Magazine Cultura

34. Erbacce

Creato il 05 marzo 2011 da Fabry2010
34. Erbacce

da qui

Il gel da barba anti-irritazioni si esaurisce in breve tempo: forse il dottor Cavedagna ne usa troppo. Alla fine, la crema si estenua in fili sottili da spremere con pazienza certosina, lasciandoli addensare in spirali verdastre che formano una collina scintillante, destinata ad appiattirsi nuovamente sulla guancia ispida e scura del mattino. Il rasoio a cinque lame è sempre più urticante, perché il dottore lo utilizza finché non scortica la pelle: dovrebbe informare la perpetua, ma dimentica sempre di aggiungerlo alla lista della spesa. Mentre la schiuma comincia a diradarsi e appare la gota liscia come quella di un bambino, ripete a voce alta le frasi dell’ultima pagina che ha scritto: solo così può scoprire ripetizioni e ridondanze, la massa di fonemi inutili che gonfiano il testo e lo rendono illeggibile. Il rasoio continua la mattanza di peli e Cavedagna pensa a un prato turgido di erbacce, irto di piante sconosciute, ruvide, puntute, come le frasi della prima stesura, gli aggettivi – quasi tutti da scartare -, i doppioni di gerundio o d’infinito, il ritmo lento, i giri di parole, le escrescenze di linguaggio e di pensiero che rendono la vita impossibile al lettore. Chi scrive, pensa, è un giardiniere, non fa altro che sfrondare, snellire, alleggerire, come se il mondo includesse uno strato spesso di eccedenze e vi fossero mestieri predisposti a liberarlo, ad asportarne la pellicola esteriore per far esplodere l’anima e il senso sommersi dalle colline lucide di gel, dai tappeti di peli che rendono la faccia il rovescio dell’ordine, l’ombra che inquieta, la coscienza sporca che logora ogni giorno l’universo. Cavedagna è colto da una vertigine improvvisa: per riprendersi, pensa ai temi che ha raccolto questa volta: l’importanza del fondale, racconti veri o inventati, l’educazione alla lettura, l’handicap del fatto già accaduto, descrivere con espedienti esterni, riscrivere come segno di maturità, racconti ispirati da un concerto. Ha l’impressione che qualcuno abbia messo mano al suo romanzo, si sia inserito nella scrematura approfittando della sua memoria gravida di righe, punti e virgole, tanto da non distinguere tra i propri e quelli altrui, come se non fosse concesso stabilire un confine tra i suoi sogni e quelli di qualcuno il cui fiato avverte sempre più vicino, martella sulla sua tastiera, corregge gesti e parole ai personaggi, costringe Simone Vangelis a sparare contro Brice e Cloe a fermare la corsa per praticargli la respirazione a bocca a bocca, lo getta nella confusione più totale, al punto da tagliarsi col rasoio a cinque lame e mescolare il sangue col gel anti-irritante, mentre è sempre più irritato e invece di ripetere il testo ad alta voce grida contro il cielo scuro del mattino: gli sembra un pelo enorme e nero da asportare, al pari di quell’erba ruvida e urticante che è la vita.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazine