Magazine Horror
La prova di Alessandra Paoloni in arte Elisabeth Gravestone Creatura: Nephilim
Padre Breas spense le luci della cappella e si richiuse la porta alle spalle lentamente. La piccola chiesa restò illuminata solo dalle fiammelle dei lumini, e ripiombò nel suo austero silenzio. Le donne che frequentavano la messa la domenica pomeriggio erano già andate via, temendo che il violento temporale preannunciato dalle previsioni per quella notte potesse sopraggiungere qualche ora prima. Padre Breas, colto dallo stesso pensiero, sollevò gli occhi al cielo plumbeo e represse un brivido. Fece scattare la serratura, lasciò scivolare la chiave nella tasca del suo saio e s'affrettò a risalire gli scalini della canonica. La pioggia iniziò a calare lesta e la notte dissimulò ogni forma. Padre Breas tuttavia scostò le tendine della cucina per lanciare un'occhiata fuori. La luce timida del lampione gli sembrò che riflettesse la sagoma di una persona, ma non poté esserne certo. Si segnò; qualcosa di irrazionale lo costrinse a farlo. Decise di occuparsi prima delle sue orazioni che della cena. Pregò con più fervore chiedendo coraggio e forza, quasi fosse consapevole che di lì a poco qualcuno sarebbe entrato nella sua vita. Sconvolgendola.
L'orologio a pendolo del corridoio batté la mezzanotte. Padre Breas si concentrò sui suoi rintocchi per distrarsi dal rumore monotono della pioggia. Recitò il rosario, di nuovo, facendo scorrere le dita sui grani in un gesto meccanico. E prima ancora che quel colpo alla porta sovrastasse la voce incessante della pioggia, lui si era già messo a sedere sul letto infilando le calzature. Uno colpo. Due colpi, ma solo al terzo si rese conto di non averli soltanto immaginati. Erano reali quanto la sua paura. Padre Breas allungò il braccio per accendere la luce della sua abat- jour.Si alzò in piedi sulle gambe incerte e col rosario avvolto attorno al palmo della mano quasi come fosse un caldo guanto rassicurante, si decise a muoversi per raggiungere la porta d'ingresso. Quando accese la luce del corridoio, i colpi si fecero più forti e insistenti. Una voce si unì a quel chiasso, il lamento di una voce femminile. Padre Breas attese ancora un istante, poi spalancò l'uscio. L'irruzione improvvisa del vento e della pioggia lo costrinsero per un brevissimo attimo a socchiudere gli occhi. Quando li riaprì vide la figuretta di una ragazza col pugno ancora sollevato, nell'evidente intento di colpire di nuovo la porta. Sferzata dalla pioggia incessante, la ragazza grondava acqua dai vestiti dal capo e dal viso. Era scalza e tremava come se fosse sconvolta da un attacco violento di epilessia. - La prego, mi aiuti.La voce della giovinetta era roca e bassa, e si disperse nella pioggia. Padre Breas le fece cenno di entrare e prima di richiudere la porta lanciò fuori delle occhiate sospettose e furtive. Una pozzanghera di acqua sporca si era già formata attorno alla ragazza nel punto del corridoio dove lei si era fermata tremante e spaventata. Si reggeva al petto il braccio sinistro con quello destro, e quando una stilla di sangue le gocciolò finendo nella pozza d'acqua piovana, Padre Breas trattenne il respiro. Poi lo lasciò andare e con esso una serie di domande quali “cosa ti è accaduto?” “sei ferita?” “dove sono i tuoi genitori?”. La ragazza non aprì bocca e restò a fissare l'uomo coi suoi occhi scuri e il viso ricoperto in gran parte dai capelli fradici. Padre Breas la condusse in cucina mentre rifletteva su ciò che sarebbe stato più opportuno fare. - Se sei ferita devo portarti in ospedale, ma devi dirmi cosa ti è successo. Sei stata aggredita?La ragazza fece un segno di assenso con la testa. Si sedette con estrema flemma su una delle sedie, ma quando Padre Breas le domandò se potesse controllare lo stato del suo braccio ferito, lei negò quella richiesta. - La prego, mi aiuti.- ripeté.- Lo farò, ma devi raccontarmi...- Loro vogliono uccidermi.Quella rivelazione disarmante gettò nel panico Padre Breas che cadde seduto sulla sedia di fronte alla ragazza. Non era quella la prima volta che qualcuno si rivolgeva a lui in quel modo, ma di solito le persone raggiungevano la canonica per chiedergli generi di prima necessità o una semplice confessione. S'aggrappò al suo rosario ancora stretto nella mano per non cedere allo spavento. - Chi vuole ucciderti?- le domandò mantenendo un tono fermo nella voce.A quella domanda non seguì nessuna risposta. Padre Breas s'accorse di trovarsi a disagio di fronte a quella giovinetta scioccata, e dimenticandosi subito di quelle battute s'alzò per invitarla a fare lo stesso.- Insisto per vedere quella ferita; stai sanguinando.- Guarirò presto.- fu la secca risposta.Padre Breas represse un brivido. Spostò lo sguardo dal volto della ragazza alla corona del rosario che avvolgeva la sua mano e le sue dita. Dio ti mette alla prova. Tornò a guardare la sconosciuta. - Chi sei? Qual è il tuo nome?- le domandò. - Mi chiamo Mariam. E Loro hanno assassinato la mia famiglia. Mi hanno ferita ma sono riuscita a scappare. Hanno già ucciso altre ragazze prima di me, in posti differenti del mondo. Vengono ad eliminare tutti gli esseri impuri, indegni secondo il loro giudizio di calpestare il suolo della terra. Sono venuta da lei perché è un servo di Dio, e solo lei puoi capirmi e aiutarmi. Padre Breas fece appello a tutta la sua razionalità per seguire quel folle discorso. A quella sorta di rivelazione seguì un lungo silenzio durante il quale il rumore della pioggia tornò a essere l'indiscusso padrone della notte. Un servo di Dio. Quella definizione era corretta e impeccabile. Mariam aveva smesso di tremare e l'aria terrorizzata sembrò svanire lentamente. Anche la sua espressione era mutata facendosi seriosa e grave. Sembrava aver acquistato nella manciata di secondi qualche anno in più. - Voi dovete nascondermi - continuò Mariam- almeno fino a quando Loro non saranno andati lontano da qui. Padre Breas tornò a sedersi, schiacciato dal peso di quelle parole insensate. - Voi sapete chi sono, come uomo di Dio siete vicino ai suoi misteri più di chiunque altro.- aggiunse. E non ebbe finito di parlare che distese il braccio sinistro, mostrando a Padre Breas una maglia lacerata e quello che ne era rimasto della sua ferita: il sangue ancora fresco contornava una cicatrice che sembrava rimarginata da anni. Padre Breas deglutì e in un gesto incontrollato sollevò la mano che teneva stretto il rosario per posare le dita sulla cicatrice. Nel fare ciò si macchiò i polpastrelli di rosso. La vista del sangue gli procurò un leggero capogiro, e quello stato catatonico fu accompagnato dalle parole di Mariam che riprese e recitò:- I figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano piacevoli e si presero per mogli quelle che tra tutte più loro piacquero. Padre Breas avvertì il proprio cuore cedere di un battito per poi prendere a corrergli all'impazzata nel petto. Dio ti mette alla prova. E tu come suo servo sei vicino ai suoi misteri più di chiunque altro. Mariam concluse:- Quando i figli di Dio s'accostarono alle figlie degli uomini, queste partorirono loro dei figli. Padre Breas soffocò un lamento. Che poteri aveva quella ragazza che, con tanto ardore e convinzione, recitava proprio a lui alcuni passi della Genesi? Provò a fissare quegli occhi scuri per scorgere in loro la menzogna o la pazzia, ma desistette. - Verranno a prendermi se non mi nascondete. Non c'è altro tempo da perdere.- riprese assumendo quello che sembrò a Padre Breas un tono di comando.- Loro si sbagliano sul mio conto, io porto solo il fardello del peccato di cui mio padre si macchiò quando sfiorò per la prima volta mia madre con gli occhi e le sue ali. Padre Breas ascoltava impotente quelle parole. Voleva quindi fargli credere che proprio lei fosse una di quelle creature descritte nella Bibbia, i giganti nati dall'unione tra “figli di Dio” e “figlie degli uomini”? Padre Breas cercò di ritrovare la sua voce per esternare quelle sue perplessità, ma non una sillaba fiorì sulle sue labbra. Un nuovo colpo alla porta d'ingresso lo fece sobbalzare. Mariam scattò in piedi, impallidendo. Padre Breas la imitò, e trovò la forza necessaria per allungare un mano verso di lei e afferrarla per un gomito. La testa gli girò di nuovo, come se il contatto fisico con la ragazza gli provocasse nausea e un senso impotente di svenimento. Non cedette a quella sgradevole sensazione e senza indugiare oltre trascinò la ragazza verso una porta secondaria, dalla quale avrebbero raggiunto la cappella aggirando la canonica. Recuperò le chiavi della cappella dalla tasca del suo abito che si rimproverò non avere addosso in quel momento, e condusse la ragazza fuori dove la pioggia batteva la terra come se Dio fosse di nuovo adirato con l'umanità e si preparasse ad allagare di nuovo il mondo. Prese a correre assieme a Mariam che lo seguiva pestando coi piedi nudi le pozzanghere, il viso tornato ad essere una maschera di terrore. Padre Breas aprì e spalancò la porta della cappella nell'istante in cui si avvertì alle sue spalle una sorta di boato, come un grido inumano di disappunto. E capì che era tutto vero. Padre Breas richiuse la porta della cappella tirando il catenaccio. Sentì Mariam singhiozzare al suo fianco, certa della sua fine. Fine che non immaginava fosse tanto vicina. Padre Breas si voltò a guardarla. Sembrava una ragazza come tante; eppure se quel boato che si ripeté in quell'istante era reale, allora anche le sue rivelazioni non erano state tutte delle bugie. Lei era davvero l'ibrido che sosteneva di essere, il nephilim,figlia nata dalla miscela di sangue angelico e umano. Un abominio della natura, un affronto alla grandezza di Dio. Padre Breas si diresse lentamente verso l'altare. La luce fioca dei lumini rendeva quel posto tetro e lugubre. Sentì gli occhi di Mariam seguire ogni suo movimento. - Sarai al sicuro qui.- disse mentre recuperava qualcosa dal ripiano di marmo. La lama del pugnale fu rischiarata dalla luce delle candele poste ai lati dell'altare. Mariam vide quel baluginio e sobbalzò, facendo un passo indietro. Padre Breas, col pugnale stretto in una mano e la corona del rosario nell'altra, si voltò. Aveva atteso quel momento da anni, da quando gli era stato predetto che una ragazza dal sangue impuro avrebbe bussato alla sua porta durante una notte di pioggia. Mariam doveva morire. Una creatura come lei era pericolosa quanto blasfema. - No, la prego...- piagnucolò lei che corse verso l'uscita sapendo tuttavia di essere in trappola. Padre Breas avanzò con passo calibrato e lento, i piedi che pesavano come macigni. Mariam si fece piccola scivolando a terra, consapevole della propria fine. Padre Breas sollevò in aria il pugnale. Fece per calarlo sulla gola della ragazza ma si bloccò. Dio ti mette alla prova. Restò con la lama sollevata sopra la testa a udire il rumore della pioggia mescolato al pianto della ragazza e agli spaventosi suoni che provenivano da fuori: boati, parlottii sommessi, colpi e quello che gli parve un lieve battito d'ali. Poi solo il frastuono del temporale e i singhiozzi di Mariam. Padre Breas abbassò il braccio e indietreggiò fino a sedersi su una delle panche. Loro, gli angeli vendicatori incaricati di eliminare i nephilim della terra, erano andati altrove. Lui, servo di Dio oberato dello stesso medesimo compito, aveva ceduto alla pietà. O magari aveva superato la sua prova scegliendo di proteggere e non uccidere quella ragazza. - Non li inganneremo a lungo.- disse- Torneranno. Dobbiamo resistere fino al mattino. Mariam s'accovacciò contro la parete e restò in quella posizione, immobile e taciturna. Padre Breas strinse nel palmo il rosario dal quale non si era separato un solo istante e pregò di aver preso la decisione giusta. La notte era ancora lunga e Loro potevano tornare da un momento all'altro. In quel caso più che le preghiere sarebbe stato necessario ricorrere alla sua lama. Padre Breas non staccò per tutto il tempo gli occhi dalla nephilim e giurò a se stesso che avrebbe districato il suo mistero. Come servo di Dio.
Elisabeth Gravestone (pseudonimo di Alessandra Paoloni)
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