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Creato il 23 febbraio 2015 da Malvino
Se non avesse rotto il patto del Nazareno, «errore blu» che lo ha lasciato senza uno «scudo» politico, ora Silvio Berlusconi non rischierebbe «la gogna della galera» che la Procura di Milano potrebbe infliggergli con una nuova accusa, quella di aver pagato i testi chiamati a deporre nel processo d’appello sul caso Ruby, «coriacea e subdola riproposizione del teorema dell’Arcinemico, del male assoluto, dell’uomo da sfasciare», che alla vigilia della pronuncia della Cassazione sull’assoluzione impone una «nuova intimidazione con procedure oggettive, ai sensi del codice», il che implica necessariamente «il “pentimento”, cioè la resa al pm, di qualche teste utile a reimpostare il caso». Così Giuliano Ferrara (Il Foglio, 23.2.2015), ma chi vuol bene a Silvio Berlusconi può star sereno, perché a difenderlo, nel caso venga incriminato, sarà quasi certamente Franco Coppi, il quale si guarderà bene dall’inguaiarlo con argomenti così idioti. Provate a immaginare: «Signori della Corte, il mio assistito è chiamato a rispondere delle accuse che gli vengono mosse solo perché ha avuto qualche ruggine con Matteo Renzi, sennò col cazzo che il pm avrebbe osato metterlo in galera, sarebbe bastata una telefonatina e oggi non sarebbe in quest’aula, ma a riscrivere la Costituzione insieme al Royal Baby». C’è da supporre che il processo non avrebbe storia.

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