Léo Vrinks (Daniel Auteuil) e Dénis Klein (Gérard Depardieu), un tempo amici, adesso si danno battaglia perché le due sezioni di polizia da loro comandate arrivino finalmente a sgominare una banda di pericolosi rapinatori, che già ha colpito molte volte a Parigi. In palio c’è la prestigiosa nomina a Capo della polizia. Ma mentre Vrinks cerca di dirigere la sua squadra secondo una certa etica professionale, Klein è disposto a tutto pur di conquistare la promozione.
C’è qualcosa di estremamente tragico nel cinema di Olivier Marchal, ex poliziotto che si è dato alla settima arte con ottimi risultati. Le sue storie sono intrise di sangue e vendetta, e i suoi personaggi sono anime disperate, vinte dall’angoscia o dal risentimento. 36 Quai des Orfèvres è un magnifico esempio di polar moderno, pellicola che sa mescolare in maniera suggestiva sequenze di azione e violenza ad altre più introspettive, e ancora perdite e drammi interiori che si consumano davanti agl’occhi dello spettatore (il tutto contrappuntato da una colonna sonora che conferisce pathos e intensità). L’ambientazione e la caratterizzazione dei personaggi sono degne dei film di Jean-Pierre Melville, maestro del cinema francese per questo genere a metà tra il noir e il poliziesco. Auteuil e Depardieu rivaleggiano non solo per i loro ruoli di antagonisti, ma anche per le reciproche e straordinarie prove attoriali. Il cast è completato da Valeria Golino, Catherine Marchal (moglie di Olivier) e il veterano André Dussolier (nella sua decennale carriera ha recitato per registi del calibro di Lelouch, Truffaut, Chabrol, Rohmer, Resnais, Sautet, ma anche per gli italiani Ettore Scola e per i fratelli Taviani). Olivier Marchal invece recita una particina nel ruolo di Christo.