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L'anniversario è passato inosservato, direi addirittura ignorato dai grandi media, ma la guerra in Libia è ormai arrivata alla durata fatidica dei 100 giorni, che ci riportano alla mente la breve avventura di Napoleone dopo la fuga dall'Elba e terminata come (quasi) tutti sanno con la sconfitta nella piana di Waterloo.
Per Nicolas Sarkozy, principale artefice del conflitto nord africano, sembra invece profilarsi una sconfitta più lenta, da consumarsi il prossimo anno con le elezioni presidenziali francesi, per le quali i sondaggi indicano il presidente uscente sfavorito contro qualunque avversario gli venga opposto, a cominciare da quel Dominick Strauss-Kahn che pure ha ben altro a cui pensare.
La popolarità di Sarkozy è talmente bassa che se dovesse affrontare al ballottaggio la leader della estrema destra Marine Le Pen, potrebbe non avere l'appoggio degli elettori del centrosinistra, come invece accadde a Jacques Chirac, che ebbe come avversario il padre di Marine, quel Jean-Marie Le Pen, fondatore del Front Nationale.
Non sembra però essere la guerra in Libia ad essere la principale causa della disaffezione dell'elettorato nei confronti di Sarkozy, come pure non è una delle argomentazioni critiche dell'opposizione britannica contro il governo conservator-liberaldemocratico inglese, l'altro responsabile dell'avventura bellica.
Evidentemente l'opinione pubblica europea e statunitense è così impegnata a districarsi nella crisi economica e nel seguire le vicende di politica interna, che pare quasi non essersi accorta dello svolgimento del conflitto.
Una delle ragioni probabilmente è gli alleati della Nato non sono impegnati nei combattimenti con le proprie truppe, facendo così mancare l'effetto "body bags", ovvero il rimpatrio delle salme dei soldati caduti in combattimento.
La mancanza di truppe a terra però non significa che la guerra in Libia sia indolore per i cittadini dei paesi impegnati. La guerra costa e l'Italia, per esempio ha già speso circa un miliardo di euro che di questi tempi sarebbe stato meglio impegnare in altro modo.
L'Italia è peraltro il paese meno impegnato, per cui le spese degli altri sono certamente molto più ingenti, tanto che il governo britannico ha già avvertito che la guerra dovrà necessariamente terminare entro sei mesi, perché tanto durerà la copertura finanziaria dell'operazione.
Un'operazione che di giorno in giorno dimostra di essere stata un'avventata decisione, mal programmata e peggio gestita.
Prima si ci è affidati su una presunta opposizione che nella prova dei fatti si è dimostrata poco consistente e incapace di rovesciare il regime del colonnello Gheddafi, mentre in seguito non è riuscita ad eliminare fisicamente il dittatore libico, mancando continuamente il bersaglio, anche se ufficialmente si continua a ripetere che l'opzione non è nei piani della Nato.
Anche la stampa pare non essere interessata allo svolgimento delle operazioni in Libia e nessuno si domanda se valeva la pena di iniziare una simile impresa e, soprattutto, di quali e quanti danni ha prodotto in Libia e, indirettamente, in tutti i paesi economici.
Pensiamo solo all'Italia, che ha perduto il petrolio e il gas libico estratto da Eni e ha dovuto accogliere decine di migliaia di immigrati.
Una così fallimentare avventura avrebbe in altri tempi fatto cadere governi e distrutto carriere politiche, ma sembra che nell'Europa di oggi, incapace di guardare in faccia la realtà e abituata a rifugiarsi nelle formule burocratiche e di facciata, l'opinione pubblica sia anestetizzata e capace di sopportare quasi ogni nefandezza le venga propinata dalle autorità, specialmente se hanno il timbro del politicamente corretto (da qui la scomparsa delle bandiere arcobaleno e delle folle di pacifisti senza se e senza ma visti in altre occasioni).
Ultima trovata dei volenterosi democratizzatori del pianeta è il mandato di cattura per crimini contro l'umanità spiccato dall' Onu nei confronti del Rai libico. Un atto che avrebbe dovuto allora essere emesso contro decine di capi di Stato (basti pensare a cosa sta accadendo in Siria proprio in concomitanza con il conflitto libico) e per di più basato su notizie di violenze di cui non c'è certezza.
Un atto però che da l'opportunità di utilizzare "legalmente" dei commandos militari per tentare di catturare, o eliminare, Gheddafi.
Questione ormai di poche settimane, come ci ripetono da settimane i portavoce dei capi di Stato dei paesi impegnati.
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