Southampton, Inghilterra, 21 dicembre 1663 La Quicksilver ormeggiò in Inghilterra il giorno del suo quattordicesimo compleanno e il porto era coperto di neve. Dall’alba Jerry aveva osservato le coste inglesi comparire come spettri dalla nebbia, poi il profilo dei palazzi contro il cielo biancastro striato di fumo scuro, e percepì l’euforia dei compagni di viaggio farsi palpabile e contagiosa. Quella era l’Europa, finalmente, dopo Port Royal, la Martinica e le isole minori, era giunto in Europa! Il capitano aveva rischiato l’arresto altre due volte ma poi avevano preso il mare aperto e Jerry aveva fatto di tutto per imparare a muoversi svelto sulla nave. Il lavoro era stato tanto e massacrante, ma ne era valsa la pena e ora, con la paga intera, avrebbe potuto spendere a suo piacimento. Spendere per il proprio piacere! Durante la traversata i suoi compagni di viaggio lo avevano ammaliato con i racconti erotici sulle belle donne londinesi e, in attesa di arrivare alla capitale, Jerry pensava di potersi ben accontentare delle ragazze di Southampton! Durante quel primo pomeriggio a terra, Jerry aveva bighellonato per le taverne del porto, bevendo grog annacquato per riscaldarsi e osservando la beltà delle cameriere inglesi che lo ignoravano con sufficienza. Non possedeva più i suoi stivali, li aveva persi al gioco e adesso doveva accontentarsi di scarpini scalcagnati, tenuti insieme con strisce di cuoio. Accidenti che gelo! Il vento s’infilava sotto la giacca, saliva dalle caviglie fin sulle cosce, fino ai testicoli, ma questo non lo avrebbe fatto desistere, mentre si avvicinava alla casa di tolleranza, con le mani ben strette sotto le ascelle. Tremava di freddo mentre si metteva in fila con gli altri giovani marinai che, come lui, attendevano l’apertura serale dei bordelli per coronare un sogno proibito. Per Jerry sarebbe stata la prima volta e rimase allibito quando, chiamandoli pivellini, il tuttofare del postribolo li scortò alla porta sul retro e, facendosi consegnare in anticipo la tariffa pattuita per “la deflorazione della bella Margot”, li fece accomodare in una stanza schermata da un paravento dipinto, dove furono obbligati a lavarsi i genitali prima di ricomporre la fila. Imbarazzati e vogliosi, i ragazzini attesero in silenzio che la donna chiamasse il primo amante. Il fortunato fu un brufoloso irlandese e quelli rimasti in fila, come Jerry, udirono la voce della donna nascosta chiedergli il nome e l’età, alla risposta fece subito seguito l’ansimare rapido del ragazzino, che in poco tempo raggiunse il piacere. Lei lo lodò con un ‘bravo’, prima di congedarlo e, dopo un risciacquo veloce era già pronta per il prossimo. Jerry chiuse gli occhi per non guardare in faccia l’irlandese, non voleva saperne nulla dell’esperienza degli altri, anche se non poteva impedire alle proprie orecchie di ascoltare i grugniti e i sospiri che provenivano da oltre il paravento. Quando toccò a lui, dovettero spingerlo avanti e, sudando freddo per l’emozione, il ragazzo spalancò gli occhi per non dimenticare nulla. La prima cosa che notò fu il seno candido della donna, florido come le cosce serrate sotto la pancia molle. Margot aveva un’età indefinibile, il belletto che doveva darle un aspetto giovanile era screpolato dalle rughe, le sopracciglia erano state dipinte con pezzi di carbone mentre i capelli, legati in una crocchia, avevano la consistenza della stoppa. Solo gli occhi grigi parevano vivi, mentre lo passavano in rassegna. –Ah…siamo bellini, eh?- fu il commento. Per un attimo Jerry desiderò scappare ma mai e poi mai avrebbe dato da ridere ai suoi compagni, inoltre il sesso gli pulsava nei pantaloni mentre la donna schiudeva le gambe, sorridendogli in modo osceno. Jeremy si sentì avviluppare dalle braccia sode, mangiare da quelle gambe simili a colonne, ma al tempo stesso si sorprese di quanto fosse liscia la sua pelle e di come i loro corpi reagissero assieme. La voglia vinse lo schifo e l’orrore, durò pochissimo ma lui ce la fece e, quando lei lo allontanò, il ragazzino si sentì ondeggiare come una foglia, con la testa leggera e un'espressione ebete sistemò le brache e, prima di indietreggiare, la ringraziò. Margot rise, fu un’esplosione di divertimento simile a un tuono: –Torna quando vuoi, carino, che ho mille cose da farti vedere! – Confuso, Jerry scappò fuori senza badare agli sguardi degli altri, uscì in strada ed era solo l’imbrunire. Si mise a correre con il volto in fiamme, con il petto squassato di gioia e una risata che gli gorgogliava in gola: finalmente l’aveva fatto, ora era grande e orgoglioso di sé, non era più il piccolo Jerry di Greenville che non sapeva nulla, né il mozzo che aveva compiuto la grande traversata. Ora era un uomo! foto presa dal web
Pubblicato da blanca.mackenzie | Commenti Tag: jerry hudson 1649 - 1669Magazine Libri
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