di passare. Può attraversare con le mani in tasca, vestita da cani, magari con jeans di velluto a coste marroni e un pullover nero a collo alto, lo può fare da sporca, con la sigaretta a penzoloni tra le labbra o distrattamente tra indice e medio della mano, sinistra, sempre ovviamente senza guardare. E se fosse un barbone in questo caso le sarebbe anche permesso fermarsi in mezzo alla strada e urlare e bestemmiare. Oppure potrebbe superarti su uno di quegli scooter a tre ruote con i quali se ne acquisisce il diritto a condizione che si suoni ripetutamente il clackson scalciando la automobili in coda. Potrebbe passare a culo alto spingendo un monopattino da maggiorenne, o farlo semplicemente vedendoti arrivare da lontano e accelerando il passo per acquisirne beffardamente il diritto a condizione di riescire a impegnare anche solo una piccola parte della prima stricia pedonale con la punta del piede, come un saltatore in lungo quando fa un nullo di un niente.
Ecco io a quel punto, potessi godere di immunità legale, vorrei poter accelerare per vederla tornare frettolosamente sui suoi passi, saltando indietro come un coniglio, sarei disposto anche prendermi in cambio una sequela di improperi in francese. Che peraltro non potrei nemmeno contraccambiare vista la mia padronanza limitata di questo campo della lingua d'oltralpe (ma in italiano vi assicuro gli saprei sciorinare una tale fantasiosa variante di offese a sua madre da indurre facilmente al suicidio o a qualche altro gesto estremo). In fondo io posso passare, perchè secondo il codice della strada ho ragione e inoltre ho una macchina aziendale quindi se anche tocco un poco in fondo non succede niente. Quindi la faccenda diventerebbe di colpo più che altro un suo problema. Un mio amico in questi casi mi raccontava di come augurarasse al prepotente di cadere, di rimanere vittima di qualche incidente dal quale se ne sarebbe ovviamente dovuto uscire assolutamente incolume nella sua persona ma che ne uscisse irrimediabilmente distrutto il suo orgogio e - a seconda dei casi - quel suo scooter a triciclo, quella bicicletta da corsa retrò del cazzo, quel passeggino o peggio di tutti quel cavolo di monopattino pattinato da un maggiorenne. Ma in fondo io sto diventando una specie di saggio guru che crede nella forza dell'amore, quindi mi limito a osservarla, faccio tre respirazioni profonde e medito sul fatto che - lo so, gli altri certo non mi capiscono o comunque non condividono - in fondo lei è solo una povera schiava del suo fascino che con il suo comportamento non fa altro che punirsi da sola.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :