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19/02 – Spartaco ricorda…Vincenzo SCIFO (by Spartaco)

Creato il 19 febbraio 2013 da Simo785

19/02 – Spartaco ricorda…Vincenzo SCIFO (by Spartaco)

E partiva l’emigrante…

L’Italia è un Paese di Santi, poeti, navigatori e…calciatori. Oggi facciamo gli auguri a Vincenzo Scifo (Enzo), nato a La Louvière, Belgio, il 19 febbraio 1966, da genitori originari di Aragona (AG). Vero profeta del calcio nel cuore dell’Europa, un po’ meno in patria, come recita l’antico adagio latino.

Il piccolo Enzo si fa subito notare in Belgio, a soli 17 anni debutta nell’Anderlecht, ci rimane fino al 1987 e vince in 3 campionati su 4. Il giovane Scifo vorrebbe giocare in Italia, ma la chiamata dalla serie A non arriva, nonostante sia nell’orbita dell’Inter, quindi decide di farsi naturalizzare belga. Bearzot, folgorato dalle sue giocate di classe nell’Anderlecht, vorrebbe il centrocampista italo-belga nella sua Nazionale, ma come detto l’esperienza nel Campionato italiano non sembra imminentissima e il giovane ha voglia di dimostrare le sue doti, quindi sceglie la nazionale belga. Con i Diavoli Rossi disputa il primo torneo internazionale, l’Europeo del 1984, anno in cui è eletto calciatore dell’anno in Belgio.

Il talentuoso regista dell’Anderlecht si guadagna la sospirata chiamata in Serie A, in una delle corazzate del torneo: l’Inter di Trapattoni, Zenga, Altobelli e Bergomi. A Milano, però appare fuori luogo, quasi una di quelle giovani promesse che “non si mantengono”, da marinaio. Dopo la prima stagione i nerazzurri mandano Enzo a farsi le ossa in Francia, con il Bordeaux. Sarà per la lingua, un po’ come Gomez della famiglia Addams, ma Scifo ricomincia a mostrare giocate d’autore, pennella traiettorie con la sfera che gli attaccanti facilmente spingono in rete. Finito il prestito al Bordeaux, decide di riscattarlo l’Auxerre. Rimane in Borgogna per due stagioni, dal 1989 al 1991. Faro della squadra, oltre a dettare i tempi del gioco, mette a segno molti goal, va in doppia cifra e si mette al servizio dei compagni.

Le sue prodezze arrivano di nuovo, con prepotenza, fino in Italia e la squadra che sceglie di ingaggiarlo è il Torino di Mondonico, in cui militano giovani ambiziosi. Oltre alla qualità, nella capitale sabauda Scifo dà prova anche di tanta quantità. Ormai è un giocatore maturo. Con i Granata sfiora la vittoria della Coppa Uefa nella prima stagione, perdendo in finale contro l’Ajax e si toglie la soddisfazione di vincere la Coppa Italia contro la Roma l’anno successivo. Il centrocampista dei Diavoli Rossi si guadagna anche le chiavi del centrocampo di Mondonico, ma purtroppo “nemo propheta in patria”, anche se legalmente la sua nazione è il Belgio. I debiti del Torino impongono di vendere i gioielli di casa. Tra i primi ad essere ceduti proprio Enzo, “e partiva l’emigrante”verso una città nuova, acquistato dal Monaco. Con la squadra del principato si lega per quattro stagioni, nell’ultima vince la Ligue 1, poi torna all’Anderlecht per tre anni, nell’ultimo vince il campionato, nel 2000 lo ingaggia lo Cherleroi, con cui chiude la carriera per via dell’artrite cronica che gli impedisce di giocare ad alti livelli.

Con i Diavoli Rossi disputa ben quattro Mondiali, l’ultimo è Francia ’98. A Messico ’86 l’Argentina di Maradona ferma la corsa del Belgio e nello scontro con la Francia per la finalina perde. Colleziona 82 presenze e 18 reti, la più importante a livello personale è quella di Italia ’90 siglata all’Uruguay, gli è valso il decimo posto nella classifica dei goal del secolo. Oggi allena il Mons.

La soddisfazione maggiore per Scifo è quella di aver contribuito con il cantante Adamo prima e il Primo Ministro Elio Di Rupo più recentemente, ad emancipare la condizione degli Italiani emigrati in Belgio. La nostra comunità numericamente è la più numerosa, ma anche quella che ha conosciuto minore mobilità sociale, a differenza di quelle francese, olandese e tedesca. Gli Italiani hanno reso grande il Belgio, senza gli accordi tra i due Stati probabilmente si sarebbe raggiunta più tardi l’unità europea, nata dall’esperimento della CECA. Il sangue dei nostri emigranti a Marcinelle è stato il prezzo da pagare per il progresso economico e l’integrazione continentale. Scifo attraverso le sue geometrie e goal in campo ha dato lustro agli Italiani, dignità e anche vanto, quasi come il ciclista Fiorenzo Magni, il Leone delle Fiandre che nel 1951 vinse la corsa e diede ai troppi Italiani sfruttati nelle miniere una grande gioia. Complimenti a Scifo per la sua lunga carriera, i traguardi ottenuti e per aver regalato qualche attimo di gioia ai tanti connazionali partiti dall’Italia per necessità economiche. Lo sport è anche questo, gioia, voglia di riscatto, condivisione e può unire meglio di qualunque buona legge sull’immigrazione, per quanto necessaria.


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