Inseguo e afferro, brevi ricordi scomposti. Il ricordo di mille amanti che non hanno volto. La nostalgia di un abbraccio che non è di nessuna. L’arcano desiderio è ombra silenziosa, che muta con le stagioni sempre diverse e le dolcezze delle carezze di mani sconosciute. Sono in crisi espressiva, ciò mi consola. Poesia. Trovare la lingua per esprimere quello che non si potrebbe esprimere. L’affanno. Ricerca che sgretola ogni ragionamento, per chi davvero vuole trovare. Espandere. Vedere e riportare, descrivere e raccontare, tutto quanto è escluso alla percezione cosciente. Poeti. Semplici pittori di pensieri che si possono toccare. Le parole insieme colore e pennello. Simboli creati dal vuoto che mostrano il mondo, che non è fatto né d’approssimative verità umane, né d’aggettivi che lo dividono. Spirito e corpo all’unisono, così al Suo inizio, così per sempre dopo la nostra fine.
Dove sei? Dubbi. Vive in me ciò che non si può seguire. La folgorazione è radiosità estasiante e fallimento. È la Vampata Cangiante. La scossa che ti porta in alto per farti più male quando dovrai cadere. Tutti cadiamo. Cadere per il piacere di rialzarsi? Anche l’uomo esistenziale non è immune alla legge dell’estetica, in quanto vive in funzione dei propri sensi. Il dolore può spingere fuori o trascinare dentro la lingua del silenzio. Il dolore non si canta, se non quando cessa. Siamo inadatti agli strumenti e ai linguaggi perfetti della natura. Intuisco solo lontanamente cosa sia un fiore, ma posso pur sempre accarezzarlo. Compromesso linguistico inevitabile, nel chimerico inseguimento dell’espressione muta e viva. Dove la parola perde significato, la lingua impossibile regna irraggiungibile. Io nato-creato-creatomi, creo i mezzi per la ricerca. Creare i mezzi per svelare a caso l’ignoto, è arte solo questo.
Poesia, il tutto e la forma. Nessun perché. La domanda è sempre stata: come?
Un poeta è forse privilegiato, ma dannato al tempo stesso, trovandosi chiuso in un mondo interiore conquistato solo, dal genio di una sofferta intuizione. Privo di senno ma non della consapevole percezione del dolore, incapace di percorrere coerentemente la strada di una visione lucida. Frantumato dalla sua percezione dissociata della vita e del mondo, nel susseguirsi traumatico di passioni personali povere, ma forse troppo piene, di un esemplare valore umano. Forse il poeta è semplice riportatore d’ignoto, semplice rivelatore e traduttore divinatorio della natura e della misteriosa essenza del reale e dell’uomo, decifratore onirico del geroglifico-universo, interprete sottrattosi all’altrui giudizio, aldilà dei dogmi della realtà intransigente e assoluta della ragion comune. Forse è un genio o un povero scemo depresso, ma che comunque vive la vita in una libertà vertiginosa, una libertà ai più, ai semi vivi che vanno in giro preoccupandosi di essere fighi, inaccessibile e sconosciuta, senza cognizione alcuna di tempo. Abbandonato in sogni e visioni incontrollabili che riempiono e determinano ogni suo stato d’animo, egli svolge l’infinito filo della memoria entro diverse e disparate dimensioni, distinte da quelle obiettivamente vissute dagli altri, ma è lasciato solo ad affrontare l’oscuro sviluppo della violenta liberazione del nostro essere, negli impulsi posti oltre i limiti della coscienza umana e sociale, che vagheggia nella cattiveria di una falsa retorica.