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1000 giorni per il paese

Creato il 11 luglio 2014 da Funicelli
Il secondo comma del primo articolo della Carta dice che la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Ne discende chi i poteri pubblici sono sempre essenzialmente limitati. Diminuire radicalmente le funzioni del Senato oltre a eliminarne l’eleggibilità significa che il Senato non potrà più svolgere il suo ruolo di contropotere della Camera. E ciò urta contro un altro principio fondamentale, proprio delle democrazie pluraliste, la necessità dei contropoteri.
Una siffatta concentrazione di potere in capo ad un solo organo e a una sola coalizione (per non dire in capo ad un solo partito e al suo leader) è impensabile in una democrazia liberale. Lo affermò esplicitamente lo stesso Presidente Napolitano nel suo bellissimo discorso per il 60° anniversario della Costituzione, allorché prese le distanze dal semipresidenzialismo francese, di cui lamentava l’assenza di contropoteri. Ebbene una delle caratteristiche di quel sistema è il criticatissimo “voto bloccato”, che - guarda caso! - è stato previsto, ciò nondimeno, nel ddl Renzi- Boschi.
E l’immunità dei senatori?
Se il Senato resta elettivo, ai suoi componenti competono insindacabilità e immunità. Altrimenti dovrebbe restare soltanto l’insindacabilità per le opinioni espresse e i voti
dati nell’esercizio delle proprie funzioni.
Cosa pensa della proposta di innalzare la soglia minima di firme necessarie per la legge d’iniziativa popolare da 50mila a 250mila?
È sbagliata. Si giustifica tale restrizione sostenendo che verrebbero garantite a tali proposte di legge “tempi, forme e …limiti”. Il che è uno specchietto per le allodole, in
quanto serve nel frattempo a non agevolare (come dovrebbe) ma a limitare l’iniziativa legislativa popolare, violando così, ulteriormente, l’articolo 1 della Costituzione che proclama la sovranità popolare.
Ma se questa cosa l’avesse fatta Berlusconi?Saremmo tutti quanti saltati per aria. Renzi ragiona come se le maggioranze siano destinate a rimanere invariate per l’eternità. Ma sbaglia, questo non lo può non sapere.

Nell'intervista del professore Alessandro Pace, raccolta da Silvia Truzzi sul Fatto Quotidiano, ci sono tutti i timori per la prossima riforma del Senato e delle istituzioni.
La sottrazione dei diritti costituzionali ai cittadini che non potranno più eleggere parte dei parlamentari, che diventeranno di fatto tutti nominati.
La sottrazione della possibilità di scegliere, di controllare, di proporre (tramite l'innalzamento delle firme per i referendum).
E dall'altra parte, di concerto con queste modifiche, l'accentramento di sempre maggiori poteri nelle mani dell'esecutivo.
Di fatto, non siamo più una repubblica presidenziale dove il potere si esercita in nome del popolo che ha eletto i loro rappresentanti.
Le elezioni diventano un televoto ad un simbolo, che sia Renzi o Berlusconi.
E una volta eletti, non rispondono più paese per le loro azioni. Perché, come Renzi ora, hanno un progetto da compiere e devono andare in fretta.
Oggi si discute di sindacati (e permessi sindacali) di eliminare, di statali da togliere, di immunità, delle correnti nel CSM, della burocrazia da abbattere, delle riforme che anziché in pochi mesi si faranno (forse) in pochi anni.
1000 giorni e cambieremo il paese.
Un leader, un partito, un popolo.
E nel frattempo, continuiamo a mettere sotto il tappeto il resto.
L'Ilva a Taranto.
La disoccupazione che cresce.
Le riforme taumaturgiche sul lavoro che non hanno prodotto nessun beneficio.
Gli scandali per le grandi opere.
Non a caso il prof. Pace ha concluso l'intervista col paragone con Berlusconi.
Certo Renzi non è Berlusconi, non ha Mediaset, non ha Dell'Utri a fianco, non ha l'arcipelago offshore.
Ma il conflitto di interessi, il nero e l'evasione, la criminalità organizzata rimangono sempre lì al loro posto.

Forse è questo il vero miracolo italiano. 


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