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3) Racconto: Prigioniero del tempo

Da Angivisal84

Prigioniero del tempodi Enrico Arlandini Creatura: Minotauro3) Racconto: Prigioniero del tempo
Deve essere un incubo. Per forza. Altrimenti come potrei essere finito qua dentro, in un luogo del tutto sconosciuto, senza neanche accorgermene?Sono sempre stato un uomo razionale, capace di affrontare situazioni difficili senza lasciarmi prendere dal panico. Mi sono imbarcato per la prima volta quando avevo solo sedici anni. La mia famiglia era povera e non sopportavo più di vedere i miei genitori sbarcare il lunario quotidianamente, tra mille sacrifici, per sfamare me e i miei fratelli.Accidenti, adesso sto divagando. Probabilmente a nessuno interesserà leggere la storia della mia vita. Però dovete capirmi. E' un modo come un altro per distrarmi, per occupare la mente. Per non udire quel terribile rumore che mi gela il sangue nelle vene.
La mia vita è stata piena di alti e bassi ma io sono riuscito a mantenere sempre il sorriso sulle labbra, a vedere il lato buono anche nei momenti peggiori. Ho sempre vissuto come una foglia sospinta dal vento: dove le correnti mi portavano, io mi recavo, senza mai una fissa dimora, né un affetto duraturo.Ho avuto molte avventure di una sera, ma così appassionanti da avere l'intensità che una vita intera insieme a una donna non può darti. Se chiudo gli occhi innumerevoli immagini scorrono come la pellicola di un film. Paesaggi fiabeschi da mille e una notte, la distesa ipnotica della sabbia del deserto, i movimenti ondulatori delle palme mosse dal vento, acque cristalline e trasparenti come l'anima di un bambino.Ma ora basta! Non posso permettere alla mia mente di divagare ancora a lungo. Il pericolo, seppure invisibile, è reale, e devo tirar fuori il coraggio per affrontarlo.Sicuramente droga. Forse un allucinogeno. Nonostante la mia mente sia annebbiata, gli ultimi ricordi mi riportano a una taverna nella periferia di Asuncion.Le immagini sono confuse: mi trovavo con altri marinai, alcuni li conoscevo da tempo, altri li vedevo per la prima volta. Come al solito avevamo ecceduto nel bere: in compagnia un bicchiere tira l'altro. Tra reciproci racconti delle nostre ultime avventure e risate grasse le ore passavano spensierate. Dopo di che non ricordo più niente. E' come se mi fossi addormentato improvvisamente.
Sento il tuo odore. Percepisco i tuoi pensieri.La mia rabbia sta crescendo a ogni passo.Non sprecare energie cercando di capire i come e i perché.Puoi fare soltanto una cosa.Avere paura.
Le arcate si stagliano maestose, oscurando in vari punti la luce del sole. Il colonnato ornato da fregi meravigliosi si estende fino a dove i miei occhi riescono a guardare. Mi trovo all'estremità di un lungo corridoio, con le spalle al muro, come si suol dire. La sabbia scorre fine tra le mie mani quando cerco di afferrarla. Non può essere un sogno. E' tutto troppo realistico.Al mio risveglio la semioscurità fumosa della locanda è stata sostituita da una luce accecante. Ho dovuto coprirmi gli occhi con le mani, prima di poter dare un'occhiata intorno.Mi trovavo in un luogo mai visto prima. Intorno a me scorrevano muraglioni di pietra spessa, di un'altezza impressionante. Ero circondato da tutti e quattro i lati. Ho incominciato a camminare, senza una meta precisa, mille dubbi e domande nella testa.
Man mano che avanzavo mi rendevo conto di quanto irregolare fosse il percorso: imboccavo un corridoio e poco dopo trovavo un muro davanti a me. Allora tornavo indietro, prendendo un'altra direzione che mi conduceva inesorabilmente verso un altro vicolo cieco.Era come trovarsi in un labirinto.Nessun rumore intorno a me. Che cosa avrei dato per udire il minimo suono che mi facesse pensare a qualche segno di vita nelle vicinanze.Solo ora mi accorgo che quel silenzio era mille volte migliore dei suoni agghiaccianti che sto ascoltando adesso. Non sono sicuramente umani. E soprattutto sembrano malvagi.Potrei chiamarli passi, ma sarebbe una versione aberrante del termine. Più che altro assomigliano a zoccoli. Non riesco a togliermi dalla mente il sordo brontolio e lo sbuffo d'impazienza che si ripetono a tratti.Prima mi sono fatto prendere dal panico.
Mi sentivo come in trappola, soffocato da queste mura imponenti, soppesato dai severi volti di pietra che sormontano i capitelli, sfiduciato perché da qualsiasi parte mi dirigessi, ritornavo sempre nel luogo da cui ero partito. Ho iniziato a correre, scompostamente, urlando. Se qualcuno mi avesse visto, gli sarei sembrato un pazzo. E' allora che sono caduto. Inciampando nei miei stessi piedi sono crollato rovinosamente a terra. Non riesco quasi a muovere la gamba destra. Arrotolando la parte inferiore dei pantaloni ho scoperto un profondo taglio sanguinante. Ho fermato l'emorragia annodandoci intorno una manica della camicia. In questo mi sono state utili le nozioni mediche che ho appreso negli anni.Stai zitto, maledetto! E invece no, continua a brontolare. Vuol farmi capire che è sempre più vicino, che non ho più scampo.Dopo la caduta mi sono trascinato in un cunicolo laterale, per cercare un po' d'ombra. Nella mia vita ho visitato posti caldissimi ma nessuno come questo. Il calore di questo sole malato potrebbe uccidere una persona in poche ore.Le mie mani scorticate cercavano di fare presa sulla sabbia rovente, mentre la gamba ferita sfregava sul terreno come un'appendice inutile e dolorante.A quel punto ho notato un cambiamento. Non faceva più così caldo; mi trovavo in una zona di relativa ombra. Emisi un sospiro di sollievo. Poi alzai gli occhi per capire quale benedizione divina avesse ascoltato le mie preghiere.Avrei voluto non farlo. Adesso non avrei ancora idea chi sta venendo a prendermi. I tratti alterati del suo volto sembrano sul punto di far esplodere la pietra nella quale sono scolpiti. Le sue zampe artigliate disegnano geometrie agghiaccianti, immortalate per l'eternità da un folle scultore.
A volte è meglio restare nell'ignoranza, quando ciò che ci aspetta è troppo orribile per essere sopportato dalla nostra mente.Avrei dovuto arrivarci da solo, facendo tesoro delle reminiscenze scolastiche. Ma come, non avete ancora capito? Il labirinto, non vi ricorda il mito di Teseo, che riuscì a uscire grazie al filo donatogli da Arianna, la sua amata?Nella leggenda Teseo aveva avuto la meglio; io invece verrò sbranato da quella creatura. D’altronde, a pensarci, se lui c'era riuscito anche io proverò ad uccidere il Minotauro.
Lo sentite? Mi sfida. Parla addirittura di uccidermi. Come se io fossi un semplice animale, pronto ad essere sacrificato davanti alla superiorità umana.Non sa, povero sciocco, che la mia intelligenza supera di gran lunga la sua.Vorrei solo che avesse più paura.
La sua carne acquisterebbe maggior sapore.
Vorrei addormentarmi, e risvegliarmi nella taverna dove mi trovavo fino a poco fa. E vorrei che gli altri marinai mi dessero una pacca scherzosa sulla spalla per essermi addormentato invece di godere della loro compagnia.E vorrei…
Chi ha spento la luce? Mio Dio, che cosa è successo? Adesso è buio, sento voci intorno a me. Ho difficoltà ad aprire gli occhi; sono ancora accecati dai dardi fiammeggianti che mi hanno percosso fino a pochi attimi fa. Chi mi sta toccando adesso? Sei tu, Roger? Allora niente era reale, prima.Il labirinto, il Minotauro, tutto faceva parte di un brutto incubo.Che cosa avete da ridere? Avrei voluto vedere voi al mio posto, soli in un luogo così angosciante. Poi vi racconterò per filo e per segno. Ora datemi qualcosa da bere, e se provate ad allungarci qualche altra polverina, qualcuno di voi non tornerà a casa sulle sue gambe stanotte.Accidenti, che bello! Essere qui insieme ai miei amici, fino a quando l'alba non ci bacerà con le sue labbra umide di sogni e desideri per il giorno che viene. Perbacco, sono un poeta. Specialmente da ubriaco. Certo che mi hanno fatto uno scherzo davvero pesante. Questa non gliela lascio passare liscia. Al momento buono mi vendicherò, facendo prendere una strizza tremenda anche a loro.La musica che suona quel gruppo là in fondo mette allegria, e che dire della cameriera che sta sculettando da un tavolo all'altro? Mi ha già lanciato qualche occhiata inequivocabile con quei profondi occhi scuri e sono certo che la sua pelle ambrata mi terrà compagnia questa notte.Al diavolo l'incubo di poco fa. Quella ragazza mi porterà in paradiso, altrochè.Oste, la vuoi portare un'altra bottiglia o devo venire a prenderla con la forza?Cosa vuoi, Roger, dici che sto bevendo troppo? Fatti gli affari tuoi, amico. Di cosa hai paura, di dover pagare il conto?Tutti ridono. Sono proprio l'anima della festa. Però quel mezzo scemo non ha tutti i torti: non mi sento affatto bene. Mi gira la testa, ho la vista annebbiata. Le vostre facce, perché non stanno ferme e si muovono come un vortice? E le pareti, le sozze pareti di questo tugurio, sembrano trasparenti adesso.Ora mi faccio un altro goccio e mi sentirò subito meglio.La bottiglia, Cristo! Non riesco ad afferrare la bottiglia. E' qui davanti a me, la vedo, ma le mie mani la attraversano senza toccarla.La nebbia mi circonda da ogni lato. Spessa, tagliente, mi prende in giro con sbuffi e svolazzi. Cosa può esserci di peggio?
Ecco che cosa può esserci di peggio. Non voglio credere a quello che sta succedendo.Voglio pensare che sia un altro sogno, che qualche folletto impazzito mi stia conducendo per mano in una fiaba maligna e perversa. Non voglio accettare l'idea di essere ritornato.Nel labirinto.Sto osservando le mie mani. Tremano visibilmente. Devo tenere sotto controllo la paura. Lui può avvertirla.Sto per combattere per qualcosa di molto più grande e prezioso di tutte le ricchezze che ho incontrato nei miei viaggi avventurosi.La mia vita.Lo avverto poco distante da me. I suoi zoccoli raschiano la sabbia, come se prendesse la rincorsa prima di saltarmi addosso. Credo si trovi quasi ai margini del mio campo visivo. Scorgo qualcosa laggiù, in fondo al corridoio. I suoi occhi arrossati fanno capolino insieme al resto del corpo.Non posso fare a meno di urlare.Con la sua mole oscura il sole.
Alcuni uccelli emettono le loro gioiose grida lassù nel cielo. Dovrebbero avere più rispetto per la tragicità dello scontro che si è appena consumato.Sono ancora inginocchiato ai piedi del mio avversario, ora riverso sul terreno.Non credevo che ce l'avrei fatta. Incomincio ad invecchiare e la mia forza non è più quella di una volta.Mi fa quasi pena questa bestia rattrappita al suolo, bagnata del suo stesso sangue.I suoi occhi ormai ciechi sono ancora fissi nei miei, e adesso inizio a provare invidia per il suo destino, perché egli ha raggiunto la pace che a me é negata.Si, ho ucciso l'uomo, ma vorrei essere al suo posto.Quando si parla della leggenda del Minotauro viene sempre raccontata una versione rimaneggiata dagli umani, che esalta la loro stirpe e mortifica la mia razza. Non mi metterò certo adesso a raccontarvi la vera storia dell'epico duello tra me e Teseo.Sappiate solo che una terribile maledizione mi perseguita da allora.La scena della nostra lotta, il mitologico labirinto, si materializza all'incirca ogni secolo, in zone sempre differenti della terra.Il fato, o almeno è così che io credo, sceglie per me uno sfidante che, completamente all'oscuro di ciò che l'aspetta, viene lanciato allo sbaraglio nell'arena, per battersi contro di me.Contro di me, che non sono né uomo né animale, maledetto da Dio e dagli uomini. La mia rabbia esplode ogni volta che ho di fronte un nuovo sfidante, ma al tempo stesso vorrei che uno di essi fosse più forte di me, che riuscisse a battermi, chiudendo per sempre i miei occhi stanchi.Adesso vi devo lasciare. E' venuto il tempo di ritornare a dormire. Mi aspetta un sonno tormentato da orrendi incubi e mostruose visioni. Fino al prossimo scontro.Fino alla fine.

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