Il 22 novembre 1963, a Dallas, moriva in un attentato il 35º Presidente degli StatUniti d’America: John Fitzgerald Kennedy. Pochi minuti dopo l’attentato, in un clima surreale, da Dallas al resto degli Stati Uniti iniziarono a circolare le voci di un Presidente Kennedy ferito mortalmente. Da più di cinquant’anni la domanda che continuiamo a porci è “chi ė stato ad uccidere Kennedy?”, ma sarebbe più corretto provare anche a chiedersi “chi era Kennedy?”.
Le immagini di Abraham Zapruder, il cineamatore che con la sua cinepresa 8mm riprese gli agghiaccianti momenti del ferimento mortale di Kennedy, negli anni sono state passate al setaccio in primis dalla Commissione Warren e in seguito da inchieste di ogni tipo, istituzionali e non, dalle ricostruzioni delle Procure federali alle più improbabili teorie complottistiche (tra tutte quella di Oliver Stone nel film “JFK”).
Teorie suggestive e affascinanti, ma che nella maggior parte dei casi hanno semplicemente contribuito a creare confusione, a mischiare le carte di una vicenda già di per sé poco chiara.
Attenendoci alla ricostruzione effettuata dalla Commissione Warren, il colpevole è Lee Harvey Oswald, un ex Marines, da sempre vicino a idee e ambienti filo comunisti, che piazzato al sesto piano del Book Depository Building di Dallas, sparò i tre colpi che ferirono mortalmente il presidente Kennedy.
Rimangono, però, molte ombre su tutto quello che è accaduto nelle ore e nei giorni successivi all’attentato. Lee Harvey Oswald dopo essere stato arrestato dichiarò di essere un capro espiatorio. Ad alimentare questa teoria affascinante contribuirono le dinamiche poco chiare circa l’uccisione di Oswald stesso, due giorni dopo l’attentato, per opera di Jack Ruby, un fanatico di Kennedy dal passato torbido.
Oggi a 51 anni di distanza, come abbiamo accennato nel quesito iniziale, rimane ancora accesa la discussione tra fautori della cospirazione e sostenitori della Commissione Warren, i quali dimenticano però di soffermarsi sul peso politico di Kennedy nel suo periodo di mandato.
Un periodo in cui gli Stati Uniti assistevano, tra proteste e insurrezioni, alla turbolenta fine della segregazione razziale. Un tema su cui Kennedy non tenne mai un atteggiamento coerente, ma che lo vide oscillare più volte da uno schieramento all’altro. Un presidente che, agli occhi del mondo occidentale, venne messo in ginocchio dalla vicenda dello sbarco alla Baia dei Porci e che, per questo motivo, perse gran parte del consenso.
Un presidente che, anche a causa della sua tragica prematura scomparsa non riuscì a realizzare quel cambiamento di stampo progressista alla base del suo programma politico.