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1 Maggio: auguri al lavoro …

Creato il 01 maggio 2014 da Primula @primula_57

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Oggi, 1 Maggio, molti avranno poco o nulla da festeggiare.
Precarietà, disoccupazione, licenziamento in età scarsamente “spendibile” sul mercato: nella realtà odierna, a cinquant’anni è veramente difficile reintegrarsi nel mondo del lavoro.

Necessario reinventarsi, ma come?
Ci si ritrova improvvisamente a ridimensionare non solo la propria vita personale, ma anche quella della famiglia.

Questo brano affronta il tema con la raffinatezza e la classe tipiche del suo autore, Fabio Concato, sempre capace di esprimere grandi verità senza caricarle di retorica, come in questo caso, o di raccontare realtà semplici senza trasformarle in banalità, come nelle sue canzoni d’amore.

Oltre il giardino

E pensare di poter cambiar mestiere …
Sono ancora forte
potrei fare il giardiniere.
Mentre tu mi stai guardando, c’è una lacrima che scende e fa rumore
ed io non so che cosa fare
ma mi devo reinventare.

L’ho già fatto un tempo e posso farlo ancora.
Lavorare all’aria aperta mi rincuora.
Farò in modo che i colori e quel profumo siano la mia vita nuova.
Ma tu non dici una parola.

L’hai capito o no, mi hanno mandato a casa
senza dirmi una parola né una scusa.
Dimmi adesso cosa faccio a 50 anni,
dovrei dare quel che resta del mio culo
per campare!

Dunque vedi che bisogna andare via,
ce lo chiede questa nuova economia.
Come questi figli, adesso, che ci chiedono
perché non si può fare, perché non posso andare,
perché non so spiegare…

Proverò così a cambiare la mia vita
perché tutto intorno cambia, ed è fatica,
riconoscere i bisogni, quelli veri, dai fasulli che sono tanti
e sono così prepotenti.

Ma mi vedi adesso in mezzo a questi fiori
ho ricominciato a vivere a colori.
Ma i più belli, forse, sono dentro al cuore e
te li posso raccontare e condividerli con te.

A me piace più di prima la mia vita,
perché ridimensionata, si è pulita
come questa pianta e questi fiori nuovi
che profumano la sera,
e che danno un senso nuovo,
danno un senso che non c’era …

E pensare di poter cambiar mestiere …
Sono ancora forte
potrei fare il giardiniere.

Cinquant’anni.
L’umiliazione del licenziamento; il dolore di “sentire” le lacrime della compagna, il loro rumore pesa come un macigno. Silenzio più assordate di tante parole.
La condizione psicologica forzata di dover distinguere necessità e desideri, “bisogni veri” e “fasulli” che ora vengono vissuti come tali ma che incombono con “prepotenza”.

Alla fine, il paradosso, l’ambivalenza della visione “oltre il giardino”.

La sua vita è migliore di prima.
Il “giardiniere” è metafora di un ritorno, di chi rivede la sua vita ancora a colori, ne risente il profumo … segno che prima era in bianco e nero, che non sapeva di buono.

Com’è possibile? Ora è senza busta paga, non ha un nuovo “mestiere” vero, non sa “che cosa fare” e si deve ancora “reinventare”.

Denuncia di una società che scarta i cinquantenni ancora nel pieno delle forze e capacità, che difficilmente dà loro una nuova chance e, al contempo, presa di posizione nei confronti di un certo modo di lavorare, qualunque sia la professione svolta.
Assolutamente indispensabili stipendio e quantità del tempo occupato, ma altrettanto fondamentale la qualità del lavoro.

Buon 1 Maggio perciò al lavoro, qualunque lavoro, in cui, costruendo, costruiamo noi stessi.

Oltre il giardino …


Archiviato in:cronaca e attualità Tagged: 1 maggio, disoccupazione, Fabio Concato, festa del lavoro, lavoro, licenziamento, Oltre il giardino, qualità del lavoro, reinventarsi una vita a cinquant'anni

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