Era il 17 gennaio del 2005, dieci anni fa esatti, quando a Mossul, in Iraq, venne sequestrato il Monsignor Casmoussa da un gruppo terroristico armato. Un sequestro-lampo conclusosi rapidamente e positivamente con la liberazione del Monsignore il giorno dopo, senza alcuna richiesta di riscatto o ulteriori rivendicazioni.
Il sequestro non è mai stato identificato come un attacco nei confronti della religione cristiana, sebbene questa fosse la motivazione in assoluto più probabile. In Iraq, infatti, la comunità cristiana è decisamente vasta: si contano all’incirca 750.000 seguaci, suddivisi poi nelle varie Chise. Tra queste, molto importante è la fede siro-cattolica, che affonda le sue radici nell’antichità: si narra infatti che San Pietro – colui che per i cristiani è il Padre della Chiesa, l’antenato primo del Pontefice – prima di stabilirsi a Roma visse per un periodo ad Antiochia di Siria, al tempo possedimento della Siria e ora della Turchia, dove il messaggio di fede divenne una religione leggermente differente da quella Cattolica Vaticana.
Monsignor Casmoussa amministrava un’importante diocesi siro-cattolica a Mossul e, sebbene le motivazioni del rapimento siano sempre rimaste ignote, questo suo ruolo fondamentale in un’organizzazione religiosa diversa da quella cui facevano capo i terroristi è visto come uno dei moventi più probabili del rapimento. Lo stesso Monsignore Casmoussa, però, in un’intervista seguente al sequestro ha dichiarato di non conoscere i motivi che hanno presupposto un gesto così eclatante, anzi ha fatto notare come le violenze in Iraq fossero a danno sia dei gruppi cristiani che dei gruppi musulmani, in egual modo.
Purtroppo ancora oggi la città di Mossul continua a essere nel mirino dei gruppi estremisti: in questi giorni alcuni aerei iracheni hanno lasciato volare sulla città dei volantini in cui si metteva all’erta la popolazione civile, consigliandole di rimanere lontana dai luoghi dove è collocato lo Stato islamico per l’allerta raid da parte della Coalizione Internazionale. La provincia irachena è infatti in guerra tra le forze della Coalizione Internazionale e quelle del Califfato.
Le tensioni fra l’esercito americano e il terrorismo non si sono mai spente né acquietate: il Monsignor Casmoussa sosteneva così in un’intervista del 19 gennaio 2005, rilasciata il giorno successivo alla sua liberazione: “Non penso sia stato fatto (il rapimento, nda) per andare contro i cristiani. È uno di quegli atti compiuti per spingere gli Americani a lasciare il Paese. Non c’è identità fra cristiani e occupanti.” Ancora, in un’intervista del novembre 2004 – antecedente al rapimento – per il sito catholicculture.org il vescovo spiegava: “La situazione è andata peggiorando. Stiamo affrontando nuovi problemi – bombe, esplosioni, rapimenti – e la situazione politica non è chiara. Questi problemi sono gli stessi per i cristiani e per i musulmani”.
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