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Creato il 25 maggio 2015 da Malvino

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Solitamente è raro che un tentativo di persuasione si serva di più di due o tre fallacie, perciò vale la pena segnalare larticolo siglato con un elefantino rosso oggi su Il Foglio, che ne contiene ben otto, per giunta potenziate da un registro di mestissima ironia che le mimetizza nella rassegnata posa del saggio dinanzi allennesima vittoria che la follia ha riportato sulla ragione: parlo delle fallacie cui la scuola di logica formale di tradizione anglosassone ha dato i nomi di appeal to authority, appeal to belief, appeal to consequences of belief, appeal to common practice, appeal to emotions, appeal to fear, misleading vividness e slippery slope. Sembra, tuttavia, che lautore dellarticolo non abbia alcuna certezza che tutti questi mezzucci possano ottenere leffetto desiderato, perché per lultima delle fallacie alle quali fa ricorso, quella del piano inclinato lungo il quale il mondo occidentale è destinato a scivolare consentendo il matrimonio a due individui dello stesso sesso, sente lurgenza di piazzare alla fine del pendio unimmagine che verosimilmente ritiene dovrebbe risultare decisiva al fine di persuadere il lettore: «cè solo da sperare – dice – che a correggere noi sterilizzatori della tradizione non arrivino i ripopolatori islamici del mondo [che] lo farebbero con scarsa grazia»Siamo autorizzati a leggere questa frase in modo diverso da quello che recita il testo? Dopo essere stati fatti oggetto di così larga utensileria sofistica, direi di sì. È genuina la speranza che non sia lislam a rimettere ordine laddove l’occidente secolarizzato ha fatto disordine, perché avverrebbe senza dubbio in modo violento, o non è piuttosto giusto ritenere che quella violenza ci venga prospettata come il giusto prezzo da pagare per aver osato tanto? Da lettori abituali de Il Foglio, ci è lecito supporre che valga la seconda ipotesi, qui avvalorata dall’ennesimo rimando a quel «nichilismo» sotto il quale il giornale ha sempre rubricato tutto ciò che era oggetto delle sue «battaglie culturali» a difesa dei «principi non negoziabili» Qui allora vale la pena di segnalare il curioso cortocircuito logico che ci è offerto da quest’articolo, al quale forse abbiamo dedicato pure troppa attenzione se rapportata allo scarsissimo rispetto che esso mostra verso il lettore: in sostanza, chi è a favore del matrimonio tra due individui dello stesso sesso agevola l’ampliarsi di quel vuoto di valori giudaico-cristiani che giocoforza sarà destinato ad attrarre – non si argomenta il perché e il percome, ma siamo tenuti a darlo per scontato – i barbari dell’islam, i quali – toh, combinazione! – restaureranno l’eterno ordine del matrimonio tra maschio e femmina sgozzando a destra e a manca. Come a dire: dove non siamo stati capaci noi a convincervi con le buone maniere, vi meritate arrivino loro a convincervi con quelle cattive. Rozza nel fondo e ipocrita in superficie, la ratio di questa maledictio ci dà ulteriore prova di quanto lo «scontro di civiltà» così spesso evocato da una pubblicistica strabica e ansiogena altro non sia, in realtà, che un patto non siglato tra due inciviltà contro il comune nemico di una libertà che si va affrancando da antiche regole che non reggono più da tempo alle pressanti istanze rappresentate dai bisogni degli individui. E qui, in quest’articolo scritto all’arrivo della notizia che in Irlanda il matrimonio gay è legge dello stato, l’unica differenza che è dato cogliere tra la tradizione difesa da Giuliano Ferrara e quella difesa dal Califfo è che la prima non ha nemmeno più gli strumenti per imporsi con degli argomenti convincenti, sicché è costretta a vagheggiare le scimitarre di cui si serve la seconda. Senza nemmeno potersi permettere di farlo in modo esplicito, ma dissimulandolo in una profezia di sventura. Siamo davvero messi male, direi.

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