da qui
Mi sono interrogato a lungo sulla nostra civiltà, orgogliosa della sua tecnologia.
Gli edifici a due piani, con mattoni rossicci e finestrelle a schiera, hanno scale d’ingresso e garage che di giorno sono chiusi.
La bandiera sventola felice, dico la bandiera a stelle e strisce – ma può una bandiera essere felice?
Non voglio fare di tutta l’erba un fascio: certamente il progresso ha i suoi vantaggi, lo sviluppo economico i suoi risvolti positivi.
Un uomo con la barba – Hemingway, il Signore degli anelli, Santa Klaus? – cammina lentamente, con una busta in mano.
Tra le nuvole si riconosce una donna sdraiata, un uomo pensieroso, un bambino che saluta sorridendo.
Ma aumentare il prodotto solo per creare desideri nuovi e comprare altri prodotti e far nascere altri desideri non vi sembra un meccanismo degradante?
Basta voltarsi per essere investiti da un fuoco di fila di negozi, insegne, cartelli colorati pieni di cifre scritte e cancellate.
Manhattan è una torta con cento candeline, una foresta di alberi di vetro, un groviglio di stalagmiti grige e nere.
Non è un ripiegamento su se stessi di paesi ricchi che faticano a spendere il denaro che guadagnano?
L’Empire State Building è un missile pronto a partire, dietro i rami scheletrici dei faggi.
Le luci di natale si confondono con quelle di mille grattacieli, la città è un occhio che guarda se stesso, abbagliato dal suo riflesso insostenibile.
E’ educativo spingere al consumo millantando gli acquisti come simboli di stato sociale?
Due uomini fotografano nella stessa direzione, come se d’un tratto la metropoli recitasse lo stesso spettacolo per tutti.
Le macchine, sul ponte, sono un gregge che procede rassegnato.
Non è nevrosi, malattia, quella che costringe ad acquistare anche se sei indebitato fino al collo?
Una colonna di fumo spunta nello spiraglio lasciato tra le querce, si è sentito uno schianto: cosa sarà stato?
Un manifesto giganteggia sulla parete di una casa, il flusso di auto, taxi, biciclette, procede imperterrito verso un desiderio, un fastidio, una paura.
E’ possibile ridursi alla fame e non rinunciare a una delle macchine, a uno dei due o tre telefonini?
Difficile capire cosa abbia provocato quel frastuono; più facile decifrare le sirene infinite di ambulanze, vigili del fuoco, polizia.
Le banchine sono dita grassocce che si protendono verso la Statua della Libertà.
Si può giustificare la rincorsa a prodotti che non verranno utilizzati e occuperanno lo spazio vitale senza un motivo ragionevole?
Qualcuno parla di un aereo, ma potrebbe essere un’esplosione interna.
Grimilde alza la fiaccola con entusiasmo, non sembra stanca dopo tanti anni di onesta professione.
Come tornare ad avere un rapporto sano con le cose? Potrà uscire dal vicolo cieco la nostra società?
Eppure tutto fa pensare a qualcosa arrivato dall’esterno, si è aperta una ferita mortale nella Torre Sud.
A guardarla negli occhi, la statua sembra cieca, come avesse il bisogno disperato di una guida.