Appena insediatosi il Ministro dell’Economia serbo, Zeljko Sertic, riceve come primo delegato straniero il presidente della Federcontribuenti, Marco Paccagnella: «dopo avergli parlato gli ho chiesto se fosse stato disposto a fare lezione al nostro MISE». Il ministro darà supporto alle piccole e medie imprese che trovano lavoro nell’indotto di grandi gruppi industriali che producono in Serbia, incentivando le PMI Italiane ad operare in Serbia direttamente o in join venture con le società del settore di appartenenza.
Nei Balcani l’economia ha puntato tutto sulla produzione industriale,«con i miei occhi ho visto un fiorire di aziende, molte delle quali italiane; la politica serba ha colto il segreto dello sviluppo, cioè creare forza lavoro, immettere soldi veri nel circuito per spingere i consumi. Senza contare che parliamo di un governo aperto agli incontri e alle collaborazioni, non come quello italiano, blindato nel suo feudo inaccessibile».L’incontro tra il ministro Sertic e Paccagnella, voluto da quest’ultimo, sarà l’ennesima valvola di sfogo per le disastrate PMI italiane, lo scopo è internazionalizzare la loro produzione, dare una possibilità alle aziende di non chiudere in attesa di ripristinare uno Stato italiano equo. «La Serbia cerca la maestranza italiana per dare lavoro ai suoi cittadini. Le imprese italiane già presenti sono 500 oltre alle grandi società come, Fiat, Benetton, Golden lady, Geox, ecc. Sono oltre i 2 miliardi gli investimenti fatti dalle nostre imprese. Quasi 1 miliardo di benefici fiscali e agevolazioni messe a disposizione dal governo serbo per le aziende che assumono oltre i 50 dipendenti; lo Stato versa alle società da 5.000 a 10.000 euro a dipendente a fondo perduto, dietro un obbligo di mantenere l’occupazione minimo 3 anni. I prodotti fabbricati od assemblati in Serbia vengono esportati senza dazi in UE, Russia, Bielorussia, Kazakistan, Turchia, USA, rendendo competitive le aziende che producono. Niente tasse per 5 anni e se gli utili vengono re investiti in azienda si è esentasse per 10 anni. Finito il rodaggio il sistema fiscale serbo non supera il 10% sui redditi dell’impresa. Inoltre tra l’Italia e la Serbia è in vigore l’accordo bilaterale contro la doppia imposizione. Le aziende qui vivono e si sviluppano, libere dalle banche, dal fisco, dalle mille voci tributarie. Così mentre il premier italiano, Matteo Renzi, chiede alle Camere di non sfiduciarlo, di portare a fine mandato un governo tra l’altro non eletto, di aspettare gli ormai famosi mille giorni, da qualche altra parte la produzione italiana viene valorizzata, auspicata, rispettata.
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1 miliardo di agevolazioni, no tax per 5 anni, ecco cosa offre la Serbia alle nostre PMI
Creato il 17 settembre 2014 da Ufficiostampafedercontribuenti @Federcontribuen
Appena insediatosi il Ministro dell’Economia serbo, Zeljko Sertic, riceve come primo delegato straniero il presidente della Federcontribuenti, Marco Paccagnella: «dopo avergli parlato gli ho chiesto se fosse stato disposto a fare lezione al nostro MISE». Il ministro darà supporto alle piccole e medie imprese che trovano lavoro nell’indotto di grandi gruppi industriali che producono in Serbia, incentivando le PMI Italiane ad operare in Serbia direttamente o in join venture con le società del settore di appartenenza.
Nei Balcani l’economia ha puntato tutto sulla produzione industriale,«con i miei occhi ho visto un fiorire di aziende, molte delle quali italiane; la politica serba ha colto il segreto dello sviluppo, cioè creare forza lavoro, immettere soldi veri nel circuito per spingere i consumi. Senza contare che parliamo di un governo aperto agli incontri e alle collaborazioni, non come quello italiano, blindato nel suo feudo inaccessibile».L’incontro tra il ministro Sertic e Paccagnella, voluto da quest’ultimo, sarà l’ennesima valvola di sfogo per le disastrate PMI italiane, lo scopo è internazionalizzare la loro produzione, dare una possibilità alle aziende di non chiudere in attesa di ripristinare uno Stato italiano equo. «La Serbia cerca la maestranza italiana per dare lavoro ai suoi cittadini. Le imprese italiane già presenti sono 500 oltre alle grandi società come, Fiat, Benetton, Golden lady, Geox, ecc. Sono oltre i 2 miliardi gli investimenti fatti dalle nostre imprese. Quasi 1 miliardo di benefici fiscali e agevolazioni messe a disposizione dal governo serbo per le aziende che assumono oltre i 50 dipendenti; lo Stato versa alle società da 5.000 a 10.000 euro a dipendente a fondo perduto, dietro un obbligo di mantenere l’occupazione minimo 3 anni. I prodotti fabbricati od assemblati in Serbia vengono esportati senza dazi in UE, Russia, Bielorussia, Kazakistan, Turchia, USA, rendendo competitive le aziende che producono. Niente tasse per 5 anni e se gli utili vengono re investiti in azienda si è esentasse per 10 anni. Finito il rodaggio il sistema fiscale serbo non supera il 10% sui redditi dell’impresa. Inoltre tra l’Italia e la Serbia è in vigore l’accordo bilaterale contro la doppia imposizione. Le aziende qui vivono e si sviluppano, libere dalle banche, dal fisco, dalle mille voci tributarie. Così mentre il premier italiano, Matteo Renzi, chiede alle Camere di non sfiduciarlo, di portare a fine mandato un governo tra l’altro non eletto, di aspettare gli ormai famosi mille giorni, da qualche altra parte la produzione italiana viene valorizzata, auspicata, rispettata.
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