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10minuticon Pier Luca Santoro @pedroelrey

Creato il 20 febbraio 2013 da Intervistato @intervistato
La scorsa settimana abbiamo parlato con Pier Luca Santoro di giornali, modelli di business e il futuro dell'editoria.

In primo luogo abbiamo chiesto a Pier Luca di delineare il quadro attuale per quel che concerne la situazione italiana: secondo lui la situazione è quella comune alla maggior parte dei paesi avanzati, ed è una di gravissima crisi che affonda le sue radici lontano nel tempo e che è causta, almeno per quanto riguarda l'Italia, da fattori tipici locali. Il primo fra questi è il fatto che gli italiani sono un popolo che non legge, e le poche persone che in questo momento sono interessate hanno scoperto una lettura in modo diverso, usufruendo maggiormente di altri mezzi, che però danno minor remunerazione all'editoria. Paradossalmente, l'interesse complessivo verso le notizie aumenta, ma genera dei ricavi drammaticamente inferiori in termini di vendite e ricavi pubblicitari.
10minuticon Pier Luca Santoro @pedroelrey Molto spesso si guarda agli Stati Uniti per intuire come evolverà un certo mercato o una data situazione nei mesi o anni successivi: abbiamo dunque chiesto a Pier Luca se anche per l'editoria valga la pena fare lo stesso. A suo avviso quello che succede in America a volte si verifica in Italia con un certo delta di tempo di differenza, ma molte volte non si verifica assolutamente, motivo per cui guardare troppo alle tendenze in atto negli States rischia davvero di portare fuori strada.
Per quanto riguarda i modelli di business, ce ne sono diversi che hanno ottenuto un discreto successo, ma non esiste un modello ideale. Se prima il modello era costituito da vendite/abbonamenti e pubblicità, ora questo binomio non è più sufficiente, ma un modello vero e valido per tutti non esiste più. Ognuno deve scegliere in base al proprio posizionamento, alle proprie caratteristiche, e ai propri contenuti: è una strada fatta di tanti tasselli, non più solo i due che c'erano prima.
La possibilità di far pagare i contenuti online dunque esiste, e alcuni casi di relativo successo lo confermano. Secondo Pier Luca, tuttavia, avrà molto meno senso cercare di vendere i contenuti come è stato fatto finora, rifacendosi alla logica del cartaceo e vendendo l'intero giornale. Sarà molto più interessante muoversi in termini di micropagamenti, e vendere sezioni di giornale oppure gli articoli di singoli giornalisti. Il tentativo di aumentare le visite con box più o meno morbosi e photogallery di dubbio gusto non fa altro che inficiare la qualità del traffico, e a minare alla base la possibilità di valorizzare l'informazione online.
I più grandi giornali italiani hanno tutti i giorni più visitatori unici di quanto sia la loro tiratura, eppure nonostante questo, l'adv online costa molto di meno rispetto al cartaceo. Secondo Pier Luca questo è dovuto al fatto che l'adv su carta presenta comunque dei vantaggi, sia in termin di permanenza, sia in termini di attenzione che la lettura su carta presuppone rispetto alla versione digitale. Inoltre è da notare il fatto che per l'adv online, il clickthrough ha indici dello 0,0...%, anche e soprattutto perché usa forme di comunicazione che non funzionano. Una soluzione potrebbe essere studiare nuove forme di adv, specificamente create per l'online, e non tentare di riproporre la versione tradizionale del banner pubblicitario.
Abbiamo parlato anche di Pubblico, di eventuali modelli di business di successo, di Huffington Post, giusto per citare alcuni temi.
Vi invito dunque a visionare l'intervista integrale, ben più ricca rispetto a questa mia breve sintesi.
Maria Petrescu | @sednonsatiata

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