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Sono passati 39 anni dalla Strage di Piazza Loggia: quel fatale 28 maggio del ’74, quando durante una manifestazione contro i neofascismi, a Brescia, una bomba nascosta in un cestino dei rifiuti esplose uccidendo otto persone e ferendone un centinaio. Nonostante le lungaggini delle indagini e processuali, la vicenda sembra essersi chiusa nel novembre del 2010, quando la Corte D’Assise ha emesso la sentenza di primo grado della terza istruttoria, assolvendo tutti gli imputati per insufficienza di prove.
Svanisce così la possibilità di una verità processuale che è anche verità di giustizia, una giustizia troppo spesso mancata per gli atti stragisti compiuti nei cosiddetti Anni di piombo e troppo spesso trasformata in mera liturgia del ricordo e della commemorazione.
Quanto sapremo la verità sulla stagione delle stragi? Quando scopriremo definitivamente gli esecutori e soprattutto i mandanti di Piazza Fontana e della Questura di Milano, di Piazza Loggia, della stazione di Bologna e di tutti gli altri atti oscuri e violenti, tali da rimanere indelebili nella memoria storica degli italiani.
Ricordare però non è in effetti solo una liturgia, è un modo anche per continuare a chiedere giustizia, una giustizia che pare ancora lontana. E allora è giusto concludere con le parole del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, lette oggi alla commemorazione della strage a Brescia: nulla deve restare intentato per giungere all’accertamento della verita’ e delle responsabilita’ relative alla strage.
Articolo di Silvio Carnassale