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26. Scrivere

Creato il 27 maggio 2011 da Fabry2010
26. Scrivere

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C’è un bel panorama da quassù: gli ulivi e i cipressi formano una specie di corona, un canale di rumori e odori che ridanno vita, accarezzano le pareti delle case, la facciata della chiesa, il recinto in pietra e ferro dei reperti archeologici; i palazzi alti e squadrati vorrebbero dominare la valle che s’infrange sulle colline di vitigni, i sentieri polverosi incidono i rilievi verdi come crepe, o righe di una pagina illeggibile. Sarà per questo che Yehochoua estrae dalla sua borsa il quaderno acquistato in Italia, nella città di cui si è innamorato, dai tetti rossi e la cupola maestosa, il campanile bianco sullo sfondo del monte, i palazzi dalle pietre giganti tra i quali s’intravede la torre alta e merlata, le statue chiare e scure in parata per le frotte dei turisti, il ponte fitto di case colorate che si specchia nel fiume per ricordarsi di esistere, ogni tanto, le luci di notte con le fasce rosazzurre del cielo incendiato a primavera, i disegni elementari del Battistero bianco, l’esplosione della facciata che gli toglie il fiato – perde l’equilibrio seguendo il ricamo dei rosoni, la perfezione dei marmi policromi e la fuga rapida degli archi -, una bellezza che finisce per confondersi col disordine delle bancarelle, i teli africani che accolgono orologi, cinte e borsellini, i tavoli di libri usati nei portici dalle colonne antiche, i ragazzi con gli zaini e i pantaloni corti, le carrozze coi cavalli che sprofondano il muso nei sacchi di yuta, gli operai vestiti d’arancione che riparano la strada, il negozio di cartoleria col quaderno che lo ha attratto e sul quale adesso scrive qualcosa che Yoh’anan, Eleazar e Nathane cercano di decifrare, ma la grafia di Yehochoua è minuta e irregolare e si intuiscono soltanto parole come morte, vita, meraviglia, e bisogna accontentarsi di vedere riflessi nei suoi occhi le luci, i ponti, le linee perfette dell’ovale bianco e lucido di Magdalenne.



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