Pubblicato da fabrizio centofanti su marzo 29, 2012
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La guardi di traverso, mentre dorme: hai paura che si svegli e ti sorprenda. E’ scivolata sul sedile in modo innaturale. A cosa stai pensando? Com’era difficile alzarlo dal letto e metterlo dritto sulla sedia; senti ancora il dolore dei polsi, della schiena. E poi le medicine, gli orari, la paura di sbagliare. Una lacrima scende lentamente, va a cadere sulla mano di lei, abbandonata sulla coscia: si sveglierà? Hai fatto male a partire? L’hai lasciato nelle mani giuste? E se dimenticasse di fare l’insulina, di prendere le pillole? Piangi a dirotto, non riesci a trattenerti. La donna anziana del sedile di fronte si volta perplessa verso te: ha bisogno di qualcosa? Non hai bisogno di niente, anzi, di tutto. A quante cose hai rinunciato: alle uscite, ai fuochi sulla spiaggia, agli occhi innamorati delle donne che cercavano il tuo sguardo di zaffiro; quelli li hai fuggiti sempre, ma quasi ti mancavano mentre mettevi in fila le pasticche, gli arrotolavi la camicia, brontolavi perché non voleva fare mai le analisi. La tua vita è cambiata, ma non avevi smesso. Ti facevi e appariva Mattea, veniva a trovarti di nascosto, passando per le porte chiuse, col cappello di lana e la sciarpa color latte, in qualsiasi stagione, anche adesso che è arrivata primavera, perché è così che funzionano i sogni, soprattutto quelli raccontati da pillole e pasticche o dal fumo che vedi salire in anelli regolari, come se vivere fosse incolonnare scene indipendenti, non comunicanti, l’unico modo per riuscire a non soffrire, a non vedere ogni momento il fallimento dei tuoi progetti di felicità, le accuse dei maligni, la sua faccia delusa, e tu che ti affatichi a dire non è vero, non è vero, e lei che sparisce col cappello di lana e la sciarpa color latte, anche ora che il sole riscalda la lacrima precipitata sulla mano immobile di Marika: ha un sussulto e tu le dici dormi, non è niente, e pensi alle pasticche che lui dovrebbe prendere, è già ora, al tovagliolo per proteggere la maglietta bianca, altrimenti si unge di sugo e ricomincia con la storia della cannuccia smacchiatrice e tu non ci credi e lui dice hai visto è andata via, è andata via, col cappello di traverso e il gesto di lanciare la sciarpa sulla schiena.