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40) Racconto: Vento di fuoco

Da Angivisal84

Vento di fuocodi Alessio TerribileCreatura: Wilkògien
Un duro inverno era passato quando mi ripresi dalla malattia. Ho passato mesi terribili tra deliri e ricadute, adesso sono guarito, ma la mia vita è cambiata del tutto e della mia giovinezza non rimane che un pallido ricordo. Sono cresciuto a Badva, un paese di montagna. Mio padre era pastore e mia madre tessitrice. Avevo due fratelli e due sorelle, rispettivamente dal più grande: Rhod, Debra, Will, io e Samantha. Mi sono sempre trovato bene con Debra e Will, con Rhod e Sam invece non ci è mai stata una grande intesa, Rhod era burbero e mi metteva spesso in imbarazzo.Ma peggiori sono state le litigate con Sam, lei era più piccola di tre anni ed era una vera e propria serpe. Da piccoli ci facevamo sempre i dispetti, tipo fare la spia, rompere i giocattoli. Una volta però l'ha combinata grossa. Ero uscito con Amanda, una ragazza di cui avevo una cotta. Giravamo per la piazza del mercato mangiando e parlando, poi ci appartammo sotto un grande albero dove passavo molto tempo con gli amici durante l'infanzia. E chi trovo lì? Samantha, con un amichetto, uno di quei tipi che usava per un pò e che poi accontanava come carta straccia. A vederla pensai che volesse farmi qualche brutto scherzo.«Che ci fai qui?» chiesi.«Non sono affari tuoi, non credi?» rispose.Cominciammo punzecchiarci per un pò, fino a che Amanda non divenne pallida. Si portò una mano alla testa e si accasciò.«Qualche volta mi capita scusate, oggi non ho preso la medicina».Corsi in paese con l'amico di Sam per prendere la medicina. Dopo venti minuti tornammo e successe una cosa strana. Amanda si riprese ma cambiò atteggiamento. Era nervosa e fredda, pensai che stesse ancora male, così le proposi di accompagnarla a casa. Lei rifiutò e andò sola. Non si fece vedere per giorni, ci rimasi così male, soffrii per una settimana. Me la presi con Sam, qualcosa deve averle detto pensai, ma lei negò sempre di aver detto una sola parola contro di me. Non mi convinse e le serbai rancore per molto tempo, quanto la odiai quella volta.Credo che l'inizio della storia possa esser fatto risalire a cinque anni fa, quando Will s'imbarcò in una nave mercantile come marinaio. Salpò dal porto di Gulaag il giorno del suo compleanno, il 25 marzo, per attraversare l'Oceano. Stette via per quattro anni, ogni tanto scriveva, all'inizio con più frequenza, poi sempre meno. Fino a quando non si fece sentire per sei mesi. Chiedemmo notizie al porto di Gulaag, ma niente. Poi arrivò una sua lettera, si scusò per non essersi fatto sentire, aveva lavorato molto, i giorni in mare erano faticosi e gli occupavano gran parte della giornata. Disse che tornava tra pochi giorni e di stare sereni.Come promesso tornò, ma c'era qualcosa di diverso, era il Will spiritoso di sempre, ma una patina offuscava la sua anima. Era irrequieto, paranoico, dormiva e mangiava poco. Non disse mai cosa lo turbava, giustificò i suoi turbamenti con una febbre contratta durante un soggiorno su un isola e il lavoro stressante da marinaio fece il resto.Poi d'un tratto stette meglio, non ebbe più paranoie e cominciò a fare le solite cose di prima, sembrava che fosse tornato sereno, ma fu solo l'inizio della fine.La prima a sparire fu Debra. Accadde la sera del 5 maggio, mentre Rhod e Will erano andati ad assistere a uno spettacolo in piazza della Rivoluzione e i miei erano invitati a cena da amici. Io rimasi solo con Debra e Sam, Sam era in camera sua e io aiutavo Debra a stirare il bucato. Lavoravamo tranquilli quando all'improvviso trasalimmo per un colpo provenire dalla finestra. Mi avvicinai per vedere meglio ma da dentro appariva tutto buio perciò uscii. Vidi un grosso corvo accasciato al suolo. Avvicinai la mano ma il corvo si sollevò e volò via, in quel momento sentii un lungo ululato. Rabbrividii e rientrai. Debra non stava bene, era pallida e sudava. Andai in cucina per prenderle un bicchiere d'acqua con zucchero ma non feci in tempo a darglielo che se ne andò, lasciando la porta aperta. Rimasi sbigottito, era uscita di gran fretta come per rispondere al richiamo di qualcuno in pericolo. La rincorsi per la brughiera, ma non la raggiunsi mai. La vidi sparire nella notte e non riuscii a fare niente. I giorni dopo la cercammo, potete capire la nostra angoscia nel non trovarla, non dormii per diverse notti. Mio padre cercava e mia madre pregava, ma senza risultato. Debra era sparita senza lasciare tracce. Ricordo i suoi occhi che si illuminarono quella sera mentre usciva, una luce rossa e brillante.Dopo alcuni giorni successe un altro fatto agghiacciante.Era una domenica sera, a casa c'erano quasi tutti, tranne io e Will che eravamo andati a Pegus, per vendere dei sacchi di farina e frumento. Appena tornati, trovammo un certo numero di gente nel nostro giardino, la polizia e l'ambulanza. Preoccupati, ci facemmo strada tra la folla, quando raggiungemmo la soglia di casa vedemmo Sam, seduta nei gradini del portico, col viso pallido.Il suo sguardo mi comunicò dolore, poi uscì una barella coperta da un lenzuolo e i miei genitori, anche loro pallidi. Spinto dalla curiosità sollevai il lenzuolo. Trovai Rhod, con le orbite degli occhi vuote e raggelai. Da lontano mi giungeva il pianto di mia madre mentre tentavo di ricordare il colore degli occhi di Rhod.Rhod è stato ucciso in una stanza che non mostrava segni d'intrusione, nè vetri rotti, nè serrature forzate. Un vero mistero sostenne la polizia.Will insisteva a lasciare Badva, ma mio padre non aveva intenzione di farlo.Fu dopo la morte di Rhod che venne Erik Vincent, disse di essere un commesso viaggiatore quando bussò alla nostra porta. Portò un catalogo di armi strane che sarebbero servite nella lotta contro i mostri. Mio padre lo prese per pazzo e lo cacciò. Ma Vincent non sparì, aspettò, Will infatti andò da lui. A quel punto aprii gli occhi, volevo fare chiarezza, ma non chiesi niente a Will. Frugai in camera sua e lessi il suo diario da marinaio. Quello che scoprii aveva dell'incredibile, parlava di un isola incontrata durante la loro traversata sull'Oceano Atlantico, nominata R'lyeh, abitata da primitivi chiamati Oraku. Questi avevano un sistema di credenze religiose basato su concezioni animiste secondo cui era necessario adorare draghi e lupi. Il capitano e i marinai furono ospitati a braccia aperte dal corpulento capo tribù, ricevendo ogni genere di ospitalirà. Will e il marinaio Todd si spinsero oltre il villaggio e la giungla, e giunsero alle rovine di una costruzione al centro dell'isola. C'erano mattoni ovunque e l'erbaccia cresceva incolta. Entrarono dalla porta principale e rimasero esterefatti quando si trovarono dentro una sfarzosa reggia. Drappi purpurei ornavano le pareti, tappeti pregiati coprivano i pavimenti, e poi quadri, mobili, tutto in contrasto con lo sfacelo esterno. Ai piedi di una scalinata trovarono una bella fanciulla ad accoglierli, con un lungo vestito bianco.«Sono la principessa Anja, figlia del messaggero di Acrab, una stella della costellazione dello Scorpione, vi dò il benvenuto nella nostra dimora», pronunciò con voce soave.«Che vuol dire "messaggero di Acrab"?» domandò Will.«Mio padre sta al servizio di un ordine che controlla un certo numero di pianeti, capite?»Rimasero ad ascoltare Anja a lungo, erano curiosi di scoprire ciò che celava l'universo, e per quanto inverosimile poteva essere, ne erano affascinati. Poi una parte del diario diventò confusa e non mi permise di capirne il senso. So solo che il gioco sfuggì di mano e ci rimise un nano: una grave offesa fu recata agli dèi. Dalla cima delle scale fece capolino un'ombra oscura, un mostro dalle ali immense, che folgorò con un raggio Todd, Will invece fuggì. Tornò al villaggio e convinse il capitano ad abbondare l'isola, sotto gli sguardi fissi degli Oraku. Dall'isola provenne un rombo assordante e un ammasso di nubi nere si condensò nell'aria mentre si allontavano. Ora torniamo ad Erik il cacciatore di mostri. In base a certe ricerche egli scoprì che l'ombra oscura vista nelle scale era un Wilkògien, che in polska significava "Lupo di fuoco", una creatura antica metà lupo metà drago. Erik chiese informazioni a un consiglio di monaci, dai quali fu addestrato quando i suoi vennero uccisi da un lupo. Una notte seguii di nascosto sia Erik che Will al parco mentre preparavano un'imboscata per la creatura. C'ero dentro pure io dato che potevo essere la prossima vittima.«Ok dato che sei qui, farai da esca insieme a tuo fratello», disse Erik.Ci sedemmo e giocammo a carte mentre Erik si nascondeva armato con una lancia speciale. Trascorsero diverse ore ma niente apparì. Alle tre del mattino, Erik decise che era il momento di andare. «Riproviamo domani, per stanotte può bastare».«Si, siamo anche stanchi», disse Will.E proprio in quel momento fummo sorpresi dal mostro. Sentimmo ansimare alle nostre spalle. Ci voltammo e vedemmo un colosso di due metri con la testa di un drago dal muso rosso e sporgente e aculei ai lati. Il corpo e la coda erano coperti da una folta pelliccia scura. Dalla schiena si schiusero due enormi ali. Erik tentò di scagliare la lancia ma il mostro la schivò e con una zampata si liberò di lui. Avrebbe potuto ucciderci tutti ma si limitò ad arpionare Will e sollevarsi in aria. Così anche Will cadde nelle grinfie del mostro, ci sentivamo spinti verso un destino ineluttabile. Cosa fare adesso?Erik propose una soluzione, poichè probabilmente il mostro seguiva un rituale, si poteva versare altro sangue per placare la sete degli dèi. Ma bisognava osservare precise regole, per esempio evitare vecchi, malati e donne sotto il ciclo. Ma nessuno era disposto a uccidere innocenti, soprattutto a Badva che era un paese tranquillo, perciò ci volgemmo a Endover, una terra piena di feccia e derelitti. Io ed Erik cavalcammo verso Endover per due giorni con scarsi risultati, ma poi trovammo Alafred, un ubriacone nullafacente. Faceva per noi, con l'inganno lo uccisi sotto la supervisione di Erik. Ma non bastava, quindi continuammo a cercare. Passavamo per diverse città e locali ma la scelta delle vittime era difficile. Poi, un giorno, mentre salivamo una collina ci bloccammo perchè davanti a noi si parò il Wilkògien in tutta la sua imponenza, che fremeva e sbuffava. Erik lo fissò e mi ordinò di indietreggiare. Si fece avanti, li vidi mentre si fronteggiavano l'un l'altro lassù in cima mentre il sole spariva alle loro spalle. Mi allontanai e quella fu l'ultima volta che vidi Erik Vincent. Senza più una guida tornai a casa, consapevole di andare incontro al pericolo. Una notte sognai che percorrevo un corridoio buio arrivando nella stanza dei miei genitori che dormivano. C'era qualcun'altro là dentro che mi osservava, poi mi parlò, non ricordo cosa disse ma ricordo che dal suo dito partì una fiamma che incendiò la stanza. Mi svegliai e con orrore scoprii che il sogno era reale. Tutto era in fiamme. Pensai subito a Sam e ai miei, ma per loro non c'era più niente da fare. Rimanemmo io e lei, da soli. L'unica unica possibilità era andare a Shiva dai monaci per ricevere protezione. La strada era lunga da fare, prendemmo cavalli e navi, tutto andava bene fino a quando non incontrammo Morris, un giovane che faceva la nostra stessa strada. Venne con noi, a me non piaceva per niente mentre Sam pendeva dalle sua labbra. Com'era prevedibile io e lei litigammo, c'era qualcosa che non mi conviceva in quel tizio e Sami non se ne rendeva conto. Volarono frasi che non volevo dire e lei si offese. Alla fine con mio rammarico lei scelse di separarsi da me e andare con lui. Ma non la lasciai sola, li seguii fino a che il mostro non attaccò ancora. Davanti a me oltre la foresta vidi delle fiamme alzarsi, mi precipitai sul posto ma trovai solo una grande macchia nera.Arrivai infine al monastero e lì mi ammalai. Non vidi più il Wilkògien, non so se mi cerca ancora ma non rimarrò impreparato, c'è un posto vuoto come cacciatore di mostri, lo prenderò in considerazione.

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