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NELLA CASA (Dans la maison)

Creato il 25 maggio 2013 da Ussy77 @xunpugnodifilm

Nella-casa-everyeye.it_Ozon confonde le idee e ci fa spiare

Il processo di creazione narrativa nel quale la realtà e la finzione si sommano e si piegano su se stesse. Ozon riflette e mette in scena la manipolazione reciproca, mettendo lo spettatore nel mezzo del processo artistico.

Il cinquantenne Germain è un professore di letteratura in un liceo francese. All’inizio dell’anno scolastico rimane piacevolmente impressionato dalla qualità dell’elaborato del giovane Claude, scritto che racconta, con sottile sarcasmo, la famiglia “perfetta” dell’amico Rapha. La chiosa (“continua”) è invitante e il professore lo sprona a continuare a scrivere.

Se inizialmente appare come un’indagine critica della borghesia, Nella casa (Dans la maison, 2012) è un coltello nel fianco della sopracitata società. Tuttavia l’intromissione del giovane Claude non mira esclusivamente a quello. Difatti il “romanzo a puntate” del “ragazzo dell’ultimo banco” (titolo della piéce spagnola da cui è tratta la sceneggiatura redatta dal regista Ozon) è principalmente un’ostentazione del processo di creazione e dell’evidente manipolazione reciproca che ne consegue; dello scrittore (Claude) nei confronti del lettore (Germain), che è allo stesso tempo editore e consigliere. Non è un caso che Ozon voglia strizzare l’occhio ai fruitori del suo film: ambienta la vicenda in una scuola dedicata allo scrittore Flaubert (capostipite del naturalismo) e li coinvolge nella sua indagine sul processo creativo. Difatti in Nella casa realtà e finzione non solo si intrecciano, ma si piegano su se stessi e sbriciolano quel labile confine, che spesso nel teatro viene definito quarta parete. Ozon sfonda lo schermo cinematografico e si siede di fianco allo spettatore. Condivide il voyeurismo, la curiosità nei confronti di una storia, che non contiene aspetti eccezionali e nemmeno rapporti complicati. Questo è ciò che accade inizialmente; Ozon ostenta quotidianità e ordinario attraverso uno sguardo originale e accattivante. Purtroppo quello sguardo si perde progressivamente per sfociare in una serie di colpi di scena, che fanno smarrire l’obiettivo della pellicola. Non è un caso che il regista transalpino riesca in qualunque opera a far trasudare qualcosa di anti-convenzionale e potenzialmente distruttivo da situazioni apparentemente semplici e consuete. Dopotutto in Nella casa si insinua un elemento destabilizzatore (Claude), che ci fa assaporare una famiglia borghese in modo viscerale, dapprima con un approccio parodistico (quasi disgustato), successivamente sempre più verosimile. Ed è proprio qui che si palesa la manipolazione da parte del professor Germain (interpretato da un convincente Fabrice Luchini), che guida Claude all’interno dei rapporti personali della famiglia di Rapha (compagno di classe e migliore amico), lo sprona e lo gratifica. Tuttavia proprio questo atteggiamento comincia a confondere le immagini: lo spettatore osserva la realtà oppure quelle immagini sono filtrate dalle ambizioni e dal desiderio di normalità di Claude?. In fin dei conti ciò che funziona davvero in Nella casa è il rapporto di reciproca necessità tra Claude e Germain. Entrambi personaggi solitari (il matrimonio del professore è uno specchietto ingannevole e l’immersione totale nei racconti del giovane ragazzo ne è la prova), che vivono e si nutrono di rapporti umani e, se quelli di Claude si affidano alla sua fantasia travisata (?) e sono frutto di un’adolescenza difficile e priva di una figura familiare stabile, quelli di Germain sono insoddisfacenti relazioni lavorative. Rapporti che lo portano a specchiarsi e a trasferire le proprie ambizioni, ormai sopite in gioventù (sostiene di averci provato, ma di essere uno scrittore mediocre) nel giovane adolescente.

Nella casa è un film che gira alla perfezione nella prima parte, nella quale Ozon “sbircia” dal buco della serratura, ma nel momento in cui entra stabilmente in casa perde di mordente e si lascia andare a un crescendo di colpi di scena non necessari e che non allargano il campo d’indagine, ovvero quella società borghese, che ha quell’odore così riconoscibile e così nauseabondo. Ed è così che, sia il personaggio di Claude (potenziale serial killer o stalker) sia il film perdono quella carica angosciante, che li caratterizzava nelle prime battute. Ozon convince a metà (forse anche qualcosa in più), ma si perde nella lettura delle “puntate” del racconto e in una costruzione narrativa a incastro, che non riesce a far proprio un genere riconoscibile.

Uscita al cinema: 18 aprile 2013

Voto: ***


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