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Miike Takashi è probabilmente il più popolare regista giapponese contemporaneo subito dopo Kitano Takeshi; distribuiti quasi sempre direttamente sul mercato home video, non di meno i suoi film almeno fin qui ci arrivano. questo per esempio è del 2006 e per i canoni abituali è arrivato alla velocità della luce. strano soggetto, questo Miike-san; se Kitano ha la sua coerenza di stile e di genere, lui pare essere la versatilità fatta macchina da presa, al punto che mi viene da dare ragione a chi dice che in fondo fa cinema di maniera. a dire la verità, lo conosco più sulla carta che nella realtà perchè non ho visto che uno dei suoi lavori, oltre a questo, e questo è... bè, cavolo, non so da che parte cominciare! ci sono due giovani, Shiro e Jun, che entrano in carcere lo stesso giorno, entrambi accusati di omidicio. benchè la vicenda sia chiaramente ambientata ai giorni nostri, il carcere pare immerso nel medioevo; gli ambienti sono bui e sordidi, i detenuti vestiti di stracci, i corpi costantemente sporchi e sudati, in contrasto con l'impeccabile divisa scura delle guardie, il che sembra voler simbolizzare la sporcizia della loro stessa esistenza in quanto criminali. tutti devono lavorare, e sono lavori anch'essi medievali, come fare il bucato, che consiste nel pigiare con i piedi in un'enorme vasca piena di acqua giallastra. fuori si vedono due scenari improbabili: un razzo pronto al lancio e una piramide, vagamente simile a quelle precolombiane. con entrambi si ascende al cielo, ma il primo va nello spazio e la seconda in paradiso. mentre Jun si muove spaesato e deriso per via della sua omosessualità, Shiro spacca la faccia di tutti quelli che incontra sul suo cammino. non è facile decifrare l'attrazione che li lega; per Jun essa è legata anche all'ammirazione che prova per l'atteggiamento spavaldo di Shiro, ma alla fine è proprio Shiro a dimostrarsi più fragile scegliendo di morire, in un gesto che sta a metà fra l'omicidio e il suicidio, tanto che gli stessi investigatori non ci capiscono niente. è un film difficile; sono sicura che i detrattori del cinema asiatico vi ritroveranno i due difetti principali del genere: lentezza e astrusità, ma si dà il caso che invece siano esattamente questi i caratteri che rendono questa pellicola affascinante. è quel solito “non succede niente” in cui succede tutto, perchè il tutto accade dentro l'animo dei protagonisti e viene estrinsecato in gesti estremi che appaiono quasi assurdi perchè esplodono all'improvviso. oltre a ciò, è un film oggettivamente bello; magnifica quell'ambientazione decadente e oscura, magnifici quei corpi semiscoperti, magnifica la schiena piena di tatuaggi di Shiro, magnifica l'inquadratura in cui il cuore di Jun sanguina. interpreti principali sono Matsuda Ryuhei (Jun) e Ando Masanobu (Shiro); nel cast figurano anche Endo Kenichi (Sakuran, Crows Zero), Ishibashi Renji (Sakuran, Shinobi, Il mare e l'amore/Umi wa miteita, un ruolo come seiyuu nel lungometraggio di Cowboy Bebop) e Ishibashi Ryo.
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