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Schettino, pizza, mafia, spaghetti, Berlusconi, baffi

Creato il 28 gennaio 2012 da Chiosaluxemburg @ChiosaLuxemburg


Schettino pizza mafia spaghetti Berlusconi baffi
Il giornalista Jan Fleischhauer, su Der Spiegel on line , pochi giorni fa apriva un suo pezzo così: “Siamo sinceri: qualcuno si è meravigliato che il capitano coinvolto nella tragedia della Costa Concordia fosse italiano? Qualcuno riesce ad immaginare che un capitano tedesco o, meglio ancora, uno britannico avrebbero potuto compiere una tale manovra, comprensiva di omissione di soccorso? Un personaggio così lo si conosce in vacanza al mare. E’ un uomo dalle azioni plateali e che gesticola mentre parla. In linea di massima si dimostra innocuo, ma non lo si dovrebbe fare avvicinare troppo ai macchinari pesanti. Fare “bella figura” si chiama lo sport nazionale italiano che consiste nel dare una buona impressione di sé. Anche Francesco Schettino voleva fare bella figura, ma si è trovato in mezzo uno scoglio”.
Si potrebbe forse dire che non ci sono aggettivi per commentare questo articolo ? Io ne trovo al volo almeno tre: becero, gratuito, razzista. Non voglio però scendere al livello di Fleischhauer: non risponderò ad un coro da stadio con un coro da stadio. Tale infatti  è stata la replica di Alessandro Sallusti dalle colonne de Il Giornale all’articolo di cui sopra : “A noi Schettino a voi Auschwitz”.  Complimenti Sallusti, la frittata è fatta: nella Giornata della Memoria (perché il direttore del quotidiano di via Negri ha firmato l’editoriale il 27 gennaio), si usa la memoria come una motosega.
Ma Sallusti, si sa, non è pagato per avere fantasia. Sallusti sa che è proprio il pubblico al quale si rivolge che non ha fantasia, e allora non trova di meglio se non imitare il suo datore di lavoro, Silvio Berlusconi, che nel 2003 diede del “kapo” a Martin Schulz. Per altro Sallusti perde una grande occasione, perché mentre l’intervento di Schultz all’epoca era diretto contro una persona, quello di Fleischhauer oggi è diretto contro un popolo intero. Le critiche di Schulz a Berlusconi furono accolte da mezza Italia con acclamazioni e consensi, perché ogni italiano onesto sapeva che Schulz, seppur con un linguaggio ed una retorica provocatori, denunciava l’incompatibilità dei conflitti d’interessi di Berlusconi con i criteri politici di un’Europa che si rispetti. Schulz dunque criticava, e ne aveva piena facoltà,  l’operato di un solo uomo; Fleischhauer invece,  parte pretestuosamente da un uomo, nella fattispecie Schettino, per demolire una nazione intera. Ecco come ci sistema definitivamente contorcendosi in un’acrobazia che inaugura lo “schettinocentrismo” fra le analisi politico-economiche contemporanee  : “Cosa può succedere quando per motivi politici si trascura la psicologia dei popoli, lo evidenzia la crisi monetaria, che in questi giorni abbiamo perso di vista solo perchè “l’uomo nel castello” ha accentrato tutta l’attenzione su di sé. Lo scoglio davanti alla nave qui sono i tassi d’interesse del mercato… Se ora dappertutto si parla delle diverse capacità di prestazione dei paesi, allora questo è un modo pulito per affermare che alcuni stereotipi hanno, invece, la loro fondatezza. Il difetto congenito dell’euro è stato racchiudere così tante diverse culture economiche nella camicia di forza di un’unica moneta. Per riconoscere che la cosa non poteva funzionare non era necessario aver studiato economia politica, sarebbe bastata una visita a Napoli o nel Peloponneso”. Chissà come la pensa il direttore dello Spiegel, Georg Mascolo, il cui padre è nato a Castellammare di Stabia, che dista appena 14 km da Meta di Sorrento, il paese di Schettino.
Dunque Fleischhauer non sa andare oltre gli stereotipi da autobus, e Sallusti, ça va sans dire, non oltre le barzellette sui nazisti. Il problema è che se da un giornaletto di provincia come quello di via Negri, indirizzato alle frange più grette e retrive della borghesia italiana, ed abituato per lo più all’insulto e alla calunnia, ci possiamo aspettare questo ed altro; al contrario, un periodico come Der Spiegel, che rappresenta l’anima tendenzialmente progressista della Germania, e che ha ospitato per trent’anni il nostro Tiziano Terzani come corrispondente in Asia, un articolo alla Sallusti non se lo può permettere. Fortunatamente non c’è solo Sallusti, perché lasciare a lui l’ultima parola sarebbe stato un delitto. Ecco infatti l’articolo di Andrea Tarquini su Repubblica.it (http://www.repubblica.it/cronaca/2012/01/23/news/der_spiegel_schettino-28655077/). Qui il giornalista ricorda quale peso sia stata la Germania per l’economia d’Europa dopo la riunificazione: mandò in rovina le economie di tutta la comunità quando l’euro ancora non esisteva. Ma si sa: l’Europa unita è un sogno. Finchè ci sarà gente come Fleischhauser a ricordarci le ultime spese di condominio saremo sempre costretti a sbatterci in faccia le fatture arretrate. l’italiano ciononostante è malato di esotismo: gli altri sono sempre più bravi di noi, dunque Fleischhauer ha ragione, i tedeschi fanno bene a criticarci; e dove sarebbe la critica? Cosa ci sarebbe di costruttivo in questa delirante masturbazione de-costruzionista? Non sono domande retoriche perché su Giornalettismo (http://www.giornalettismo.com/archives/193357/la-bufala-di-repubblica-sui-tedeschi-e-schettino/) si tenta di far passare l’articolo di Repubblica come una “bufala”, e si perdono addirittura 5 pagine per cercare di ricostruire il pensiero originale di Fleischhauer, neanche fosse il profeta Isaia. Cosa avrà voluto nascondere nel suo involucro semantico così sibillino? Non c’è bisogno di fare dell’ermeneutica o tentare l’esegesi: quello di Fleischhauer non è un testo sacro. E’ solo uno squallido insulto razzista. Forse però si può trovare il solito escamotage:  è tutta colpa di Berlusconi, e allora? Ecco quello che ci meritiamo! Gli italiani sono subito pronti a auto flagellarsi pur di non tirare la testa fuori dal sacco. Il problema è che nel 77’  Berlusconi faceva il palazzinaro e non il presidente del consiglio, e fu proprio Der Spiegel a fare la famosa copertina “ pistole auf spaghetti”, dunque?
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Berlusconi  e quel  famoso 62%  hanno  tutti i “meriti” del caso nell’aver contribuito a creare un’immagine distorta dell’Italia, ma Der Spiegel la pensava così anche 35 anni fa. Io non cederò alla tentazione becera di giudicare il popolo tedesco per 10 anni della sua storia in cui ha imperversato un imbianchino austriaco.   


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