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27. Il peso della farfalla

Creato il 05 ottobre 2010 da Fabry2010

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Maria è sulle tracce di Leopoldo: da quando è apparsa sulla scena la Ricco Barocco sembra aver perso i contatti con il personaggio, come se le istruzioni per l’uso delle scuole ostacolassero la creatività più che favorirla. Si chiede cosa fare per rimettersi in sesto: decide di recarsi in una casupola vicino al lago di Bracciano, da uno scrittore ex operaio ed ex militante dell’estrema sinistra, Henry Deruta. E’ l’alba, lui legge la Bibbia nella lingua originale.
- Che libro è, Henry?
- I salmi di Davide. Quando viaggio sono il mio bagaglio, li tengo vicini come il cane fa con l’osso: li giro e rigiro nella mente, mi fanno compagnia, allo stesso modo degli alberi, dei fiori, delle piante. Il tempo lo misuro con loro, ha il ritmo verde della vegetazione da cui sono circondato.
- Henry, il mio personaggio mi preoccupa: sembra contaminato dalle scuole di scrittura, non ha più vita, si sta mutando in una forma perfettamente vuota.
- Diffido delle scuole di scrittura: i maestri bisogna chiamarli a raccolta dal passato: sono vivi e le loro lezioni non ti svenano, come quelle del sedicente creative writing.
- Che consigli daresti a un autore che volesse riconquistare la genuinità? Insomma, a me.
- Scrivere come si coltiva la terra: quello che faccio qui, completamente solo.
- Perché leggi l’ebraico?
- Con la lettura da destra a sinistra ti dà un’altra prospettiva. Le storie le puoi guardare da diverse angolazioni, e sono sempre nuove.
- Stando qui dentro, sento il bisogno di scrivere di nuovo: dove sarà Leopoldo?
- Sarà dove lo immagini. I personaggi sono parte di noi, del nostro mondo. Raccontano pezzi di vita, perderli è impossibile.
- Posso chiederti un autografo, Henry?
Lui prende un foglio di carta ingiallito, lo stira e sta per scriverci qualcosa. Una farfalla bianca si posa sul dito indice e lo blocca, come fosse oppresso da un peso insostenibile. Henry ci rinuncia:
- Sarà per un’altra volta.
- D’accordo, Henry, ti farò sapere.



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