- Dicono sia cinque centimetri al secondo.
- Eh? Che cosa?
- La velocità a cui cadono i fiori di ciliegio. Cinque centimetri al secondo.
秒速5センチメートル Byōsoku go senchimētoru
Makoto Shinkai
Giappone, 2007
Takaki e Akari si conoscono e si innamorano tra i banchi di una scuola elementare di Tokyo, e trascorrono le giornate insieme finché il trasferimento dei genitori di lei non li separa. I due continuano a scriversi lettere, e si incontrano un’ultima volta prima che anche lui traslochi lontano, a Kagoshima. Nonostante il passare del tempo, il cuore di Takaki non sa staccarsi dal ricordo dell’amica e, anche durante l’adolescenza e l’età adulta, una parte di lei occupa costantemente i suoi pensieri.
5 cm per second, secondo lungometraggio di Makoto Shinkai e vincitore del Future Film Festival nel 2008, è diviso in tre segmenti che raccontano tre diverse età del protagonista, differenti luoghi ed esperienze, sempre accomunati da un amore talmente idealizzato da separarlo in qualche modo dalla vita e dai sentimenti reali, rendendolo inaccessibile a chiunque provi per lui qualcosa di concreto e ancorato testardamente a una corrispondenza ormai soltanto immaginaria con Akari.
Il regista declina ancora una volta il tema della distanza: dalla persona amata, da se stessi, dagli altri.
I cinque centimetri al secondo del titolo sono la velocità a cui cadono i petali di ciliegio, la rappresentazione dell’impermanenza di ciò che è bello e prezioso. Si tratti di un sakura o di un amore, non fa differenza: quando tutto quello che resta è il ricordo, si può decidere di andare avanti e seguire la propria felicità attraverso le stagioni, o di guardarsi indietro ancora una volta, soltanto per accorgersi che non c’è più nulla ad aspettarci dall’altra parte.
I fondali di Shinkai, ma che ve lo dico a fare, da soli valgono la visione del film, mentre il character design è qui ancora un po’ immaturo (ma farà passi da gigante, fino ad arrivare ai livelli di Kotonoha no niwa). Quello che manca, come anche nella maggior parte degli altri lavori del regista, è quel qualcosa in fase di scrittura in grado di dare maggiore spessore ai personaggi, che rimangono invece quasi bidimensionali. Ne esce un film impalpabile, che sfiora più che toccare, proprio come un petalo leggero caduto per caso sul palmo della mano e altrettanto per caso fatto volare via dal vento prima di poterlo afferrare.