La festa del 19 marzo è anche associata a due manifestazioni specifiche, che si ritrovano un po’ in tutte le regioni d’Italia: i falò e le zeppole.
Poiché la celebrazione di san Giuseppe coincide con la fine dell’inverno, si è sovrapposta ai riti di purificazione agraria, effettuati nel passato pagano. In quest’occasione, infatti, si bruciano i residui del raccolto sui campi, ed enormi cataste di legna vengono accese ai margini delle piazze. Quando il fuoco sta per spegnersi, alcuni li scavalcano con grandi salti, e le vecchiette, mentre filano, intonano inni per San Giuseppe. Questi riti sono accompagnati dalla preparazione delle zeppole, le famose frittelle, che pur variando nella ricetta da regione a regione, sono il piatto tipico di questa festa.
A Roma la preparazione delle zeppole, affiancate dai bigné di san Giuseppe, ha un fervore particolare. Nel passato, ad ogni angolo di strada era possibile trovare un banco di frittelle, e tutta la città era addobbata da decorazioni festive.
E’ infatti con la festa di san Giuseppe che si saluta definitivamente l’inverno e si comincia a sentire il profumo della primavera, così le vicende stagionali e gli antichi riti si uniscono con la festosità e la devozione dei cristiani.
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Le fonti biografiche che riguardano S. Giuseppe sono quasi esclusivamente i brevi cenni dei Vangeli di Matteo e di Luca. Gli apocrifi non ci sono di aiuto essendo leggendari. Giuseppe era discendente della casa di David. «Giuseppe, figlio di David», così lo chiama l’angelo.
Il fatto saliente della vita di questo uomo «giusto» è il matrimonio con Maria, avvenuto in età giovanile o nella piena maturità. La tradizione popolare immagina Giuseppe in gara con gli altri aspiranti alla mano di Maria. La scelta sarebbe caduta su di lui perché il bastone che egli reggeva fiorì prodigiosamente, mentre quelli degli altri rimasero secchi.La simpatica leggenda ha un suo significato mistico: dal ceppo ormai inaridito del Vecchio Testamento rifiorisce la grazia al nuovo sole della redenzione.
Il matrimonio di Giuseppe con Maria fu vero matrimonio, anche se verginale. Poco dopo il fidanzamento, Giuseppe, accortosi dei segni inconfondibili della maternità di Maria e tuttavia non nutrendo alcun dubbio sulla integrità della sposa, pensò di « rimandarla segretamente ». Essendo « uomo giusto », soggiunge il Vangelo (l’aggettivo usato in questa drammatica situazione è come il lampo abbagliante di un flash che illumina tutta la figura del santo), non volle dar seguito a sospetti né avallare con la sua presenza un fatto inspiegabile.
Raffaello Sanzio - Sposalizio della Vergine
L’angoscioso dilemma venne sciolto dalla parola di un angelo.
Così egli «prese presso di sé la sua sposa» e con lei si recò per il censimento a Betlem, dove il Verbo eterno apparve in questo mondo, accolto dall’omaggio degli umili pastori e dei saggi e ricchi magi, ma anche dall’ostilità di Erode, che costrinse la sacra Famiglia a rifugiarsi in Egitto.
Guido Reni - San Giuseppe e Bambino Gesù, 1635
Tornarono quindi alla laboriosa quiete di Nazaret, fino ai dodici anni di Gesù, quando ci fu la parentesi della perdita e del ritrovamento di Gesù nel tempio. Dopo questo episodio, il Vangelo sembra accomiatarsi da Giuseppe con una suggestiva immagine della sacra Famiglia: Gesù obbediva a Maria e a Giuseppe e cresceva sotto il loro sguardo «in sapienza, in statura e in grazia».
Murillo - San Giuseppe e Bambino Gesù
Morto probabilmente prima dell’inizio della vita pubblica del Redentore, S. Giuseppe visse in umiltà lo straordinario privilegio di essere scelto a padre putativo di Gesù.
Giambattista Crosato - Transito di San Giuseppe
La sua immagine rimase nell’ombra anche dopo la morte.
Il suo culto iniziò infatti soltanto durante il IX secolo. Nel 1621 Gregorio XV dichiarò il 19 marzo festa di precetto, poi Pio IX proclamò S. Giuseppe patrono della Chiesa universale.
L’ultimo omaggio gli è stato tributato da Giovanni XXIII, che introdusse il suo nome nel Canone della Messa. Sotto la sua protezione si sono posti Ordini e Congregazioni religiose, associazioni e pie unioni, sacerdoti e laici, dotti e ignoranti.
Forse non tutti sanno che Papa Giovanni XXIII, di recente fatto Beato, nel salire al soglio pontificio aveva accarezzato l’idea di farsi chiamare Giuseppe, tanta era la devozione che lo legava al santo falegname di Nazareth. Nessun pontefice aveva mai scelto questo nome, che in verità non appartiene alla tradizione della Chiesa, ma il “papa buono” si sarebbe fatto chiamare volentieri Giuseppe I, se fosse stato possibile, proprio in virtù della profonda venerazione che nutriva per questo grande Santo. Grande, eppure ancor oggi piuttosto sconosciuto.
Il nascondimento, nel corso della sua intera vita come dopo la sua morte, sembra quasi essere la “cifra”, il segno distintivo di san Giuseppe. Come giustamente ha osservato Vittorio Messori, “lo starsene celato ed emergere solo pian piano con il tempo sembra far parte dello straordinario ruolo che gli è stato attribuito nella storia della salvezza”.
Il Vangelo conferisce a San Giuseppe l’appellativo di Giusto. Nel linguaggio biblico è detto “giusto” chi ama lo spirito e la lettera della Legge, come espressione della volontà di Dio. Giuseppe discende dalla casa di David, di lui sappiamo che era un artigiano che lavorava il legno. Non era affatto vecchio, come la tradizione agiografica e certa iconografia ce lo presentano, secondo il cliché del “buon vecchio Giuseppe” che prese in sposa la Vergine di Nazareth per fare da padre putativo al Figlio di Dio. Al contrario, egli era un uomo nel fiore degli anni, dal cuore generoso e ricco di fede, indubbiamente innamorato di Maria. Con lei si fidanzò secondo gli usi e i costumi del suo tempo. Il fidanzamento per gli ebrei equivaleva al matrimonio, durava un anno e non dava luogo a coabitazione né a vita coniugale tra i due; alla fine si teneva la festa durante la quale s’introduceva la fidanzata in casa del fidanzato ed iniziava così la vita coniugale. “La coppia di Maria e Giuseppe costituisce il vertice – ha detto Giovanni Paolo II –, dal quale la santità si espande su tutta la terra” (Redemptoris Custos, n. 7).
La coniugalità di Maria e Giuseppe, in cui è adombrata la prima “chiesa domestica” della storia, anticipa per così dire la condizione finale del Regno (cfr. Lc 20, 34-36 ; Mt 22, 30), divenendo in questo modo, già sulla terra, prefigurazione del Paradiso, dove Dio sarà tutto in tutti, e dove solo l’eterno esisterà, solo la dimensione verticale dell’esistenza, mentre l’umano sarà trasfigurato e assorbito nel divino.
“Qualunque grazia si domanda a S. Giuseppe verrà certamente concessa, chi vuol credere faccia la prova affinché si persuada”, sosteneva S. Teresa d’Avila. “Io presi per mio avvocato e patrono il glorioso s. Giuseppe e mi raccomandai a lui con fervore. Questo mio padre e protettore mi aiutò nelle necessità in cui mi trovavo e in molte altre più gravi, in cui era in gioco il mio onore e la salute dell’anima. Ho visto che il suo aiuto fu sempre più grande di quello che avrei potuto sperare…”( cfr. cap. VI dell’Autobiografia).
Murillo - La sacra famiglia (1660)
Difficile dubitarne, se pensiamo che fra tutti i santi l’umile falegname di Nazareth è quello più vicino a Gesù e Maria: lo fu sulla terra, a maggior ragione lo è in cielo. Perché di Gesù è stato il padre, sia pure adottivo, di Maria è stato lo sposo. Sono davvero senza numero le grazie che si ottengono da Dio, ricorrendo a san Giuseppe. Patrono universale della Chiesa per volere di Papa Pio IX, è conosciuto anche come patrono dei lavoratori nonché dei moribondi e delle anime purganti, ma il suo patrocinio si estende a tutte le necessità, sovviene a tutte le richieste.
tratto da: http://www.tanogabo.it/Religione/San_Giuseppe.htm
http://www.tanogabo.it/Arte/San_Giuseppe/thumb.html