Sul filo del rasoio, Kamiyama firma un'opera rischiosa, che non riesce a porsi positivamente né ai pazienti più giovani, né ai fan malati di “ishinomoria”…
Era il 1964 quando il mangaka Shotaro Ishinomori ideò la serie shōnen Cyborg 009, dando il via ad una saga fumettistica trentennale, conclusasi con la morte dell'autore stesso. Oggi, con un anno di ritardo rispetto alla versione giapponese, arriva alla XV edizione del Future Film Festival l'ultima opera derivata dal fortunato manga: 009 Re: Cyborg. Siamo nel 2013; una serie infinita di attentati suicidi getta l'umanità nel panico. Apparentemente slegati gli uni dagli altri, gli attacchi terroristici costringeranno gli ex-eroi cibernetici (i protagonisti del manga originale), andati in “pensione” dopo aver riportato la pace nel mondo, a riunirsi per fronteggiare una nuova oscura minaccia.
C'è da dire fin da subito che il soggetto di base del film è un azzardo pericolosissimo; di fatti, l'idea di riassumere, in un'ora e quaranta minuti, gli eventi salienti dell'articolato passato dei protagonisti, lasciando spazio anche per una nuova avventura, non riesce ad accontentare né i fan di vecchia data, né tanto meno il “nuovo pubblico”. Se i secondi troveranno il plot confusionario e poco appassionante, i primi proveranno la noia del “già visto”, causata principalmente dai lunghi dialoghi reminiscenti. Già fin dalla premessa, la scelta del regista Kamiyama di porsi a metà strada tra i due poli, crea dunque caos. Ad aumentare lo sbilanciamento della pellicola, interviene una distinzione netta tra scene dialogate, prolisse e verbose oltre ogni misura di sopportazione, e d'azione, spettacolari e potenziate dall'ottimo implemento del 3D. Bisogna oltremodo far notare come in un film che, per quanto faccia un utilizzo massiccio della CGI, rimane ancora fortemente ancorato all'animazione tradizionale, la stereoscopia sia un'arma a doppio taglio. La profondità di campo e l'incredibile definizione dei paesaggi sono da mozzare il fiato, ma di contro le animazioni dei personaggi risultano gommose, ricordando (spiacevolmente) le serie animate a basso budget destinate alla TV.
Inoltre, seppur il film abbia un buon climax narrativo nel finale, nel complesso, come già detto, manca di empatia e all'uscita di sala non lascia molto. Nonostante le grandi ambizioni filosofiche e antropologiche, 009 Re Cyborg si mostra più come una caduta di stile, un Metal Gear Solid senza pathos e troppo pretenzioso per quel poco che ha da offrire. I personaggi sono troppi per essere anche solo minimamente approfonditi, e la scarsa brevità della pellicola non fa che aumentare la sensazione di un'occasione sprecata. Probabilmente, con alcuni accorgimenti maggiori sul piano dell'animazione e con una durata maggiore, il lungometraggio sarebbe potuto risultare più completo, annullando l'impressione di un'opera mozzata.
FARMACO ANTI-NOSTALGIA, DESTINATO AI FAN PIÙ AMMALATI
Dr. Hannibal Lecter
Regia: Kenji Kamiyama – Cast: Mamoru Miyano, Chiwa Saito, Daisuke Ono – Nazione: Giappone – Anno: 2012 – Durata: 103'