Isla Hermosa, fine marzo 1681 L’esilio era incominciato, Isla Hermosa era poco più di un cucuzzolo in mezzo al mare, la casupola dove Blanca abitava si trovava nel borgo di pescatori ed era piccina, due stanze in tutto, ma si affacciava sul promontorio. Un orto la divideva dal giardino di Ruth, una giovane donna che viveva con il padre e il fratello nella casupola accanto alla sua. Riprendendo il suo nome da nubile, Blanca aveva raccontato agli isolani curiosi di essere la vedova di un ufficiale, John Mackenzie, destinato al comando del piccolo forte ma morto durante una sommossa. Agli occhi di tutti, quell’informazione giustificava il suo arrivo a Hermosa e la sua famigliarità con i soldati. La sua scorta, discreta ma sempre presente, non la contraddisse: i ragazzi che la sorvegliavano erano brave persone, raccomandate dall’ammiraglio, e anche se intuiva il loro sospetto ogni volta che si allontanava, Blanca sapeva che si trattava solamente del loro lavoro. Col tempo avrebbero compreso che non era sua intenzione fuggire, che ormai per lei c’era la tranquilla vita sull’isola. Mai come ora aveva bisogno di nascondersi, di sparire. Si toccò il ventre ormai prominente: avevano fatto in modo che nessuno sapesse che aspettava un bambino e, quando aveva lasciato la Giamaica, una schiera di soldati l’aveva schermata fino alla carrozza e dopo averla chiusa dentro, era pur sempre una prigioniera, il tragitto fino a Port Maria si era svolto nell’assoluto silenzio. Sapeva che l’ammiraglio si trovava accanto al postiglione, che le guardie a cavallo le facevano da scorta, ma dove sarebbe potuta scappare, con un bambino in grembo? Tutti questi pensieri le affollavano la mente mentre, sollevandosi a fatica dal lettuccio, si metteva in piedi. Seguendo il consiglio delle popolane che le avevano fatto subito visita, Blanca aveva accettato in prestito un abito ampio che nascondesse la gravidanza e ora annodò il corpetto largo con sollievo. Il vestito della prigione era diventato troppo stretto ormai, ma nessuno si era preoccupato di fornirgliene un altro. Di certe cose a Port Royal non si parlava! Su Isla Hermosa Blanca si sentiva protetta e amata. All’arrivo di sua figlia, la levatrice sarebbe stata attenta come un dottore. Chissà perché, era convinta di attendere una bambina! La signora Irving giurava che il nascituro fosse un maschio ma Blanca desiderava una femmina con la quale condividere il confino e gli anni a venire. Chissà che cosa le avrebbe riservato il futuro, le mogli dei pescatori erano molto cortesi e ospitali, Blanca era certa che la sua vita sarebbe stata serena e tranquilla. Sembrava trascorso un anno, dai mesi di prigionia, quando aveva temuto di impazzire. Riavviò i capelli, sforzandosi di sorridere: era una donna fortunata, aveva rischiato l’impiccagione, la meritava a dire il vero, invece era viva e possedeva una casa in un luogo magnifico, dove crescere il piccino che sarebbe nato. Dopo tanto navigare, dopo anni di finta apparenza, dopo la prigione, gli interrogatori e il processo, dopo gli spaventi, le urla e tanta solitudine, Blanca aveva la compagnia di donne semplici e buone, che l’avevano accolta senza domande, senza dubitare delle sue bugie, invitandola a partecipare alle loro vite, vezzeggiandola e coccolandola come se fosse stata lei stessa una bambina. Per lei era giunto il momento di respirare e tornare a vivere, di riposare e lasciarsi cullare dagli eventi. Basta pirati, basta guardie, basta sbarre, basta odori di morte e sangue, basta! E spalancando gli scuri sopra l’acquaio, osservò il mare brillare sotto i raggi del sole, le onde danzare dolcemente, i pescherecci che si muovevano tranquilli, rassicuranti. Sorrise, respirando a pieni polmoni la brezza marina, assaporando al contempo i profumi del suo giardino, che era un incanto. Versò l’acqua nel catino per sciacquarsi il viso e fu lì, nel piccolo specchio donatole da Rachel Edwards, che si accorse delle macchie chiare sulle sue tempie. Orientò la superficie riflettente, rendendosi conto che erano piccole incrostazioni, macchie di sale. Erano lacrime seccate. Aveva pianto. Durante la notte, nel sonno, aveva pianto. Stupita, Blanca si fissò, guardò i suoi occhi che non ridevano, che le dicevano, impietosi, la verità. Si accasciò in preda allo sconforto e alla disperazione: non era da lei piangere, ma lo fece, premendo le mani sulla bocca, per non farsi sentire. Tre settimane. Erano trascorse solo tre settimane da quando era stata scortata a Isla Hermosa, la destinazione del suo esilio: abbastanza vicina da controllarla, abbastanza lontana da nasconderla. Spudoratamente sulla rotta dei pirati, ma chi avrebbe mai immaginato, che il confino della Gatta fosse lì? Era come nascondere la minestra nella zuppiera, sarebbe stata introvabile. Che ne sarebbe stato di lei? Che ne sarebbe stato del resto, della sua libertà? Si sarebbe mai rassegnata, a vivere lì? 30 giugno 2011
Pubblicato da blanca.mackenzie | Commenti Tag: antefatti, isla hermosa