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26. Melozzo da Forlì

Creato il 01 ottobre 2010 da Fabry2010

26. Melozzo da Forlì

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Joyce si ritrova in una stanza asettica, dalle pareti coperte di scaffali, a loro volta stipati di libri. Sul soffitto ci sono scritte collegate tra loro a formare segni indecifrabili. Ha una lampada dalla luce violenta puntata sugli occhi e istintivamente si protegge col palmo della mano destra. Davanti a sé vede un uomo coi capelli ricci e grigi, naso lungo e dritto affacciato su labbra carnose che sembrano sempre sul punto di muoversi e parlare.
- Cosa vuole da me, perché mi ha sequestrato?
- Non l’ho sequestrata, si tratta di un esperimento.
- Sa che potrei denunciarla?
- Un fantasma non ha diritti. Andiamo al sodo: voglio sottoporla al trattamento base; trentacinque seminari su esperienza, narrazione e montaggio, per capire se siano in grado di influire anche su uno scrittore come lei. Mi accusano di formare allievi standard che producono letteratura in serie, ma intendo mostrare che anche un Joyce può trarre giovamento dai workshops della scuola.
- Voi siete pazzi: non reggerei a un lavaggio del cervello; poi lei, mi scusi, non mi ispira affatto, mi ricorda Salvatore Penitentiagite del Nome della Rosa.
- Come si permette di paragonarmi a quel bifolco? La scrittura per me non ha segreti: ne conosco alchimie, trucchi e ingranaggi, sono il deus ex machina dello storytelling, mi sento a casa tra social network, wiki, kindle e blog; assicuro il meglio in tema di scrittura professionale, cross-medialità, giornalismo, sceneggiature TV, public speaking; organizzo progetti, incontri, eventi, magazines online, community, canali su youtube; educo alla narrazione orale e cinematografica, alle nuove forme di comunicazione (compreso l’iphone), alla serialità televisiva; lancio scrittori inediti, promuovo tornei letterari, offro tutors per progetti narrativi…
Mentre parla, alza lo sguardo e cade in una
trance mistica o isterica; i boccoli ricadono sulle sopracciglia come in un quadro di Melozzo da Forlì. All’improvviso viene scosso da una specie di corrente, come al passaggio di un treno in corsa: apre gli occhi e si accorge che lo scrittore non c’è più. Resta un biglietto che si libra in aria, atterra in volute lente, a spirale. Lo raccoglie meccanicamente e legge scandendo le parole: James Joyce, autodidatta.



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