Innanzitutto abbiamo chiesto come ha incominciato ad interessarsi alla moda e come è diventata una fashion blogger. Le due cose non sono andate insieme: già alla fine degli anni '90 ha fondato la sua prima web agency, facendo sperimentazioni assolutamente nuove per i tempi. L'amore per la moda c'è sempre stato, ma dato il suo background culturale, occuparsi di questo argomento sembrava quasi sminuente, motivo per cui si è determinata a fare cronaca. Al Corriere della Sera, tuttavia, si è trovata a scrivere proprio di moda, e finalmente ha potuto unire le sue due grandi passioni, fashion e tecnologia. [video]
Secondo Arianna non si può vivere facendo la fashion blogger: il suo blog, che in realtà è aperto a moltissime collaborazioni, non monetizza abbastanza perché ci si possa vivere. Tuttavia l'indotto che arriva dalle attività di consulenza e da quello che si mostra di saper fare permette di vivere. Insomma, il blog non basta, ma se vali allora ce la fai, come dimostra il mercato americano, che viaggia a 7-8 anni avanti a quello italiano. [video]
Si è ancora all'epoca del baratto: il brand fornisce il prodotto e il blogger ne scrive. Si tratta di una prassi che nelle testate nazionali esiste da una vita, ma comunque è un territorio di sperimentazione molto forte, ben diverso dalle forme tradizionali di advertising. Nel momento in cui i brand capiranno che il costo per contatto di un blogger è più conveniente del costo per contatto di un qualsiasi giornale, allora qualcosa cambierà anche dal punto di vista della strutturazione del rapporto tra le due parti. [video]
Per quanto riguarda gli abiti, si cerca una mediazione diretta: vedere i tessuti, parlare con lo stilista, sentire il racconto, mediare attraverso la propria esperienza. Il blogger diventa così un punto di contatto mediato, che dà un'interpretazione attraverso il proprio punto di vista. [video]
Abbiamo chiesto ad Arianna che cosa è Fashion Bla Bla: è un esperimento nato tre anni fa, un territorio di sperimentazione aperta in cui il blogger diventa tramite tra il cliente e il lettore. La monetizzazione è nulla, ma viene offerta una grande visibilità a chiunque sa scrivere e pensa di poter offrire un punto di vista sul fashion. Secondo Arianna ha riscosso dei risultati interessanti, arrivando a coinvolgere contributor da buona parte dell'Europa e non solo, e riuscendo a offrire contenuti e punti di vista nuovi che non sarebbe possibile trovare in una rivista. [video]
In chiusura Arianna ha spiegato come è nato il Fashion Camp. Essendo stata invitata al Mom Camp, ha trovato che fosse un momento libero di confronto molto interesante, ed ha immediatamente sentito la necessità di replicare l'esperienza anche nel mondo del fashion, un mondo tradizionalmente molto chiuso. Si tratta di un tentativo di tracciare una strada, individuare i temi che riescono ad emergere su chi sta facendo cose innovative, ed offrire uno spazio completamente gratuito per chi desidera esporre le proprie idee. La mission, dunque, è innestare un meccanismo diverso e più meritocratico all'interno del mondo della moda. [video]
Invito tutti naturalmente a visionare l'intervista integrale, molto ricca di dettagli e riflessioni.
Buona visione!
Maria Petrescu
10minuteswith Arianna Chieli
A few days ago we had the pleasure of interviewing Arianna Chieli, Italian journalist and fashion blogger, founder of Fashion BlaBla and of the Fashion Camp.
First of all we asked how her interest for fashion sparkled and how she has become a fashion blogger. The two things didn't go together: at the end of the 90s she founded her first web agency, doing some extremely innovating experimentations. Her love for fashion was there from the beginning, but given her cultural background, to work with this kind of topic was considered trivial, which is why she decided she wanted to be a newsreporter. When she arrived at Corriere della Sera, however, she was assigned to fashion, and she could finally unite her two great passions: fashion and technology. [video]
Arianna doesn't believe it is possible to live working as a fashion blogger: her own blog, that is actually open to many collaborations, doesn't monetize enough for her to live on. However, the money one earns with consultancies actually allows you to live: the blog isn't enough, but if you're good you can make it, as the American market demonstrates. [video]
We're still in the age of exchange: the brand gives the product and the blogger writes about it. It's something that has always been done with national magazines, but there's a strong experimentation territory here, very different from traditional forms of advertising. The moment the brands will understand that the cost per contact of a blogger is cheaper than the cost per contact of any newspaper, something might change. [video]
We asked what guarantees the truth of what is written when the product that is being reviewed was actually given as a gift: she believes it's the test itself. There's a great responsibility towards the people who read you, and you must respect a professional deontology. To describe a product and give an opinion, you must try it out first, and this is a rule that is particularly true for beauty products.
As for clothing, a direct mediation is required: touching the fabrics, talking with the designer, hearing the story, mediating through experience. The blogger becomes a point of mediated contact, who gives an interpretation through a personal point of view. [video]
We asked Arianna what Fashion Bla Bla is: it is an experiment created three years ago, a territory of open experimentation in which the blogger becomes the medium between client and reader. The monetization is non existent, but there's a great chance to get visibility if you can write and you think you can offer a new point of view on fashion. Arianna believes it has interesting results, engaging contributors from all over Europe and beyond, and managing to offer contents and points of view that you couldn't find on a regular magazine. [video]
Finally Arianna explained how the Fashion Camp was born. After attending the Mom Camp, she realized that it was a great moment of conversation, and immediately felt the need to replicate the experience in the fashion world, a world that is traditionally closed. It's an attempt at tracing a path, finding new topics on people doing innovating things, and offering a completely free place to those who want to share their ideas. The mission is to start a new mechanism, more meritocratic, in the world of fashion. [video]
I invite everyone to view the full interview, much richer in details and insights.
Enjoy!
Maria Petrescu