Magazine Talenti
Mi siedo, nel mio vestito nuovo di pacca; non sento niente, nemmeno l'agitazione, placata dalla consapevolezza che ogni riga di quelle 100 pagine è stata un prodotto della mia mente, delle mie dita.Inizio a parlare, un po' incerta ammetto.Il presidente mi ferma, e mi dice di non aver capito il senso della mia tesi, cos'ho fatto e perché.Tre volte.E non perché non mi so spiegare, non perché non so rispondere, no.Semplicemente, la iena, è prevenuta come se si trovasse a dover dormire di fianco ad un serial killer.Sminuisce ogni cosa che dico. Non "contraddice", "svilisce" letteralmente.Le argomentazioni, le sue, sono alla stregua del più infimo clichè da chiacchiera al bar sport."La Finlandia è al terzo posto nella classifica europea per parità di diritti uomo/donna (...) il senso dell'etica finlandese si avverte in ogni ambito della società (...)""Si ma sono pochi, è facile così"
Come aver risolto un'equazione difficilissima e sentirsi dire, senza alcuna cognizione di causa, "Si, ma erano solo sei numeri".Bene, qualità subordinata alla quantità; mi fa piacere prof.Non guardiamo al contenuto, sia mai; che qui "ci sono poche immagini, signorina"; "é una scelta, visto che la mia è una tesi analitico-sperimentale". Non le guardi nemmeno le cinquanta pagine di interviste che la sottoscritta si è fatta un mazzo tanto per fare, mi raccomando; si limiti a notare che ci sono poche "figurine" come le ha chiamate la seconda volta che me l'ha detto.Sarebbe stato bello avere un contraddittorio stimolante, invece di sentirmi dire "Non voglio la lezioncina sul contesto storico, credo che i presenti abbiano una vaga idea di cosa sia la Finlandia". Nessuno insinua il contrario; ma se uso la moda e l'evoluzione dei connotati stilistici come strumento di indagine, magari, il mio è un discorso funzionale all'analisi pseudo-antropologica che mi accingo a fare della società. Magari eh, ipotizzo; l'ho scritta io, sa com'è."Il senso d'identità nazionale finlandese ha connotati inquietanti", mi dice ad un certo punto."Personalmente, in sei mesi passati a fare ricerche e interviste, ho avuto, al contrario, l'impressione di una genuinità che non credevo possibile""Non sono d'accordo; il loro spirito nazionalista è pericolosamente vicino al nazismo"
E via dicendo.
Oggettivamente è stata una discussione terribile.Ho la tranquillità assoluta data dall'integrità del mio lavoro, dalla meticolosità e dall' entusiasmo con cui l'ho portato avanti, dal non essermene stata zitta alle sue "accuse".Ma era difficile smontarle visto che lei era la presidentessa e trattava la mia tesi come l'avessi copincollata da wikipedia sul tema "Coco Chanel, la rivoluzionaria"; mentre io ero la studentessa soggetta a giudizio. Nonostante io parlassi per dati, ricerche, approfondimenti, basi concrete e lei per opinione personale di una che non c'è mai stata.
Sono soddisfatta di come ho gestito la cosa. Della mia laurea, del mio 102, del cerchio che si chiude.Ho odiato non aver reso giustizia a quanto ho sudato, su quella tesi; alle conclusioni cui sono giunta, non aver potuto ma anche saputo mostrare il mio lavoro.Fossi stata più preparata all'esposizione, probabilmente me la sarei cavata meglio; è anche vero che tutto mi aspettavo, meno che di trovarmi di fronte alla regina della polemica sterile, inacidita, casuale e inferocita.Rimane l'amaro in bocca; per quelle persone che hanno fatto l'impossibile per esserci, per sostenermi, per aiutarmi, per i miei genitori che avrei voluto inorgoglire, in un giorno come questo. Non per il voto, o la laurea in sè, solo per il lavoro che, volente o nolente, con o senza colpa, non ho spiegato come meritava.E lo so che le persone che mi amano sono comunque orgogliose di me.Ma quel "comunque" non avrebbe dovuto esserci.
Alla mia relatrice, la presidentessa ha detto che mi sono difesa bene; "Allora lei ammette di averla attaccata?", ripeteva con quel suo buffo accento tedesco. E' un mito la mia relatrice. Lei lo sa bene, quale è stata la portata di questo lavoro; io pure, e va bene così.
Non sembra, ma sono felice.PROFONDAMENTE FELICE. Dovevo solo lasciar uscire queste cose orribili, scinderle da come mi sento in relazione alla mia laurea, alla mia tesi, alla giornata fantastica che è seguita, alla gioia suprema che mi ha quasi fatto venire una paralisi alla mandibola a forza di ridere per tutto il giorno.Parlerò anche di questo, a tempo debito; ora la dottoressa si concede un meritatissimo riposo. E' finita. Si chiude una porta, si apre un buco nell'ozono.
Dottoressa. ^_^
0. Zero assoluto e non relativo. Nullo. Inesistente. Come il peso che voglio che abbia questa cosa, in relazione alla mia laurea.Ci vorrà un po'.
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