Quando poi ferito cade
Non piangetelo dentro al cuore
Perché se libero un uomo muore
Non gl'importa di morire
Tra tutte le festività del calendario il 25 aprile è sempre stata la mia preferita. Certo, il Natale è tanto bello, a Pasqua si mangia il cioccolato, ma sono comunque giorni in cui si ricordano eventi che, da non credente, mi coinvolgono ben poco.
Il 25 aprile è una festa in cui credo. Credo ai giovani che hanno preso la via dei monti, credo che grazie a loro oggi possiamo festeggiare la libertà, credo che i repubblichini non possano essere avvicinati nemmeno per scherzo ai partigiani e che tutti quelli che vogliono farci credere che anche loro siano stati eroi dovrebbero essere estromessi da qualunque carica pubblica e privati dei diritti civili.
Il revisionismo degli ultimi anni mi spaventa, perché per ovvie ragioni anagrafiche tra qualche tempo non ci saranno più partigiani a ricordarci cos'è successo tra l'otto settembre del '43 e il 25 aprile del '45. Le parole di Guccini (ab)usate per fare onore ai giovani di Salò mi fanno rabbrividire.
C'è un gran bisogno di ricordare, oggi più di ieri e domani più di oggi, perché i nostri figli (ma anche i nostri fratelli minori) non rischino di perdere ciò che di più prezioso ci rimane per non smarrire la nostra identità nazionale: la memoria.
L'amaca di Michele Serra del 24 aprile 2012