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24. Un volo folle

Creato il 06 ottobre 2011 da Fabry2010
24. Un volo folle

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L’autobus era giallo senape, coi finestrini incorniciati di verde e il tettuccio bianco latte.
Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.
Eravamo relegati in fondo e se fosse arrivato un uomo bianco ci saremmo alzati, senza aspettare la richiesta.
Il fiore ha petali azzurri che sembrano riflettere la massa opaca del cielo.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow Johns né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo.
Nessuno osava ribellarsi: la potenza della razza era schiacciante, riduceva al silenzio, una soggezione data per scontata.
Dopo una notte di pioggia, le gocce d’acqua sopra la ringhiera sono tutte uguali: grandi o piccole, trovi sempre due atomi di idrogeno legati a un atomo di ossigeno.
Il pil comprende anche l’inquinamento dell’aria, la pubblicità delle sigarette e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine settimana.
Sarebbe durata per i secoli dei secoli. Ma un giorno, una certa Rosa Parks, stanca dopo una giornata di lavoro e per giunta con il mal di piedi, si siede nella zona riservata ai bianchi.
Cos’ha di particolare il volo di un gabbiano? Perché ti fermi a guardarlo come fosse il più grande spettacolo del mondo?
Il pil mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa e le prigioni per coloro che cercano di forzarle.
Ebbene sì, alla fine della lunga salita dei calvari sparsi per il mondo, delle frustate dell’impero, degli sberleffi di spettatori divertiti, c’è qualcuno che semplicemente ha mal di piedi, nient’altro che un maledetto, fottuto mal di piedi.
Cosa vedi nelle ali sottili che sfidano lo spazio con la loro leggerezza, nella coda-timone che orienta la traiettoria nella direzione giusta?
Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza, per vendere prodotti violenti ai nostri bambini.
Ti sei seduta, finalmente, e non te ne andresti nemmeno se cadesse il mondo, se il diavolo in persona ti puntasse il forcone contro il petto.
Cosa ti affascina nel planare lento, così lento da sembrare immobile?
Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Non so se fu il diavolo: era un certo James Blake, l’autista dell’autobus che fermò il veicolo quando vide che due bianchi erano in piedi avanti a me.
Per poi prendere quota nuovamente, con un grido di vittoria?
Il pil non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago.
Chi avrebbe mai creduto che il fottuto mal di piedi sarebbe stato sufficiente per pronunciare un no che ancora risuona nell’abisso senza fondo della storia?
Che cos’ha un gabbiano di così straordinario da costringerti a guardarlo, mentre fissa il mondo col suo istinto irriducibile di libertà?
Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori famigliari o l’intelligenza del nostro dibattere.
Ora che sono vecchia e gli occhiali non si posano più sui capelli crespi e neri, capisco che non solo un sì, ma anche un no può cambiare per sempre il corso degli eventi.
Basta un battere d’ali perché la pesantezza di tutto l’universo si rovesci in un volo folle di felicità.



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