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46okunen no koi (big bang love, juvenile A)

Creato il 25 febbraio 2011 da Guchippai
46okunen no koi (big bang love, juvenile A)premessa: un giorno voglio togliermi la soddisfazione di intervistare un distributore cinematografico e chiedegli qual è il demenziale criterio secondo il quale i titoli originali vengono “tradotti” con roba che non c'entra nulla... il titolo originale di questo sarebbe “l'amore di 4.600.000.000 di anni”, fate un po' voi. comunque mi sono rifiutata di mettere quello “tradotto” per primo nel titolo del post!
Miike Takashi è probabilmente il più popolare regista giapponese contemporaneo subito dopo Kitano Takeshi; distribuiti quasi sempre direttamente sul mercato home video, non di meno i suoi film almeno fin qui ci arrivano. questo per esempio è del 2006 e per i canoni abituali è arrivato alla velocità della luce. strano soggetto, questo Miike-san; se Kitano ha la sua coerenza di stile e di genere, lui pare essere la versatilità fatta macchina da presa, al punto che mi viene da dare ragione a chi dice che in fondo fa cinema di maniera. a dire la verità, lo conosco più sulla carta che nella realtà perchè non ho visto che uno dei suoi lavori, oltre a questo, e questo è... bè, cavolo, non so da che parte cominciare! ci sono due giovani, Shiro e Jun, che entrano in carcere lo stesso giorno, entrambi accusati di omidicio. benchè la vicenda sia chiaramente ambientata ai giorni nostri, il carcere pare immerso nel medioevo; gli ambienti sono bui e sordidi, i detenuti vestiti di stracci, i corpi costantemente sporchi e sudati, in contrasto con l'impeccabile divisa scura delle guardie, il che sembra voler simbolizzare la sporcizia della loro stessa esistenza in quanto criminali. tutti devono lavorare, e sono lavori anch'essi medievali, come fare il bucato, che consiste nel pigiare con i piedi in un'enorme vasca piena di acqua giallastra. fuori si vedono due scenari improbabili: un razzo pronto al lancio e una piramide, vagamente simile a quelle precolombiane. con entrambi si ascende al cielo, ma il primo va nello spazio e la seconda in paradiso. mentre Jun si muove spaesato e deriso per via della sua omosessualità, Shiro spacca la faccia di tutti quelli che incontra sul suo cammino. non è facile decifrare l'attrazione che li lega; per Jun essa è legata anche all'ammirazione che prova per l'atteggiamento spavaldo di Shiro, ma alla fine è proprio Shiro a dimostrarsi più fragile scegliendo di morire, in un gesto che sta a metà fra l'omicidio e il suicidio, tanto che gli stessi investigatori non ci capiscono niente. è un film difficile; sono sicura che i detrattori del cinema asiatico vi ritroveranno i due difetti principali del genere: lentezza e astrusità, ma si dà il caso che invece siano esattamente questi i caratteri che rendono questa pellicola affascinante. è quel solito “non succede niente” in cui succede tutto, perchè il tutto accade dentro l'animo dei protagonisti e viene estrinsecato in gesti estremi che appaiono quasi assurdi perchè esplodono all'improvviso. oltre a ciò, è un film oggettivamente bello; magnifica quell'ambientazione decadente e oscura, magnifici quei corpi semiscoperti, magnifica la schiena piena di tatuaggi di Shiro, magnifica l'inquadratura in cui il cuore di Jun sanguina. interpreti principali sono Matsuda Ryuhei (Jun) e Ando Masanobu (Shiro); nel cast figurano anche Endo Kenichi (Sakuran, Crows Zero), Ishibashi Renji (Sakuran, Shinobi, Il mare e l'amore/Umi wa miteita, un ruolo come seiyuu nel lungometraggio di Cowboy Bebop) e Ishibashi Ryo.

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