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Viva la libertà

Creato il 21 luglio 2013 da Ussy77 @xunpugnodifilm

viva la libertàViva la verità

Andò rappresenta la realtà e realizza un buon film, che parla di (buona) politica, ma anche di esistenze prive di libertà e pregne di lucida follia.

Enrico Oliveri è il segretario del partito di sinistra e d’opposizione. Contestato durante un congresso e sconfitto da un sondaggio, decide di concedersi una pausa e scappa a Parigi da una sua fiamma  passata conosciuta a Cannes. Il portaborse Bottini (angelo custode del politico Oliveri) viene a scoprirlo e racconta, ai militanti del partito e ai giornalisti, che Oliveri deve subire una piccola operazione. Nel tentativo di scoprire dove è nascosto Oliveri, Bottini incappa nel fratello gemello Giovanni, appena dimesso dall’ospedale psichiatrico ed ex-professore universitario e filosofo, che decide di prendere i panni del fratello fuggito.

Si rappresenta l’uomo politico oppure la sua antitesi? Perché il politico fugge mentre la sua antitesi (il pazzo filosofo bipolare) divertita indossa gli scomodi panni del fratello e a colpi di poesia, buona coscienza e filosofia lo sostituisce sul palcoscenico della politica. L’impressione è quella di osservare una pellicola, che non scivola nella retorica, ma che anzi probabilmente ostenta una necessaria verità. Rispondendo ai giornalisti in modo anticonvenzionale e ribaltando opinioni, Giovanni è il perfetto manifesto di una politica che non esiste e che (forse) non esisterà mai. Viva la libertà (2013) non è utopico e non fa sfoggio di frizzi e lazzi per convincere elettorato e colleghi, anzi è verosimile e mette in mostra caratteri che ruotano attorno ai due protagonisti in modo funzionale. Perché se l’ex-amante Danielle e la troupe cinematografica di un film francese aiutano Enrico a comprendere il senso della propria vita, la solitudine politica e la possibilità di parlare con il cuore e con tutta la sincerità possibile (come se fosse un divertente gioco da ragazzini) permette a Giovanni di trovare il suo di posto nel mondo. Il pizzico di follia che attraversa la mente di Giovanni convince ed è lo specchio di un paese che probabilmente in mano a una classe politica pazza riuscirebbe a uscire da un’impasse, che da troppi anni avvolge l’Italia. Ma Viva la libertà non è un film solamente sulla politica, ma, come anticipato, parla di due esistenze, che si aiutano a vicenda e nelle quali un grazie non pare sufficiente.

Dopo aver visto al cinema “divi” e “caimani”, Viva la libertà rappresenta la realtà e mette in mostra una bellezza spiazzante, nella quale Toni Servillo sguazza facilmente. Non fagocitando la pellicola, l’attore napoletano ci mostra l’ennesimo brillante carattere figlio di una società malata e irrimediabilmente marcia. È questa l’impressione che lascia il Giovanni/Enrico di Servillo; camaleontico e dotato di una mimica invidiabile, ci racconta un paese che è privo di cultura, che si stupisce di fronte a una poesia di Brecht (recitata a memoria) e che applaude (e fa salire consensi) un uomo che semplicemente non mente e non scompare, ma che si prende carico delle responsabilità, in questo caso, di un partito, che non sa più dove andare e che si rinchiude in uno studio asettico.

Andò con semplicità e un montaggio frantumato, che non fa sfoggio di linearità narrativa, racconta la ricomposizione di due esistenze. Entrambe trovano la pace della libertà. C’è chi si affida a un gioco infantile (Giovanni), altri rimestano in vecchie passioni (Enrico), c’è chi invece spettinandosi un poco (il portaborse Bottini) sostiene inverosimilmente: «io la voterei».

Uscita al cinema: 14 febbraio 2013

Voto: ***1/2


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